Attack on Titan – Recensione

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Se una gran parte del panorama videoludico dedicato agli adattamenti animati è marchiata Bandai Namco, bisogna riconoscere che con la comparsa di IP di grande valore come Berserk e Arslan nel portfolio di Tecmo Koei, la software house che ha dato i natali a serie come Dead or Alive e Project Zero sta a sua volta ritagliandosi una fetta di mercato dei tie-in in stile anime. D’altronde lo studio Omega Force è da tempo al centro di una fitta rete di collaborazioni, basti pensare ai recenti Dragon Quest Heroes e Hyrule Warriors, osannati dalla critica pur facendo sfoggio di un’ossatura ludica non poi così dissimile da un qualsiasi episodio delle serie Samurai Warriors o Dynasty Warriors, decisamente meno apprezzate in Occidente rispetto a quanto succede in patria.

LI UCCIDERÒ TUTTI!

A.O.T: Wings of Freedom è forse uno dei progetti più ambiziosi dei papà dei musou, sia per il nome di gran prestigio che porta sulla confezione (l’acronimo sta per Attack on Titan, anche noto in Italia come L’Attacco dei Giganti), sia per una formula ludica che finalmente si distanzia dal solito menare fendenti contro centinaia di migliaia di nemici mossi da IA deficitarie.

Attack on Titan Wings of Freedom immagine PS Vita PS3 PS4 06

gli sforzi degli autori sono stati profusi nella creazione di una modalità storia

Come per Arslan: The Warriors of Legend, anche in questo caso gran parte degli sforzi degli autori è stata profusa nella creazione di una modalità storia che riprende gli eventi narrati dall’adattamento animato dell’omonimo fumetto, a cura dello studio d’animazione giapponese Wit Studio e diretto da Tetsuro Araki, regista già apprezzato per il suo lavoro dietro a serie animate come Death Note. La storia proietta i giocatori in un’ambientazione fantasy in cui l’umanità si è rassegnata a vivere dietro alte mura che la proteggono da creature umanoidi dalle dimensioni ciclopiche note come “titani” (o giganti, nell’adattamento italiano del fumetto). La narrazione prende il via quando Eren, Mikasa e Armin, i tre giovanissimi protagonisti, sfuggono alla morte grazie al fortuito intervento di militari, finendo a loro volta per arruolarsi nel gruppo di soldati che dovrebbe garantire la pace nel regno.

La modalità storia segue nel modo più fedele possibile i dialoghi e le atmosfere respirate nella serie animata, eliminando tutto ciò che non è essenziale alla narrazione e riproponendone, inquadratura dopo inquadratura, i passaggi più ispirati dal punto di vista registico, saccheggiando l’estetica e il buon gusto dimostrato da Wit Studio. Purtroppo queste scene cinematiche, seppur piacevoli, non sono baciate dalla presenza di una colonna sonora al pari di quella della serie animata, ad opera del grandioso Hiroyuki Sawano (Xenoblade Chronicles X) e del compositore giapponese Revo (Bravely Default), dovendosi quindi accontentare di un accompagnamento non al pari dell’epicità respirata nei 25 episodi che compongono la prima stagione.

Gli appassionati saranno felici di sapere che questa modalità, pur chiudendo su titoli di coda subito dopo aver coperto gli eventi già conosciuti nella serie, prosegue introducendo alcuni dei personaggi e delle situazioni che verranno trattate dalla seconda stagione, in dirittura d’arrivo nel 2017. Niente di trascendentale e soprattutto nulla che finisca per alterare il sommarsi di intrighi a cui i fan del fumetto sono ormai abituati, vista l’evoluzione della storia negli ultimi due anni, ma è comunque piacevole sapere che Koei Tecmo e Omega Force abbiano pensato di andare oltre il semplice “compitino ben fatto”, anticipando anche qualche dettaglio in più a coloro che dal 2013 attendono con ansia di sapere come prosegue la storia del trio di giovani protagonisti.

SIE SIND DAS ESSEN UND WIR SIND DIE JAGER

Sul fronte prettamente ludico, come anticipato, A.O.T.: Wings of Freedom denota un certo impegno da parte della software house giapponese. Non era facile proporre un gameplay che potesse ricalcare l’azione ad alta velocità della serie animata, specie dopo i disastrosi risultati riportati da Attack on Titan: Humanity in Chains, adattamento videoludico per Nintendo 3DS ad opera di Spike Chunsoft, ma il risultato degli sforzi di Omega Force è palpabile fin dai primi minuti in cui è possibile librarsi in aria grazie all’equipaggiamento in dotazione ai protagonisti.

