Referendum trivellazioni Referendum trivellazioni - Pagina 7

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Discussione: Referendum trivellazioni

  1. #121
    Oltremodo sconveniente L'avatar di pity
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    Re: Referendum trivellazioni

    Indipendentemente dal giudizio sulla Serracchiani che cambia idea abbastanza spesso, in questo caso ha fatto bene. Votare sì al referendum è puro masochismo.
    Dice che c'è rimasto sulo 'o mare | ¡Madre de Dios! ¡Es el Pollo Diablo!

  2. #122
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    Re: Referendum trivellazioni

    http://www.ilpost.it/filippozuliani/...e-e-populismo/


    Referendum, trivelle e populismo

    Se non venite da Marte, sapete che domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle trivellazioni richiesto da 9 regioni. Il Comitato per il Sì per fermare le trivelle (“Il petrolio è scaduto: cambia energia!”) conta oltre 160 associazioni, quasi tutte ambientaliste. Dall’altra parte vi è il gruppo per il No di matrice più tecnica, a cui partecipano, tra gli altri, il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, Rosa Filippini della direzione nazionale di Amici della Terra e Chicco Testa di Assoelettrica. Durante la campagna referendaria, come triste consuetudine da molti anni, una parte della sinistra ambientalista non ha lesinato populismi, disinformazione mirata e propaganda ingannevole in uno schema per cui i fini giustificano i mezzi, tutti. Quel che però lascia davvero l’amaro in bocca è constatare come anche i promotori del No abbiano fatto ricorso a populismi uguali e contrari. Ma andiamo con ordine.

    1. Il referendum.
    Il referendum del 17 aprile faceva originariamente parte di una serie di quesiti su questioni ambientali volti a contrastare i recenti cambiamenti del decreto “Sblocca Italia”, in particolare sulle prospezioni petrolifere. Qualora approvato, l’insieme dei quesiti avrebbe di fatto dato facoltà alle Regioni di bloccare piani e procedure del Governo centrale in caso di mancata intesa con i governi locali sulle decisioni di politica industriale e energetica. Quasi tutti i quesiti del pacchetto originale non sono passati al vaglio della magistratura, anche perché nel frattempo il governo di Roma ha introdotto aggiustamenti e modifiche alle leggi che si chiedeva di abrogare nella direzione richiesta dai referendum. È rimasto solo il quesito “no-triv”, relativo alle trivellazioni. Qualora vincesse il Sì, il referendum bloccherebbe il rinnovo delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti da parte delle piattaforme marine entro le 12 miglia, anche per giacimenti in essere e/o ancora sfruttabili.

    2. I numeri del referendum.
    Volendo stimare la portata del problema, i dati ufficiali sono forniti dalla Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche (DGRME) del Ministero per lo Sviluppo Economico. La propaganda per il Sì ha fatto passare il messaggio che il referendum serva a bloccare l’estrazione di petrolio nel mare italiano. Secondo i numeri di Legambiente, invece, le piattaforme petrolifere entro le 12 miglia soggette a referendum coprono meno dell’1% del consumo nazionale di petrolio. Va da sé che per il petrolio i numeri in questione sono marginali. Per quel che concerne il gas naturale, i numeri delle concessioni per l’estrazione nazionale si trovano nella tabella sotto. Guardatela bene, poi facciamo alcune considerazioni.
    referendumv3

