Fate/Extella: The Umbral Star - Recensione

PS Vita PS4

“Ho fatto una combo da quattromila e rotti colpi”! Sembra quasi un’esagerazione tra pescatori, una gara a chi la spara più grossa. Capirai, amico fan di Darius, sono oramai abituato a inanellare sequenze di combo a quattro cifre senza battere ciglio, premendo pulsanti a caso mentre una donzella di rosso vestita fa letteralmente saltare in aria eserciti tanto sciocchi da incrociare la sua lama. Non sono un grande esperto del materiale originale, considerando che il mio più recente appuntamento con la saga risale a Fate/Unlimited Codes, dozzinale picchiaduro a incontri per PSP, ma ammetto di essere rimasto sorpreso dal fattore megalomania che impregna ogni byte di Fate/Extella: The Umbral Star.

Seriamente, i combattimenti campali di questo gioco fanno apparire i classici Musou made in Koei come delle risse tra condomini, con un numero di unità su schermo assolutamente smodato da falciare senza esitazione, arrivando alla fine di ogni missione con un numero di vittime degno di un genocidio. Al netto di un’indiscutibile opulenza marziale, però, non riesco a raccomandare serenamente Fate/Extella: The Umbral Star.

LA GUERRA DEL GRAAL

Per tutti i fan, Fate/Extella: The Umbral Star si svolge in seguito agli eventi della Guerra del Sacro Graal. La fedele Servant Nero Claudius e il suo Maestro (praticamente l’alter ego del giocatore) hanno vinto, ma davanti a loro si presenta un paradosso: una copia del Maestro si palesa accompagnata dalla maga Tamamo no Mae, rivendicando gli stessi diritti di conquista sul supercomputer Moon Cell.

Fate Extella The Umbral Star immagine PS4 PS Vita 06

Fate/Extella: The Umbral Star ha un ritmo molto veloce

Nell’eventualità che la precedente descrizione vi suonasse del tutto estranea, tirate comunque un sospiro di sollievo: prima di iniziare a giocare ero come voi, ma i tremendi spiegoni che precedono il momento in cui si menano le mani sono riusciti a erudirmi a sufficienza riguardo allo scenario (di cui possedevo solo un’infarinatura di base), grazie anche all’aiuto della pratica enciclopedia presente all’interno della galleria. Inoltre, Fate/Extella: The Umbral Star è un clone della premiata serie Musou, quindi potreste tranquillamente decidere di saltare una sfilza infinita di chiacchiere e iniziare subito a decimare eserciti.

La terminologia sarà anche diversa, ma il succo rimane assai simile all’illustre ispiratore: per progredire nel gioco bisogna comandare il Servant di turno, i personaggi selezionabili basati su eroi mitici (e non come Gilgamesh o Giovanna d’Arco), alla conquista dei campi di battaglia ambientati nel reame digitale SE.RA.PH, all’interno del Moon Cell, con settori ben separati tra di loro à la Monster Hunter. Ogni settore ha un valore misurato in chiavi, e la sua cattura garantisce l’assegnazione delle medesime a uno dei due schieramenti che si contendono la mappa. Chi si accaparra il maggior numero di chiavi raggiunge una quota chiamata Regime Matrix, nel caso tocchi al giocatore egli guadagna il diritto di affrontare il boss di turno, prima di muoversi alla mappa successiva. Questo aggiunge una componente strategica alternativa: mettendo le grinfie sui territori con il numero maggiore di bandierine è teoricamente possibile concludere velocemente la partita, ma ovviamente il nemico non rimane a guardare.

