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Watch Dogs 2

PC PS4 Xbox One

Watch Dogs 2 – Provato

Watch Dogs 2, soprattutto all’E3, non mi aveva fatto una gran impressione: prigioniero di una città bellissima, ma dall’identità ludica ancora confusa, sembrava ancora avere sulle spalle il lascito di una serie non esattamente a fuoco e fin troppo piena di cose da fare, messe insieme senza un vero equilibrio. A Colonia, complice la cornice multiplayer, Stefano ne era uscito abbastanza imbellito, ma io, detto sinceramente, continuavo a nutrire qualche dubbio di troppo.


Qualche giorno fa, praticamente a un mese dall’uscita su console, ho avuto modo di testarlo in una splendida location allestita lungo la Senna, a Parigi, e devo dire che molti dei miei dubbi sono svaniti. Ho giocato una manciata di ore, completando l’introduzione, un paio di missioni principali relative all’inizio della vicenda e un’altra operazione che, invece, diventa disponibile molto più avanti. Soprattutto, mi sono abbandonato tra le strade di San Francisco, mi sono fatto un giro per la baia, e ho scoperto che, oltre alla città di Cisco Heat, è possibile spingersi fino alla Silicon Valley, a Oakland e a Marine Bay, magari noleggiando una barca per arrivare fino all’isola di Alcatraz. Quello che più conta, però, alla fine della sessione, è che mi sono divertito davvero un sacco, e questo dato, al netto dei difetti che vi racconterò, mi sembra il biglietto da visita migliore che un gioco possa presentare.

SAN FRANCISCO POP

L’intera baia californiana, ma soprattutto la città dei ponti e dei tram, si conferma caratterizzata in maniera splendida, così come interessante è il luna park pieno di attrazioni costruito attorno alla storia di Marcus Holloway e del DedSec, collettivo di hacker che si oppone all’uso estremamente coercitivo delle tecnologie di controllo, sublimate nella nuova versione di ctOS (il sistema operativo che già avevamo incontrato e hackerato in quel di Chicago).

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Il cambio di direzione dal punto di vista dello storytelling, e anche di game design, è davvero evidente

Alla continuità narrativa, però, non corrisponde quella di tono, dato che il cambio di direzione dal punto di vista dello storytelling, e anche di game design, è davvero evidente: dal mood drammatico, cupo e tendenzialmente maturo del primo episodio, si passa a un racconto molto più da cinecomic, tagliato su una fetta d’utenza sicuramente più vicina ai teenager. Questo, in termini di struttura del gameplay e delle missioni, ha svincolato Ubisoft Montreal da una serie di limiti imposti dalla natura molto pragmatica di Aiden, e ci regala diversi momenti molto più caciaroni, leggeri e spettacolari. La ragione narrativa è che la cultura hacker di San Francisco è giovane e ribelle, profondamente connaturata nelle mode pop globali, si riconosce in status symbol iconici e prettamente sociali e porta avanti il proprio messaggio di rivoluzione tramite rave party e app sugli smartphone. Un cambio drastico, dunque, rispetto al dramma familiare di Aiden Pearce, che potrà risultare indigesto a qualcuno, ma che, a conti fatti, regala quintalate di stile al gioco e, in generale, una propensione naturale al divertimento. Per dirvi, lo smartphone rappresenta lo snodo principale da cui gestire i progressi, e un sistema di app a dir poco geniale permette di accedere alle mappe, al servizio per noleggiare a volo un’auto o, magari, alla funzionalità Shazam-like, per riconoscere e salvare la musica che passa in radio in playlist da ascoltare in ogni momento. Sono dettagli che, magari, sembrano futili tanto quanto scattarsi selfie sotto il Golden Gate, ma che, almeno nelle tre ore di prova, mi hanno raccontato di una città viva e di un mondo perfettamente organico, che sembra essere il prodotto di una matrice di ispirazione che prende elementi da Mr. Robot, Black Mirror e Silicon Valley per poi mischiarli con l’iconografia di Suicide Squad e Grand Theft Auto. Insomma, Watch Dogs 2 è a tratti molto piacione e ruffiano, ma mi è stato impossibile non esaltarmi come un liceale con la musica punk sparata a mille quando, nel retro della ludoteca utilizzata da DedSec come quartier generale, l’hacker pazzo e mascherato Wrench mi ha presentato un arsenale di gadget realizzato con una stampante 3D. L’open world messo a punto da Ubisoft è proprio così: gioca sui luoghi comuni, e porta alle estreme conseguenze estetiche e funzionali l’idea che le serie TV ci raccontano di hacking, social e tecnologia. Magari non sarà esattamente realistico, ma in termini di sensazioni il mix di cultura pop e cyberpunk all’acqua di rose, secondo me, è una vera e propria bomba.

SEAMLESS EXPERIENCE

Dal punto di vista prettamente ludico Watch Dogs 2 non inventa nulla, ma fa tesoro di tutti gli elementi critici del primo episodio, e si presenta in maniera più curata e, sostanzialmente, piacevole da giocare. La sensazione è un po’ la medesima provata nel passaggio dal primo al secondo Assassin’s Creed, quando l’altra celeberrima serie di Ubisoft si tolse di dosso incertezze e ripetitività per trovare, finalmente, la propria identità.

