se volete l'opinione di qualcuno che è nel settore oramai da 15 anni, le tasse non c'entrano niente con la crisi dell'edilizia.
l'edilizia è in crisi perchè non si costruisce più. e non si costruisce più per due motivi.
non si costruisce più nel settore non residenziale perchè non c'è domanda: il settore dell'edilizia industriale la bolla l'ha vissuta nei primi anni 2000 con la tremonti bis e ter (i capannoni si potevano considerare investimenti, ne hanno costruiti a milioni devastando intere regioni perchè c'era il tremonti-supersconto: poi guardacaso non c'erano industrie da metterci, la crisi del 2008 con la perdita del 20% della produzione industriale ha dato la mazzata, e ora il cartello "affittasi capannoni" è più diffuso di quello tondo con scritto "50"); l'edilizia civile e commerciale non ha domanda perchè i consumi sono in gravissima crisi, e finchè non ripartono quelli, non c'è ragione di costruire nuovi edifici commerciali.
e nel residenziale? nel residenziale il ciclo delle imprese costruttrici funzionava così: compro i terreni, vendo le case sul progetto, quando raggiungo il 50% di vendita su carta le banche mi finanziano e costruisco, quando incasso i soldi dei primi appartamenti compro altri terreni e ricomincio; il tutto fondamentalmente basato sul fatto che a costruire una casa si spende 1 e si vende a 2.
il crollo dei prezzi seguito alla crisi del credito del 2008 ha sorpreso le imprese con in pancia i terreni comprati prima della crisi, togliendo loro la possibilità di costruirci sopra guadagnandoci a sufficienza per convincere le banche a scucire. la variazione delle tasse è due ordini di grandezza più piccola dell'ampiezza di questo fenomeno, che è di forza irresistibile.
perchè l'edilizia si riprenda occorre che l'inflazione abbatta il valore dei terreni comprati a un valore compatibile con i nuovi prezzi delle case. si sarebbe dovuto quindi fare di tutto (come draghi) per far correre l'inflazione; ma naturalmente siamo in un periodo addirittura di deflazione, percui ci vorranno decenni perchè ciò avvenga.
eh, ma proviamoci (è quello che cerco di fare ogni giorno. con successo, ehm..., altalenante
). perchè tutti a parole sono contro gli sprechi, ma gli sprechi mica sono soldi gettati nel fuoco del camino, sono soldi spesi. da cosa sono fatti gli 830 miliardi di spesa pubblica? sono fatti da:
a- 50 miliardi di investimenti (drammaticamente ridotti negli ultimi anni: erano 65 nel 2000; questi semmai dovrebbero crescere)
b- 90 miliardi di interessi sul debito (e qua come si fa a ridurli? bisogna dichiarare fallimento)
c- 310 miliardi di pensioni (ahahah, provaci, con la corte costituzionale imbottita di pensionandi d'oro con il retributivo come diritto acquisito)
d- 165 miliardi di stipendi (che stipendiano milioni di dipendenti, con redditi spesso al limite della decenza; e per ognuno che togli, c'è una famiglia che va sul lastrico, i consumi che si contraggono, la deflazione che si aggrava; e poi provi a licenziare qualcuno, e subito piovono giudici del lavoro, sindacati, ecc.)
e- 90 miliardi di consumi intermedi (che mantengono in vita centinaia di migliaia di imprese: per ognuno che tagli, ci sono lavoratori licenziati, stipendi che non vengono più erogati, ecc.; e comunque per ridurli bisogna investire per diventare più efficienti, mica si possono semplicemente non spendere)
f- 80 miliardi trasferimenti alle famiglie (li togli? e siamo tutti più poveri; e ancora più diseguali di adesso)
g- 50 miliardi trasferimenti alle imprese (li togli? vedi punto e, con effetti ancora peggiori, perchè se per il punto e si può pensare che chi lavora nel pubblico sia un gruppo di amichetti, e non è così, questi sono soldi che vanno agli imprenditori "produttivi")
ah, nota: di questi 830 miliardi, circa il 2-3% sono ricchezza aggiuntiva per tutti (sono deficit, cioè soldi che possiamo permetterci di spendere perchè c'è lo stato, ed è così grosso: se lo stato non ci fosse, quei soldi non ce li potremmo permettere).
perciò non c'è sostanzialmente modo di incidere sul monte di questa spesa, se non per numeri trascurabili. tra l'altro molte di queste voci sono largamente sottodimensionate (ad es. quella per stipendi, in molti settori dagli insegnanti agli infermieri ai medici ai tecnici ingegneri come me il pubblico ha una drammatica carenza di posti), molti dei sussidi mantengono letteralmente a galla famiglie, imprese, pensionati che si trasformerebbero in orde di disperati, altri finiscono nelle tasche di mammasantissima abbastanza potenti ed immanicati da spezzare le ossa ai presunti "tagliatori". i modi in cui si potrebbe veramente incidere sono tre:
1- colmare le sproporzioni nord-sud (e sarebbe la morte per intere regioni del sud che stanno già morendo così)
2- comprimere quei 165 miliardi agendo sugli abusi dei livelli più alti (medici, direttori, dirigenti, nessuno è immune, e più sali più è peggio: ed ecco perchè non lo si fa: nessuno è abbastanza forte da spezzare i privilegi di corporazioni fatte da migliaia se non decine di migliaia di persone, del cui voto ha peraltro bisogno per rimanere eletto)
3- "gonfiare" quei 50 miliardi di investimenti e usarli per tagliare drasticamente i 90 miliardi di consumi intermedi (sarebbe cioè una riqualificazione della spesa pubblica, più che una riduzione impossibile: ma ogni nuovo taglio e nuova norma aggiunge un gradino da salire per poterci riuscire: ma NESSUNO lo vuole fare veramente, perchè è lì che si alleano tra loro interessi corporativi, malaffare, agganci politica-imprenditoria, fannullonismo dei dipendenti e paraculismo dei dirigenti, una miscela vischiosa che paralizza tutto e fa MOLTI più danni della corruzione)
questo 3 è quello che cerco di fare nel mio lavoro (farei anche 2, ma non sono abbastanza potente
). peccato che a forza di tagliare e tagliare (e anche per decenni passati di gestione dissennata, si capisce), gli enti pubblici sono tutti nella situazione che alla riga a) non c'è un euro (no investimenti), alla c) meno ancora (niente personale per controllare quello che fanno le imprese, meno ancora per internalizzare attività che privatizzate costano molto di più) e così la riga e) corre senza freni.
che è poi quello che vuole la politica: tagliare le spese che ridistribuirebbero ricchezza (gli investimenti) e diritti (gli stipendi dei livelli più bassi, fermi INcostituzionalmente da 5 anni), facendo contenti gli istinti "sanguinari" di chi vorrebbe cancellare il pubblico (che di per sè non è altro che un meccanismo per spendere più soldi di quelli che avremmo, e cioè di essere più ricchi), ma nella realtà trasferire questa ricchezza dalle tasche dei cittadini a quelle delle imprese che la politica la finanziano.