La conquista passa attraverso la decimazione degli Aggressor, unità di guardia dalle svariate forme che vanno eliminate prima di reclamare la zona. Solitamente gli Aggressor spuntano in seguito all’uccisione di normale carne da cannone, ma un ulteriore tipo di nemico, chiamato Plant, è in grado di generarli e mandarli all’attacco in altre zone, scombussolando le carte in tavola. Fate/Extella: The Umbral Star ha quindi un ritmo molto veloce, e lo si nota subito nel tutorial, dove Nero si muove come una caffeinomane sotto anfetamine appena si inizia a inclinare leggermente l’analogico destro. I personaggi, quindi, sono generalmente più lesti degli eroi Koei, e dispongono di una buona dose di combo aeree indispensabili per avere la meglio sui Plant che levitano indisturbati sul campo di battaglia o sugli Aggressor più torreggianti, una caratteristica che li accomuna alle prosperose eroine della serie Senran Kagura. Considerato anche il già citato dispiegamento di forze nemiche (davvero, il numero di avvarsari su schermo è realmente impressionante), fa comodo sapere che salire di livello frutta nuove combinazioni ottenibili tramite la solita alternanza di attacchi forti e deboli, assieme a nuove opzioni.

TO THE MOON

L’Extella Maneuver è praticamente l’equivalente degli attacchi Musou, ma con un’aggiunta: può essere scatenata riempiendo totalmente o parzialmente un apposito indicatore e, a seconda del suo completamento, possono essere aggiunti ulteriori attacchi a una sequenza in cui vengono coinvolti i nemici contro cui il Servant di turno si batte.

Fate Extella The Umbral Star immagine PS4 PS Vita 04

L’Extella Maneuver è praticamente l’equivalente degli attacchi Musou, ma con un’aggiunta

Centrare un boss e i suoi sgherri con un simile colpo farà impazzire il contatore delle combo causando seri danni, oltre a riempire un secondo indicatore, ovvero quello del Moon Crux. Attivandolo si innesca uno stato temporaneo in cui attacco e difesa vengono drasticamente incrementati, guadagnando anche la possibilità di spezzare la guardia dei nemici più coriacei. Infine c’è il Noble Phantasm, un attacco devastante in grado di fare piazza pulita e danneggiare seriamente anche i boss in seguito a una sequenza animata rigorosamente megalomane. La fregatura è che può essere usato solo recuperando tre circuiti nascosti nella mappa, quindi va tenuto da parte come arma segreta per i momenti bui. Il ritmo del gioco è quindi velocissimo, con un arsenale votato all’assalto totale per spostarsi e conquistare rapidamente, magari strappando il prima possibile un territorio di grande valore dalle grinfie di un nemico prossimo alla vittoria.

Tra un combattimento e l’altro ci sono fiumi di parole, con la Servant di turno da conquistare azzeccando le risposte esatte durante estenuanti dialoghi doppiati unicamente in giapponese. Le chiacchiere non servono solo per gustarsi scene nelle terme (in cui, ovviamente, non si vede alcunché di interessante), ma anche per aumentare il livello di fedeltà, valore che condiziona il numero di slot in cui installare abilità e bonus passivi. Volendo, la fedeltà può anche essere incrementata soddisfacendo delle richieste espresse prima di ogni missione, come mangiare cinque yakisoba o realizzare combo apocalittiche in un certo periodo di tempo. E siccome stiamo riprendendo fiato, non c’è momento migliore degli intermezzi per creare dei Mystic Code, ovvero un particolare equipaggiamento per il Maestro. Costui non combatterà direttamente come i Servant, certo, ma ogni Code garantirà particolari buff attivabili tramite il d-pad, per dare una mano al momento opportuno con iniezioni di punti ferita o potenziamenti vari.

TOY SOLDIER

Fate/Extella: The Umbral Star avrebbe le carte in regola per spiccare nella schiera degli imitatori di Koei, ma presenta alcuni problemi non trascurabili. Prima di tutto, è troppo facile: non serve avere migliaia di nemici contro, quando questi non sono in grado di causare danni significativi.