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non era facile proporre un gameplay che potesse ricalcare l’azione ad alta velocità della serie animata

Gran parte degli scontri con i grotteschi giganti può essere portata a termine semplicemente mirando alla nuca, una delle cinque zone in cui è possibile puntare agli avversari, cercando di muoversi in aria in modo da non incontrare ostacoli sulla traiettoria. Chiaramente sono diversi i motivi per cui, invece, è preferibile lanciarsi in virtuosismi della caccia al titano: sia la meccanica con cui è possibile migliorare il proprio equipaggiamento che alcune missioni secondarie richiedono di dedicarsi al taglio delle rimanenti parti del corpo, e ovviamente col dipanarsi dell’avventura spuntano anche avversari contro i quali bisogna variare la strategia, senza tuttavia impensierire troppo.

Durante le missioni è possibile arruolare nella propria squadra fino a quattro compagni, ognuno dotato di un “grado” di bravura indicato da una lettera: ovviamente i migliori sono accessibili solo dopo aver completato alcune missioni a tempo segnalate sulla mappa da vistosi indicatori. Ho apprezzato, inoltre, la seppur minima variazione del gameplay rappresentata dal cambio di personaggio controllato: Eren è un combattente equilibrato, caratterizzato soprattutto dalla possibilità di trasformarsi in titano, la taciturna Mikasa è una guerriera votata prettamente all’azione, capace di lanciare più attacchi concatenati, mentre il biondo Armin è uno stratega modello, in grado di ordinare ai compagni di squadra di lanciarsi contro il nemico senza esporsi in prima persona.

Oltre ai tre protagonisti, è possibile prendere il contro di altri eroi conosciuti nella serie animata, ognuno dotato di tratti caratteristici e, joypad alla mano, variazioni più o meno avvertibili dello stile di gioco. Scongiurato il pericolo di trovarsi di fronte ad una scarsa varietà di personaggi controllabili, è altresì vero che il gioco consiste nella ripetizione fino allo sfinimento delle medesime meccaniche, e malgrado la velocità con cui spesso è richiesto di muoversi da un punto all’altro delle brulle ambientazioni, lo spettro della monotonia è sempre dietro l’angolo. Al termine della campagna a giocatore singolo è possibile lanciarsi in missioni slegate dalla narrazione, accumulando risorse e denaro da impegnare nella miglioria del proprio equipaggiamento. Pare sia contemplata la possibilità di collaborare online con amici, ma non ho avuto modo di testarla.

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il gioco consiste nella ripetizione fino allo sfinimento delle medesime meccaniche

In ogni caso, una volta impratichiti nella routine di “taglio” del titano, l’unica vera sfida è rappresentata dalla lettura dell’azione a schermo, spesso confusionaria e appesantita da cali piuttosto frequenti di frame rate e da una telecamera incapace di seguire il tutto senza incappare in compenetrazioni poligonali e vistosi glitch grafici. Un vero peccato se si considera che il cel-shading dei modelli dei personaggi è forse il punto più alto sfoggiato da Omega Force in questa generazione. Inoltre, pur apprezzando la presenza del doppiaggio originale giapponese, mai come in A.O.T.: Wings of Freedom ho avvertito la necessità di poter comprendere ciò che puntualmente i personaggi si urlano fra di loro senza dover abbassare lo sguardo e leggere i sottotitoli, poiché la velocità con cui certe azioni vanno compiute non permette di seguire il tutto senza perdersi nel caos generale.

Con A.O.T.: Wings of Freedom Omega Force e Koei Tecmo alzano la cosiddetta asticella dello standard qualitativo a cui ci hanno abituato con i loro musou, proponendo un titolo interessante, non esente da difetti, ma comunque dotato di una sua identità, apprezzabile anche da chi non conosce la serie. Non sarà il migliore tie-in animato in circolazione, ma d’altronde Omega Force non è Cyberconnect2.

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Pro

  • Sistema di controllo indovinato.
  • Atmosfere della serie animata ben riprodotte.
  • Gameplay sufficientemente variegato e ben fatto per mantenere alto l’interesse…

Contro

  • … ma non altrettanto capace di reggere più di qualche ora.
  • Problemi tecnici per tutti i gusti.
  • Azione di difficile lettura.
7

Buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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