Quando un Padre (il titolo adottato nel nostro paese è assolutamente fuorviante, in originale è “A Family Man”) è uno di quei film che procedono dritti con il cambio in folle e percorrono strade narrativamente già battute e testate da altri prodotti cinematografici, non prendendosi rischi in merito alle tematiche affrontate. Ogni personaggio è lì, in un angolo della stanza, a dichiarare sentimenti sopiti, con qualcun altro che prontamente lo ascolta nascosto dietro una porta socchiusa. Quando un padre si regge su questi momenti di filosofia spicciola su Dio e sulla crisi finanziaria (che colpisce inevitabilmente il settore del lavoro) e affianca al dramma famigliare, abbastanza pesante, il tema della malattia.
In questa grande e “graziosa” confezione, nondimeno, tutto è sconnesso: non c’è un vero e proprio filo conduttore, al di fuori del personaggio di Dane, che riesca a giustificare ogni singola azione. Ci sono il dramma, il lavoro, la dignità umana, la malattia, la famiglia e i sogni: troppi temi di ampie vedute e sfumature che vengono compressi per regalare valore a una pellicola altrimenti anacronistica per il mercato cinematografico odierno.
troppi temi di ampie vedute e sfumature vengono compressi per regalare valore alla pellicola
Tutto si svolge in un’aura di buonismo che sfiora il patetico, in situazioni dove anche i personaggi palesemente negativi o che possono essere percepiti come tali, alla fine, usciranno puri e col cuore d’oro. Un dipinto dove tutto è illuminato, colorato e soprattutto possibile. Probabilmente, Quando un padre si rivelerà una bella storia per gli spettatori con pochissime pretese, ma è un film decisamente meno interessante per chi si aspettava qualcosa di più.
VOTO 5.5
Genere: drammatico
Publisher: Eagle Pictures
Regia: Mark Williams
Colonna Sonora: Mark Isham
Intepreti: Gerard Butler, Willem Dafoe, Alfred Molina, Gretchen Mol, Alison Brie
Durata: 109 minuti