    3. Cosa succede se vincono gli altri.
    Brutalmente, se vince il Sì come proposto dai No-triv, alla scadenza delle concessioni esistenti le piattaforme attualmente in funzione entro le 12 miglia dovranno essere chiuse, anche se i giacimenti dovessero risultare ancora produttivi. La chiusura degli impianti avverrà nel corso dei prossimi anni (in genere, fra i 5 e i 10) con ovvii impatti negativi sull’occupazione locale, in particolare nell’area industriale di Ravenna, ma secondo i No-triv con beneficio per l’ambiente marino. Il mancato rinnovo delle concessioni condurrà inevitabilmente alla fine dei proventi e dalle entrate tributarie legate alle concessioni, mentre le aziende concessionarie semplicemente porteranno all’estero i loro investimenti legati alle attività estrattive. Altrimenti detto, stiamo parlando di un bruto spostamento della produzione di gas naturale dalle coste italiane verso altri Paesi, mantenendo il consumo a casa nostra. Un NIMBY (non nel mio giardino, Not-In-My-Back-Yard) in piena regola, fenomeno di cui l’Italia è vittima storica.
    Guardando al lato energetico, come si vede nella tabella sopra, il quantitativo di gas naturale la cui estrazione verrebbe bloccata ammonta a 1.210 milioni di metri cubi (mmc) l’anno. Ammettendo che esso sia interamente impiegato per la generazione di energia elettrica, stiamo parlando di circa 5.2 TWh l’anno di energia elettrica prodotta. Seguendo la vulgata del modello tutto-elettrico-da-fonti-rinnovabili dei comitati ambientalisti, questo numero va confrontato coi 25 TWh prodotti dal fotovoltaico nel 2015. Altrimenti detto: per compensare il mancato volume di gas naturale con produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si renderebbe necessario un aumento del 20% circa della potenza nazionale installata di solare fotovoltaico. Ora, è noto che la base installata di solare fotovoltaico in Italia cresce a ritmo dell’1-2% l’anno, anche senza incentivi. Considerando inoltre che il divario col gas potrebbe essere coperto da un mix di rinnovabili e efficienza, ne deriva che stiamo parlando di un obbiettivo certamente non impossibile. Il che evidenzia quanto siano sbilenche le catastrofi propagandate dai comitati del No. Va però notato che i numeri possono essere letti anche in senso inverso. Altrimenti detto, se è probabile che il mix energetico italiano finirà per scontare un aumento di rinnovabili e efficienza del 20% in 5-10 anni per pure logiche di mercato, qual è il valore di un referendum che si prefigge lo stesso risultato?

    4. La logica del populismo
    Come detto, il quesito referendario sulle trivellazioni è di natura molto tecnica e ha una portata circoscritta. Nelle dichiarazioni dei comitati referendari No-triv, invece, esso viene caricato di un significato ideologico fortissimo – i beni comuni, la purezza ecologica dell’Italia, la possibilità di una transizione energetica rapidissima (ma difficilmente reale) verso le energie rinnovabili – oltre a una carica specifica contro il governo Renzi. Quest’ultimo è un tratto oramai tristemente comune a una parte della sinistra italiana, per cui tutti gli argomenti sono buoni per fare opposizione interna, soprattutto a Renzi, anche a danno di cause meritevoli che diventano paraventi di interessi politici. Molto si potrebbe dire sulle contraddizioni dei No-triv, ad esempio la confusione sistematica tra fabbisogno energetico globale e elettrico, l’assunto ingiustificato che la penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico nazionale possa crescere all’infinito, l’omissione dei noti problemi di intermittenza e accumulo delle rinnovabili. Questo al netto del fatto che molti “no-triv” si trasformano rapidamente in “no-pale eoliche” per motivi paesaggistici o in “no-campi solari” per la preservazione dell’agricoltura, sostenitori dell’ideale stanco di un mondo in cui la produzione di energia abbondante e affidabile non serve ma internet e gli smartphone continuano miracolosamente a funzionare.
    Purtroppo è amaro constantare come anche le argomentazioni pro-trivelle dei comitati del No grondino di populismi uguali e contrari. Alla vittoria dei Sì farebbero infatti seguito disastri economici per l’intero comparto industriale nazionale (sic!), enormi aumenti delle importazioni (e della dipendenza) di gas naturale da Putin o dalla Libia (ri-sic!) o financo novelli colonialismi energetici a danno dei paesi poveri (ri-ri-sic!). Non è così. Numeri alla mano, la portata del referendum è circoscritta. Anche in caso di vittoria dei Sì, l’eventuale chiusura delle piattaforme marine di cui sopra avverrebbe progressivamente. È dunque chiaro che si tratta di un problema importante ma gestibile, con buona pace dei catastrofismi economici e industriali degli “ottimisti e razionali”. Il problema di questo scontro tra populismi è che si rischia di contrapporre in modo manicheo industrialisti d’annata a ecologisti utopisti, entrambi col loro fardello di irresponsabilità sociali. Da una parte le magnifiche sorti progressiste dello sviluppo che non ammette pause, dall’altra il pauperismo ingenuo ma rassicurante della decrescita felice dei conservatori benestanti. A farne le spese non può che esserne il Paese. Quello vero.