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Watch Dogs 2 è a tratti molto piacione e ruffiano

È proprio dalla saga degli assassini che Watch Dogs 2 prende un po’ di elementi, come il feeling del parkour e una ricostruzione della città che mira più a conquistare per la sua pienezza che a sconvolgere per la sua bellezza, analogamente a quanto accaduto per Syndicate. Proprio come il capitolo londinese della saga degli assassini, infatti, non si può certo dire di trovarsi davanti a un prodotto brutto da vedere, ma tecnicamente non siamo di fronte alla ridefinizione degli standard degli open world, almeno su console. Anche qui, si tratta di un déjà vu, con Ubisoft che preferisce una scelta conservativa come nel post Unity. Tutto sommato, devo dire che è una strategia che mi trova d’accordo, soprattutto perché ha permesso allo studio di Montreal di concentrarsi su tantissimi dettagli, come gli interni degli edifici, che per certi versi ricordano la stessa, maniacale, cura di quelli di The Division. Insomma, come ci ha abituato da anni la software house franco-canadese, anche l’open world di Watch Dogs 2 è figlio dell’esperienza fatta su altri titoli, e nel complesso aver puntato sulla solidità mi pare una buona cosa. Qualche incertezza, se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, l’ha mostrata solo in multiplayer, dove ogni tanto il frame rate scende sensibilmente; niente di preoccupante o di non ottimizzabile, sia chiaro. Visto che l’ho menzionato, proprio il multigiocatore si candida per essere una graditissima sorpresa: durante la nostra avventura in singolo, infatti, possiamo decidere di darci a missioni in compagnia o contro gli altri hacker, e goderci inseguimenti, appostamenti o anche semplicemente un po’ di sana cooperazione. Tutto è estremamente fluido e il concetto di “seamless”, che a Colonia era il mantra dello spiegone di Ubisoft, funziona effettivamente bene. Tra l’altro, ho trovato particolarmente elegante il modo in cui il multigiocatore è giustificato all’interno dell’universo narrativo: quando decidiamo di andare in “PvP”, infatti, l’altro hacker ci appare di una banda rivale, che è presente normalmente in alcune missioni in singolo, mentre quando optiamo per missioni Co-Op, allora si tratta di aiutare un altro membro della DedSec. Dettagli che, nondimeno, ci danno la cifra dell’intera produzione, che appare sempre solida, ben pensata e organica.

A SPASSO COL DRONE

La concretezza di Watch Dogs 2 si evince anche dal gameplay, che finalmente regala tantissime possibilità dal punto di vista dell’hacking. Tramite i molti dispositivi a disposizione di Marcus, infatti, è possibile decidere in maniera attiva e creativa come avere la meglio su veicoli, sistemi di sicurezza, porte e qualunque aggeggio tecnologico presente sul suolo californiano.

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Sono proprio le dinamiche di hacking a convincere maggiormente

Finalmente si ha sempre una piacevole sensazione di controllo assoluto delle proprie azioni e, paradossalmente, ci si può trovare in situazioni in cui la troppa libertà può condurre a un po’ di confusione, se non altro perché ogni tasto del pad ci dà accesso a opzioni differenti, per cui c’è da prenderci la mano e metabolizzare l’intero sistema. Una volta padroneggiata la situazione, però, la soddisfazione di effettuare un’incursione stealth distraendo con un drone volante le guardie, segnalando criminali alla polizia per attirarla in un determinato posto o aprirsi la strada con un piccolo robot hacker motorizzato è incredibilmente piacevole. Sono proprio le dinamiche di hacking, dunque, che convincono maggiormente in Watch Dogs 2, nonché la necessità di pianificare in maniera maniacale ogni mossa prima di entrare in azione. L’AI avversaria è abbastanza cattiva e aggressiva e, per quanto non raffinatissima, una volta allertata non ci molla facilmente, e considerando che bastano pochi colpi a mandarci giù non è esattamente consigliabile provocarla. A voler essere pignoli, i nemici difettano nella capacità di chiuderci vie di fuga e nella strategia di combattimento, e la sensazione che, comunque, ben armati è possibile aprirsi quantomeno una strada verso la salvezza inficia un po’ la bellezza delle missioni provate. C’è da capire, più che altro, quanto lo sviluppo del personaggio tramite un complesso e ampio skill tree possa acuire le differenze tra lo stealth e, invece, un approccio più diretto alle missioni. In ogni caso, Watch Dogs 2 non è uno sparatutto con coperture, e se trattato in questo modo mostra il fianco a qualche incertezza. Giocato in maniera coerente con l’ambientazione e il tono della vicenda, invece, mission design e varietà di gioco mi sono sembrati a tratti ottimi e, in generale, molto stimolanti e ben lungi da quell’orizzonte di piattezza verso cui tendeva il primo capitolo.

Dove Ubisoft Montreal non ha imparato dal passato, purtroppo, è nel creare un modello di guida adeguato a un open world che richiede di passare in strada un sacco di tempo: se la guidabilità dei mezzi è, forse, leggermente migliorata, non si può dire lo stesso della fisica dei veicoli, ancora troppo leggera e priva di sostanza. Un peccato, questo, che tutto sommato non ci ha impedito di divertirci e che, in ogni caso, non pesa eccessivamente sull’economia di un titolo che fa della varietà e della giusta contestualizzazione i suoi punti di forza. Quanto, poi, la scrittura riuscirà a regalare un’anima interessante e appassionante alla faccenda di Marcus e a non farci stancare di una San Francisco mai così pop, lo scopriremo il 15 novembre su console e il 29 novembre su PC. Intanto, Watch Dogs 2 si candida per essere una piacevole sorpresa.

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