Diluvion – Recensione

PC

Il destino, a volte, riserva brutti scherzi. Il motivo? Odio il mare! Lo so, sono affermazioni pesanti, ma ho un pessimo rapporto con le pozze d’acqua più profonde di un metro. Non so bene quale lato del mio subconscio associ tale meraviglia della natura a un profondo disagio, ma con tutta probabilità la mia pesante cinetosi (ho scoperto come si dice “motion sickness” in italiano, e non posso fare a meno di farlo sapere a tutti) ha contribuito a fomentare l’odio verso navi, battelli, pedalò e quelle piccole e bastarde onde con il loro ondeggiare ripetuto. Come nelle migliore delle tradizioni, però, i videogiochi riescono a superare ogni barriera, e nella mia storia da videogiocatore ho esplorato città sommerse, guidato navi pirata, affrontato enormi battaglie navali e, grazie a titoli come Diluvion, mi sono anche perso nelle profondità dell’oceano. Purtroppo, l’opera Arachnid Games non mi ha fatto dimenticare l’antipatia per il mare, anzi, ha rischiato persino di accentuarla.

MILANO MARITTIMA

Prima di scambiare due chiacchiere sui grandi e piccoli problemi che affliggono l’opera della piccola casa californiana, è doveroso rendere omaggio all’interessante ambientazione che Diluvion ci offre: in un non precisato futuro, la Terra ormai è interamente sommersa dagli oceani, e l’umanità è costretta a sopravvivere in colonie sottomarine e a spostarsi grazie a sommergibili dallo squisito gusto steampunk.

Diluvion immagine PC 08

I punti cardine di Diluvion sono la sua ambientazione e l’esplorazione dei fondali marini

Il sole è ormai un lontano ricordo a causa di uno spesso e impenetrabile strato di ghiaccio che separa gli oceani dalla superficie, e le antiche leggende che narrano di un manufatto in grado di riportare speranza alle popolazioni sono ormai diventate favole per bambini. Ciò non vale – ovviamente – per il giocatore che, vestendo i panni di un aitante comandante di una bagnarola impermeabile, è pronto a scoprire antichi misteri e… curiosoni, non vorrete mica che vi rovini la sorpresa? Così, con un pugno di marinai a nostra disposizione, una bussola e una manciata di provviste, comincia la nostra avventura in quella che – in pochissimo tempo – si rivela una lunga sequela di lenti e tediosi spostamenti dettati da ripetitive visite a punti di interesse, il cui fine è razziare qualche tesoro e rimpinguare le proprie riserve di ossigeno, fondamentale per la sopravvivenza. La pesante componente survival, che ha rischiato di mettermi in crisi in sede d’anteprima, è quasi del tutto sparita, e finire in mezzo ai guai ora è davvero difficile, data anche la grande quantità di strutture visitabili.

LIDO DI SAVIO

I punti cardine di Diluvion, difatti, sono la sua ambientazione e l’esplorazione dei fondali marini, ma ammetto con profonda tristezza che il titolo Arachnid Games comincia a imbarcare acqua (battuta di altissima qualità!) a partire proprio da queste componenti: la trama, per quanto originale, non riesce a reggere sulle proprie spalle un’opera con fin troppe carenze, e l’esplorazione non risulta affatto divertente. Anzi, data la mancanza di una mappa dettagliata e la difficoltà intrinseca dell’orientarsi in mezzo al blu profondo, siamo costretti a ricordare i vari punti di riferimento, prolungando ulteriormente le nostre transumanze.

Diluvion immagine PC 07

Per combattere massacriamo il comando per aprire il fuoco e sfruttiamo il sonar per lanciare qualche siluro

Oltretutto, i grandi spazi presenti nel titolo Arachnid Games vengono sfruttati malamente: il videogioco si “arrabbia” particolarmente se non seguiamo l’ordine delle varie missioni da completare, e qualora decidessimo di esplorare zone non previste raccogliendo oggetti necessari per qualche quest, i waypoint successivi – sotto forma di branchi di pesci dorati – continuerebbero a indicare zone ormai vuote. Nemmeno i combattimenti brillano di luce propria: massacriamo il comando per aprire il fuoco cercando di tenere nel centro del mirino le varie minacce e, magari contro i nemici più ostici, sfruttiamo il sonar per lanciare qualche siluro guidato. Persino la microgestione dell’equipaggio, che almeno sulla carta donava al titolo una bella dose di originalità, si rivela in realtà poco importante nell’economia dell’opera. Non manca qualche momento evocativo, ma Arachnid Games – a mio avviso – non riesce a fare breccia nei nostri cuori. Un buco nell’acqua? Non completamente: se vi piace esplorare con estrema tranquillità le profondità oceaniche potete serenamente farci un pensiero.

Diluvion si rivela un titolo interessante, cui purtroppo manca troppo mordente per appassionare il giocatore e tenerlo incollato allo schermo. Un mare bello da vedere, ma decisamente diluito dai lunghi e lenti spostamenti tra punti d’interesse, un sistema di combattimento elementare e una gestione dell’equipaggiamento poco incisiva; tutti elementi che rendono l’opera di Arachnid Games appena discreta, difficile da consigliare a occhi chiusi. Peccato.

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Pro

  • Ricorda le opere di Jules Verne.
  • Ottimo stile steampunk.

Contro

  • Combattimenti elementari.
  • Sfrutta male gli ampi spazi.
6.5

Sufficiente

Si ostina pervicacemente a usare un portatile che non vorrebbero più nemmeno al Museo della Scienza e della Tecnica, oltre a vestirsi come Padre Maronno. Abita con un pappagallo che ha chiamato Chocobo, ma non crediamo abbia mai provato a cavalcarlo per davvero (o almeno c’è da sperarlo).

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