    5. Tirando le somme
    Chiudere anticipatamente le piattaforme estrattive entro le 12 miglia significa aumentare le importazioni di gas naturale e petrolio, almeno nel breve periodo. Tuttavia, come visto sopra, questo non rappresenta necessariamente un disastro ma solo un problema transitorio che andrebbe opportunamente gestito, probabilmente con qualche vantaggio di ritorno per l’ambiente marino. Certo la Strategia Energetica Nazionale è importante, ma dovessimo dare un consiglio al Governo sarebbe di affrontare comunque il problema della transizione energetica verso le rinnovabili, senza indugi, qualunque sarà il risultato del referendum. Questo significa, ad esempio, aumentare progressivamente gli oneri delle concessioni nazionali per l’estrazione di gas naturale e petrolio, oggi tra i più bassi in Europa, possibilmente utilizzando i relativi proventi non tanto per ulteriori e dissennati incentivi alle rinnovabili, quanto per ricerca e sviluppo sulle tecnologie di accumulo energetico, o per creare una rete di distributori elettrici capillare e alla portata di tutti, o per incentivare la trasformazione degli impianti termici dal gas alle pompe di calore elettriche. Insomma, non ci sono bacchette magiche e la strada è lunga, ma la direzione indicata è certamente quella.



    Articolo interessante che si situa in un posizione più equilibrata.

  3. #123
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    Re: Referendum trivellazioni

    Insomma.
    Non considera il fatto che una vittoria del sì avrebbe effetti disastrosi, al di là degli effetti di legge, che avrebbe una vittoria del sì, immobilizzando, ancor più di quanto già lo sia, il settore estrattivo italiano.

    Allo stesso modo non viene considerato che sui campi in questione difficilmente qualcuno sarà disposto a spendere soldi per attività di ottimizzazione, con tutto quello che ne consegue in termini di produzione, investimenti e indotto.

  4. #124
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    Re: Referendum trivellazioni

    Non ho capito una cosa: se vincesse il si, salterebbe l'attuale automatismo che prevede proroghe automatiche a seguito della conclusione del periodo di concessione. Perché ciò viene interpretato come chiusura delle installazioni? Non potrebbero essere concesse comunque proroghe non automatiche, ovvero rinegoziate?

  5. #125
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    Re: Referendum trivellazioni

    Non sono automatiche.
    Bisogna presentare ogni volta studi a supporto.

    Col sì si impedirebbe di chiedere il rinnovo.

  6. #126
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    Re: Referendum trivellazioni

    Sono andato a vedere il DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152, perché qui mi pare nessuno abbia le idee molto chiare.

    In realtà ad impedire nuove trivellazioni entro le 12 miglia è il decreto stesso ("...sono vietate le attivita' di ricerca, di prospezione nonche' di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9. Il divieto e' altresi' stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi gia' rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento"), solo che con la frase che i promotori del referendum si propongono di abrogare i titoli abilitativi gia' rilasciati terminerebbero (una volta richieste le proroghe finora sempre riconosciute) con l'esaurimento del giacimento, mentre senza terminerebbero alla scadenza.

    Quindi l'incidenza del referendum, qualora vincesse il si, sarebbe limitata ai 21 giacimenti in essere entro le 12 miglia, o meglio a quanti di questi saranno ancora sfruttabili dopo la scadenza delle attuali concessioni. Tutte le altre eventuali concessioni entro le 12 miglia sono già vietate dal decreto, tutte quelle al di fuori comunque possibili.


    Insomma, chi voleva trivellare anche entro le 12 miglia e ce l'ha contro il danno per gli investimenti e blablabla, deve prendersela con Renzi e la sua legge di stabilità 2016, visto che i divieti già fissati e permanenti a prescindere dall'esito del referendum li ha stabiliti quella.

  7. #127
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    Re: Referendum trivellazioni

    a dire il vero lo si è sempre detto che le perforazioni entro le 12 miglia sono già vietate, e che il referendum porterebbe all'abbandono obbligatorio delle strutture già esistenti

  8. #128
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    Re: Referendum trivellazioni

    Infatti parlavo di interventi di ottimizzazione produzione, mica di nuove perforazioni (per l'ennesima volta non trivellazioni).

  9. #129
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    Re: Referendum trivellazioni

    io l'ho scritto giusto (unico), non mi vuoi un po' bene? <3

  10. #130
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    Re: Referendum trivellazioni

    E, in ogni caso, come già detto, il sì sarebbe un colpo anche per le concessioni oltre le 12 miglia e per le onshore.

  11. #131
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    Re: Referendum trivellazioni

    Citazione Originariamente Scritto da Moloch Visualizza Messaggio
    a dire il vero lo si è sempre detto che le perforazioni entro le 12 miglia sono già vietate, e che il referendum porterebbe all'abbandono obbligatorio delle strutture già esistenti
    Alla scadenza e ammesso che i giacimenti non si siano esauriti nel frattempo. Insomma i vari ingegner Cane che parlano di mille migliaia di posti di lavoro perduti la stanno facendo molto più grossa del dovuto.

