Un po’ Life is Strange (ma senza paranormale dentro) e un po’ Twin Peaks, Tredici si distingue per un plot narrativo capace di ribaltare continuamente le carte in tavola: ogni personaggio ha uno scheletro nascosto nell’armadio, qualcosa che lo coinvolge nella morte di Hannah e che vorrebbe non emergesse mai agli occhi degli altri. L’ordine dato a Clay di “passare di mano” le audiocassette una volta terminato l’ascolto instilla nello spettatore, fin dalla prima puntata, una forte empatia col protagonista stesso. Chi le avrà già ascoltate, tra i compagni che incrociano il suo sguardo nei corridoi della scuola? Quali saranno le persone tirate in ballo da Hannah? Ci sono dei pericoli che incombono sulla vita di Clay e degli altri studenti? Sono tutte domande che, poco alla volta, ottengono risposte, per quanto sempre dai lineamenti poco definiti e soggette a restare in parte sospese, pregne come sono di sospetto e dubbi.
Il pregio di Tredici sta nel toccare temi delicati come il bullismo, la violenza sessuale e l’impatto della tecnologia “social” nella vita dei giovani d’oggi
Semmai, l’unico vero neo di Tredici sta nel perdere un po’ di identità quando palesa la volontà di cavalcare forzatamente un certo filone nostalgico. Per intenderci, non siamo di fronte a una serie come Stranger Things che – anche a livello di regia – tiene il fiato sospeso e adotta soluzioni capaci di fissare una personalità definita nella testa dello spettatore; rispetto al già citato Twin Peaks, poi, Tredici palesa il difetto di sollevare troppo velocemente il velo su alcuni personaggi, perdendo per strada un pochetto di quell’alone di dubbio e mistero che invece permea le prime puntate. Detto questo, la serie è più che promossa, anche se non a pieni voti.
VOTO: 8
Genere: drammatico, thriller
Publisher: Netflix
Regia: vari
Colonna Sonora: Eskmo
Intepreti: Dylan Minnette, Katherine Langford, Christian Navarro, Alisha Boe, Miles Heizer
Durata: 13 episodi