Berserk è, senza ombra di dubbio, uno dei manga più amati e popolari, nonostante non sia ancora concluso e – soprattutto – soffra di una pubblicazione irregolare. Tutto questo successo, purtroppo, non ha mai portato alla creazione di un videogioco ispirato a Gatsu e soci che riuscisse a trasmettere le stesse sensazioni che i fan dei personaggi di Miura hanno trovato nel fumetto. A distanza di diciotto anni dall’ultimo titolo ispirato al franchise – che vide la luce su Dreamcast – Tecmo Koei ci propone la sua versione della saga in pieno stile musou. Dopo aver preso confidenza con il titolo nell’hands on di qualche settimana fa, ho potuto finalmente provare la versione definitiva, ed ora posso dirvi quanto di buono e quanto no ci sia in Berserk and the Band of the Hawk.
SPADATE A DESTRA E A SINISTRA
Partiamo subito dalle buone notizie: se siete fan del manga (o dell’anime), all’interno di Berserk and the Band of the Hawk ripercorrete quasi tutti i momenti più importanti vissuti da Gatsu e dalla banda dei Falchi. Attraverso una serie di missioni, che seguono in maniera pedissequa gli archi narrativi dell’opera di Kentarō Miura, ripercorremmo tutta “l’età dell’oro” fino ad arrivare a quella del “Falco dell’Impero millenario”.
La narrazione, per la prima volta, è scandita in ordine cronologico, e devo ammettere che la cura messa dagli sviluppatori nella modalità storia è davvero apprezzabile, soprattutto se si è fan dell’opera originale. Luoghi, personaggi, dialoghi e persino una serie di cutscene riprese direttamente dal lungometraggio animato ci portano dritti all’interno di un mondo cupo, violento e condito da una serie di elementi che mischiano il fantasy al Medioevo. Non c’è dubbio che l’attenzione degli sviluppatori, durante la gestazione, sia stata fortemente indirizzata verso un fan service spinto ed esagerato, ma proprio per questo appagante per chi apprezza questo tipo di esperienza. A quanto appena detto si aggiungono anche gli eventi, momenti tra una missione e l’altra che – attraverso dialoghi o ricordi – andranno ad approfondire alcuni punti oscuri della storia e del lore.
La modalità storia è realizzata con gran cura: luoghi, personaggi e dialoghi ci portano dritti all’interno di un mondo cupo e violento
Tutti questi fattori sono integrati all’interno di un gameplay che ripropone tutte le dinamiche tipiche dei musou: quintali di nemici sulla mappa, generali da sconfiggere per catturare basi in grado di far salire il morale delle truppe e, ovviamente, una certa ripetitività di fondo nell’azione, che gli amanti del genere ben conoscono. Quest’ultimo aspetto, per molti, potrebbe rappresentare un limite anche in Berserk and the Band of the Hawk. Di fatto, sebbene gli sviluppatori abbiano cercato di variare leggermente la formula con qualche boss fight e delle richieste particolari, mi sono trovato il più delle volte a fare del “banalissimo” button mashing. La cosa cambia, marginalmente, se si affrontano le missioni dal livello hard in su; in questo caso, sarà richiesta un pizzico di strategia in più, in particolare durante le boss fight in cui bisogna studiare i (semplici) pattern di attacco dei vari nemici e dove si sono rivelati utili anche il dash e la parata, altrimenti poco più che un orpello del gameplay.
Fortunatamente, dalla sua Gatsu ha – oltre ai classici attacco leggero e pesante – anche una modalità frenzy che offre un boost momentaneo all’attacco; inoltre, uccidere nemici mentre siamo nel pieno della frenesia, carica una barra che – una volta riempita – scatena un potentissimo attacco ad area in grado di polverizzare qualsiasi ostacolo. Troppo poco, però, per un sistema di combattimento che in altri spin-off della serie aveva mostrato qualche lieve segno di evoluzione e che qui, invece, fa un discreto passo indietro, lasciando pochissimo spazio alla libertà di approccio. Un vero peccato.
