L’editoriale pre-E3 è sempre quella cosa che si scrive di impulso mentre si parte, del tipo che nel mio caso il viaggio è cominciato l’altro ieri mattina con il treno per Milano, e sta proseguendo ora in volo mentre leggete queste righe. Sono momenti concitati, perché sei preso tra le ultime robe organizzative e non hai ancora realizzato quello che sta per succedere: diventi impermeabile ai rumor e ai fake che iniziano a diventare un fastidioso ma caratteristico rumore di sottofondo. In un certo senso, si sospende anche l’attesa.
D’altronde è già E3, perché abusando del solito luogo comune che il viaggio è più importante della meta, è proprio il contorno che rende l’evento losangelino così emozionante. Le attese prima degli eventi, le tredici ore di aereo (beh… quelle non le definirei proprio “emozionanti”, ndKikko), il momento in cui apri la porta di casa e scopri che è proprio quella che hai prenotato su Airbnb (al netto del puzzo di stalla), o quando sei compresso nella fila del primo giorno in stile Simmenthal (quest’anno con quindicimila persone in più): sono tutti istanti memorabili, che per quanto meno significativi rispetto agli annunci e alle prove, contribuiscono a rendere speciale l’E3.
Ma il contorno agli eventi è anche quello fatto di persone, e la fiera californiana resta l’appuntamento da non perdere proprio per la magia di essere tutti quanti lì, e in un settore sempre più decentralizzato e nuclearizzato, dove si lavora molto da casa e le comunicazioni avvengono ovviamente quasi totalmente in via digitale, avere la possibilità di condividere non solo la propria passione, ma anche la quotidianità (per quanto eccezionale, chiaramente) con tutte, ma proprio tutte, le persone che fanno parte dell’industry, è il valore più inestimabile della fiera.
Condividere la quotidianità con tutte, ma proprio tutte, le persone che fanno parte dell’industry è il valore più inestimabile della fiera.