L’altro giorno stavo commentando con Claudio il sommario del numero di The Games Machine che troverete nelle edicole settimana prossima, meravigliandomi di come la sezione delle recensioni si sia rivelata eterogenea come raramente accade. Tra i titoli di punta troviamo uno sparatutto in terza persona (Ghost Recon Wildlands), un action travestito da picchiaduro (For Honor), un gioco di ruolo (Torment: Tides of Numenera), uno strategico in tempo reale (Halo Wars 2) e infine uno stealth di quelli belli incazzati (Styx: Shards of Darkness). Al di là del titolo di Microsoft, rappresentante di un genere dal quale resto solitamente distante per gusti personali, se dovessi scegliere dove investire i miei risparmi del mese, beh… mi troverei davvero in grande imbarazzo, soprattutto qualora gettassi nella mischia anche Nier: Automata, il cui codice PC è arrivato fuori tempo massimo per includere la recensione nella rivista, e Mass Effect Andromeda. Poi, al di fuori dell’ambito PC only, ci sarebbero da citare anche due cosucce secondarie come Horizon: Zero Dawn e The Legend of Zelda: Breath of the Wild, giusto per complicarsi ulteriormente la vita.
Essendo un onnivoro che fagocita la qualunque (esclusi, come detto, gli RTS e buona parte dei picchiaduro), trovo estremamente più complesso operare una scelta di fronte a una gamma ampia di possibilità, rispetto a quando si palesano sul mercato più esponenti dello stesso genere. Ad esempio, non ho avuto grandi dubbi su quale fosse lo sparatutto autunnale cui dedicare tempo e fatica, tra Call of Duty: Infinite Warfare, Battlefleld 1 e Titanfall 2: nonostante l’infelice scelta di lanciarlo tra le ganasce di due contendenti agguerriti, il gioco di Respawn ha catturato fin da subito la mia attenzione, ed è a lui che ho regalato le mie ore serali dello scorso novembre. È stata una scelta naturale, un impulso istintivo, evidentemente figlio della subconscia capacità di confrontare prodotti simili, senza dover sciorinare chissà quali elucubrazioni. Quando, invece, si sovrappongono uscite ravvicinate di videogiochi molto diversi tra loro, come accaduto tra metà febbraio e metà marzo, il tarlo del dubbio mi rosicchia le pareti del cervello. Che prendo? E se poi mi sbagliassi? Nel dubbio, non sarebbe meglio attendere gli sconti e sfoltire un po’ il backlog?
A volte provo una certa invidia nei confronti di chi ha un’indole monocorde
Siamo sicuri che la settorialità sia così un male? Voglio dire… io mi vanto di saper vivere quasi ogni genere e sottogenere, ma ciò mi induce una notevole frustrazione, generata dal non poter mettere subito le mani su tutto quanto di buono propone il mercato. La “beata ignoranza” di non sapere cosa ci sia là fuori – quella cioè tipica di chi concentra le proprie attenzioni esclusivamente su una tipologia particolare di videogiochi – mi manca un po’; privato di essa, finisco spesso a mangiare le cose in fretta e furia, senza masticarle e quindi godermele davvero, oppure a non sapere cosa fare, in particolare nella situazione esposta all’inizio, quando i giochi sono tanti ed è tuttavia difficile imbastire un paragone. Una domanda, quindi, mi viene da porla a quanti di voi sono onnivori come me: vi trovate in stallo nella scelta di fronte a periodi così fertili su più fronti, oppure è un problema solo mio? E invece, non vi viene più facile chiudere gli occhi e assecondare il vostro istinto, quando sul tavolo ci sono solo videogiochi appartenenti allo stesso genere?