Fate Extella The Umbral Star immagine PS4 PS Vita 01

Non serve avere migliaia di nemici contro, quando questi non sono in grado di causare danni significativi

Per esempio, mi sono trovato alla ricerca di un Aggressor per un paio di minuti, perso in un settore dall’architettura particolarmente arzigogolata e circondato da un numero di nemici soffocante: finché mi muovevo, nessuno ha osato colpirmi. Giocare al livello difficile (ne sono disponibili tre) sembrerebbe la strada migliore, ma in questo caso gli Aggressor e i boss vantano un quantitativo di punti ferita enorme, quindi si passano interminabili minuti a picchiare lo stesso nemico, mentre altrove il conflitto va avanti incurante della nostra noia, con il rischio che l’avversario completi indisturbato il Regime Matrix. Da qui nasce l’altro problema di fondo: la CPU genera Plant continuamente, spingendosi in un’offensiva costante e apparentemente interminabile. Noi, al contrario, non possiamo dare ordini ad eventuali Servant alleati, schierati come scorta in determinate zone, senza la possibilità di partire alla conquista. Questo vuol dire che passiamo un sacco di tempo a rincorrere il completamento di una quota che sembra divertirsi a sfuggirci di mano all’ultimo istante, andando avanti e indietro e riscattando settori che verranno presi di mira e conquistati nuovamente da Aggressor generati altrove, in una frustrazione inversamente proporzionale al potere d’attacco del nostro guerriero. Un personaggio possente è quindi in grado di ripulire le zone velocemente, mentre altri (la seconda protagonista della modalità storia è un buon esempio) patiranno le pene dell’inferno durante i primi livelli, condannati a una noia assassina. Quindi, almeno all’inizio, la difficoltà intermedia è l’unica opzione che consiglio per proseguire, una strada che non mi ha mai portato alla sequenza di game over, anche agendo in maniera sconsiderata.

Va detto che la modalità principale interessa solo tre personaggi. Avere sedici Servant, anche discretamente differenziati, è una buona cosa, ma userete la stragrande maggioranza esclusivamente per delle missioni secondarie dalla trama inconsistente, completamente slegate dalla narrazione principale. Una volta completate le tre storie, rimane solo la possibilità di dedicarsi al livellamento matto e disperatissimo nelle quest secondarie e libere, che ci permettono di affrontare qualunque missione con un personaggio a piacere. Non c’è possibilità di giocare in due, e i vari bonus sono l’unica aggiunta possibile al corredo dei Servant, dato che non esistono armi o armature da creare o guadagnare.

E poi, ammettiamolo, anche l’occhio vuole la sua parte. Sebbene la grafica sia pulita e sempre fluida, nonostante la soverchiante presenza nemica, tutti i cattivi si assomigliano: passiamo infatti il tempo a sfoltire schiere con migliaia di avversari identici, infiniti plotoni di cavalieri simil-robot creati in serie, con gli occasionali Aggressor che spezzano la monotonia solo per un attimo. Anche i combattimenti contro i boss non spiccano per carisma, privi come sono di particolari meccanismi che rendano il duello memorabile, il che relega gli antagonisti principali al ruolo di infaticabili spugne assorbi-colpi, è il caso di personaggi particolarmente nerboruti come Lu-Bu e Iskandar.

Non voglio archiviare Fate/Extella: The Umbral Star con una netta insufficienza, perché sono sicuro che il gioco possa trovare la sua collocazione nella ludoteca degli appassionati del materiale originale. Costoro troveranno sedici personaggi da evolvere e coccolare, tra una battaglia e l’altra, in un musou tecnicamente solido ma non particolarmente impressionante, e probabilmente riusciranno a chiudere un occhio sugli oggettivi problemi, magari recuperandolo a un prezzo scontato. Tutti gli altri farebbero bene a farsi un serio esame di coscienza, in attesa del prossimo Berserk and the Band of the Hawk. Ah, il gioco vanta il cross save con la versione PS Vita, nel caso desideraste portarvi appresso le battaglie di SE.RA.PH.

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Pro

  • Sedici guerrieri sufficientemente differenziati.
  • Motore grafico solido e privo di incertezze.

Contro

  • Spiazzante monotonia di avversari e situazioni.
  • Difficoltà non pervenuta.
  • Modalità principale dedicata solo a tre personaggi.
6.5

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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