Il mio rapporto con i JRPG ha vissuto fasi di dipendenza, amore ragionevole e pieno distacco, ma è anche vero che in questo rollercoaster emotivo nei confronti di un genere – che a mio parere, a volte, è troppo prigioniero di se stesso, della necessità di iterare alcune soluzioni per ragion di mercato e per accontentare i fan – ho sempre trovato alcuni studi in grado di portare avanti la tradizione con fiero cipiglio e una misura tutto sommato garbata. Fra questi c’è sicuramente Bandai Namco con la serie Tales che, anche quando trovavo tendenzialmente difficile dedicarmi al ruolismo di matrice nipponica, mi ha sempre regalato esperienze gradevoli. Con Tales of Berseria (disponibile in Giappone dall’estate e in uscita da noi il 27 gennaio) la ricetta non cambia, e dopo la prima decina di ore nel Sacro Impero di Midgand posso tranquillamente dire che siamo davanti all’ennesimo, solidissimo capitolo di una serie che si dimostra un baluardo del genere.
VENGEANCE IS MINE
Cosa può spingere un’adorabile ragazza devota alla famiglia e piena di buoni sentimenti ad intraprendere un viaggio in compagnia di demoni e pirati alla ricerca della vendetta? Un evento traumatico e una maledizione, di certo, ma alla base della trasformazione c’è proprio il suo carattere estremamente emotivo e pieno di passione.
siamo davanti all’ennesimo, solidissimo capitolo di una serie che si dimostra un baluardo del genere
Per quanto appaia subito chiaro come la malvagità del gruppo sia una contingenza più che una predisposizione all’oscurità, l’idea di ribaltare la celebrazione dei buoni sentimenti di Tales of Zestiria (con cui Berseria condivide l’ambientazione, benché le vicende di quest’ultimo avvengano in un lontano passato del mondo) per raccontare una storia più ambigua e meno manichea nelle sue manifestazioni mi è sembrato un approccio decisamente più vincente e, soprattutto, più adatto a mantenere alto l’interesse nei confronti del canovaccio. I personaggi di Berseria sono vivi e interessanti, e la caratterizzazione riporta un po’ all’intimità di Xillia, ma d’altronde con il ritorno di Yoshimasa Tanaka a capo del progetto era facile aspettarsi una soluzione del genere. Sia chiaro, non siamo davanti a un twist maturo ed estremamente profondo della saga, che resta foriera di una narrazione godibile, centellinando momenti intensi a una generale leggerezza simpatica, ma che non entra mai in un’introspezione molto articolata.
Nonostante ciò, i personaggi sono abbastanza azzeccati, il cast funziona e in più di un’occasione mi ha ricordato le goliardiche atmosfere di Slayers, e va bene così. Quanto detto, al netto di un paio di macchiette che possono serenamente dare sui nervi, perché prese dal cassone dei grandi classici del genere come la ragazzina chiacchierona, fastidiosa e combinaguai (sì, Magilou, parlo di te!).
PRENDI L’ARTE E METTILA DA PARTE
Se la narrazione sembra avere una marcia in più rispetto al recente passato, il gameplay rappresenta un’evoluzione lineare di quanto visto in Zestiria, con il Linear Motion Battle System sempre più sugli scudi, e che – come al solito – offre un ottimo approccio al combattimento in tempo reale, grazie alla possibilità di impostare combo di quattro mosse sui tasti frontali del pad e mixarli alla bisogna.
il Linear Motion Battle System offre un ottimo approccio al combattimento in tempo reale
IL BUON, VECCHIO TALES
Tales of Berseria, dunque, è un titolo estremamente tradizionale, che almeno nelle prime ore di gioco diverte e rende partecipi di una classica storia di vendetta con un buon twist in termini di punto di vista e prospettiva. L’esplorazione del mondo, figlia di Zestiria, alterna aree di raccordo a zone più vaste che racchiudono più di qualche segreto, ma siamo sempre in un Tales e dunque il gioco non si fa problemi a creare barriere invisibili per indirizzare il nostro cammino.
A salvare dalla sensazione di costrizione, al momento, è il ritmo molto veloce della narrazione, che riesce a orchestrare con buonsenso e intelligenza le varie componenti della storia, nonostante qualche lungaggine di troppo nelle primissime fasi di gioco.
Tales of Berseria mette in campo molti strumenti per personalizzare aspetto, tecniche di battaglia e strategie di combattimento
A minare leggermente un avvio solido e in definitiva convincente, però, c’è la cornice tecnica, che di certo non è all’altezza della ricchezza contenutistica: per quanto lo sforzo del team di creare un mondo vario e interessante sia apprezzabile (d’altronde, i viaggi in nave riescono a coprire immediatamente lunghi tratti), la qualità di modelli e texture è ampiamente demodé, con il look complessivo salvato in extremis da un character design tradizionale ma più che discreto.
Un plauso, al solito, va alla colonna sonora di Motoi Sakuraba, epica, appassionante e di gusto, con un buon citazionismo dei temi degli scorsi Tales e un paio di motivi che fanno breccia nel cuore dei nostalgici perché portano alla mente l’afflato epico di un certo Chrono Trigger. Insomma, nonostante qualche piccola titubanza, il viaggio di Velvet alla ricerca della propria vendetta è iniziato benone, e non vedo l’ora di capire cosa celino quei noiosissimi membri dell’Abbazia.