Alla fase action è affiancato un accenno di RPG con la possibilità di far salire i livelli di Gatsu e degli altri personaggi che sbloccheremo, così da poter rimpolpare le quattro caratteristiche base di cui sono dotati, e che possono essere ulteriormente potenziante equipaggiando artefatti e oggetti recuperabili nel corso della storia. Segnalo anche la possibilità di personalizzare l’inventario, in modo che ci sia consentito di portare in missione delle sub-weapon o pozioni curative da attivare quando necessario, e un sistema di crafting sempre legato all’oggettistica recuperata sul campo.
UN GATSU ALTERNATIVO
Oltre alla modalità storia, il titolo offre due varianti standard già viste nelle serie sviluppata da Omega Force: sto parlando del free mode e dell’endless dream. La prima permette di riaffrontare le missioni della campagna con un personaggio di nostra scelta (tra quelli che abbiamo sbloccato): un ottimo modo per far salire il livello del nostro eroe preferito e imparare nuove combinazioni di attacco. La seconda è invece una sorta di torre in cui si susseguono richieste che dovremo soddisfare, laddove dopo aver terminato un compito passeremo al livello successivo. Proseguendo nella storia sbloccheremo ulteriori livelli di questo “sogno”, e più a fondo andremo, maggiori saranno le ricompense.
I benelith rappresentano un ulteriore stratagemma messo a punto dagli sviluppatori per aumentare la longevità del prodotto: si tratta di oggetti che vengono guadagnati completando compiti specifici nella modalità storia, e che sbloccano i pezzi di un puzzle che – una volta ricomposto – offre una serie di immagini da poter ammirare nell’apposita galleria.
Il gameplay ripropone le dinamiche tipiche dei musou: quintali di nemici sulla mappa, generali da sconfiggere, basi da catturare e una ripetitività di fondo
Sotto l’aspetto puramente estetico, Berserk and the Band of the Hawk offre modelli poligonali dei personaggi principali piuttosto accurati e dettagliati, così come una serie di animazioni elaborate e di sicuro impatto, mentre sono meno definiti i mostri e i soldati che, a “quintalate”, vanno a popolare la mappa. Purtroppo, non posso dire lo stesso degli ambienti di gioco: esageratamente spogli e poveri di dettagli. Giocato su PS4 Pro il frame rate è sufficientemente stabile e, anche nelle situazioni più concitate (ed essendo un musou sono davvero tante), raramente il titolo ha traballato. Piccolo appunto, infine, sul comparto audio che vanta dialoghi in lingua giapponese e inglese, con i menù di gioco e i sottotitoli completamente tradotti nella lingua d’Albione. Occhio: non c’è traccia dell’italiano.
Niente di nuovo sotto al sole, quindi. Sebbene gli sviluppatori, per quanto riguarda alcuni aspetti, abbiano cercato di apporre delle piccole variazioni al sistema di gioco (per venire incontro alle “richieste” imposte da un nome importante come Berserk), il titolo sviluppato da Omega Force offre un gameplay legato ad una specifica nicchia di giocatori che sa cosa va ad affrontare, soprattutto in termini di ripetitività. Detto questo, se riuscite a superare lo scoglio imposto dal gameplay, vi ritroverete tra le mani – probabilmente – il miglior videogioco dedicato alla storia di Gatsu e soci.
Berserk and the Band of the Hawk è un musou in tutto e per tutto. Questo porta il titolo ad avere pregi e difetti che ormai sono ampiamente riconducibili alla serie. La presenza dei personaggi nati dall’immaginazione di Kentarō Miura offre sicuramente un universo incredibilmente affascinante, violento, cupo e malinconico. Se siete fan del manga acquistatelo, e vi troverete a vivere quella che, al momento, è la migliore trasposizione videoludica dell’opera… a patto di chiudere un occhio sugli evidenti limiti strutturali del gameplay.