  12. #132
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    Re: Referendum trivellazioni

    rimane un'idiozia che andrà ad impattare in maniera rilevante sull'economia di precise aree geografiche, come la romagna, senza apportare un beneficio che sia uno

  13. #133
    Senior Member L'avatar di iWin uLose
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    Re: Referendum trivellazioni

    Anche immaginare danni molto più gravi di quelli reali rimane un'idiozia

  14. #134
    Senior Member L'avatar di caesarx
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    Re: Referendum trivellazioni

    Ma perché appoggiare qualcosa che crea solo danni senza migliorare nulla...
    ...there's no need to say thank you, the best way to say it is beeing here and fight with us. - Skip

  15. #135
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    Re: Referendum trivellazioni

    Citazione Originariamente Scritto da caesarx Visualizza Messaggio
    Ma perché appoggiare qualcosa che crea solo danni senza migliorare nulla...
    Perchè è ora di smetterla con le giovani madri che mettono al mondo bimbi focomelici e con le giovani delfine che vedono, impotenti, i loro delfinini spiaccicarsi la zucca contro i piloni di sostegno delle piattaforme.
    Io non voglio più vivere in un mondo del genere, e tu?


  16. #136
    Marotta Vattene L'avatar di MrVermont
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    Re: Referendum trivellazioni

    Regalate un casco ai Delfini e bon.

  17. #137
    Senior Member L'avatar di iWin uLose
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    Re: Referendum trivellazioni

    Personalmente non appoggio nulla. Come detto sopra però il divieto entro le 12 miglia è stabilito dal decreto, che peraltro credo abbia recepito la normativa europea valida in tutto il continente sul tema.

    Quindi tutta la storia della perdita dei posti di lavoro è una bufala/deliberata disinformazione, visto che l'esito del referendum stabilirà solo se i posti di lavoro connessi alle estrazioni entro le 12 miglia cesseranno un po' prima o un po' dopo, ma sono comunque destinati a scomparire. Mentre già ora non se ne possono inaugurare di nuove, indipendentemente dall'esito del referendum.

    Alla fine il risultato di questo referendum è poco più che simbolico.

  18. #138
    Disagio&Disagi, Inc. L'avatar di Moloch
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    Re: Referendum trivellazioni

    Citazione Originariamente Scritto da caesarx Visualizza Messaggio
    Ma perché appoggiare qualcosa che crea solo danni senza migliorare nulla...
    per fare un dispetto a renzi, chiaramente

  19. #139
    Senior Member L'avatar di iWin uLose
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    Re: Referendum trivellazioni

    Un bel dispettino a Renzi sarebbe bocciargli quella porcata di riforma costituzionale col referendum del prossimo autunno, ma immagino che per l'occasione mobiliterà tutta le servitù in un modo che non si è mai visto prima.

  20. #140
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    Re: Referendum trivellazioni

    Citazione Originariamente Scritto da iWin uLose Visualizza Messaggio
    Personalmente non appoggio nulla. Come detto sopra però il divieto entro le 12 miglia è stabilito dal decreto, che peraltro credo abbia recepito la normativa europea valida in tutto il continente sul tema.

    Quindi tutta la storia della perdita dei posti di lavoro è una bufala/deliberata disinformazione, visto che l'esito del referendum stabilirà solo se i posti di lavoro connessi alle estrazioni entro le 12 miglia cesseranno un po' prima o un po' dopo, ma sono comunque destinati a scomparire. Mentre già ora non se ne possono inaugurare di nuove, indipendentemente dall'esito del referendum.

    Alla fine il risultato di questo referendum è poco più che simbolico.
    Ma leggere i post?
    Ripeto:
    No rinnovo concessioni = Stop attività sui campi che ricadono in quelle concessioni, nessuno spende milioni di campi con vita breve; di conseguenza meno contrattiste che lavorano, minore richiesta di opere ad alto livello ingegneristico che hanno dietro una filiera bella lunga e via di conseguenza.

    Inoltre il sì avrebbe sicuramente un effetto anche su tutte le altre concessioni offshore e onshore, andando a paralizzare un settore già paralizzato.

    Infine non c'è nessuna direttiva europea, il tutto deriva dal solito isterismo post-disastro, in questo caso la deepwater horizon.

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