Campioni del mondo!!!
Campioni del mondo!!!
ora dazi difensivi come se non ci fosse un domani e prendiamo gli inglesi per fame
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Ma no, darà ragione agli angli che hanno dimostrato quanto amore hanno per il loro paese
Piuttosto, Manu e company che sono in uk devono tornare subito prima che li lincino!
In Inghilterra sono già arrivati i motociclisti leccatori di lame?
Scotland PM has announced they intend to stay in EU and have another referendum to leave UK...Northern Ireland deputy PM announced they wish to have a referendum to join Ireland as they wish to remain in EU
Cioè ci teniamo lo scarto marcio?
certo che vedere il definitivo sfaldamento dell'uk sarebbe spassoso
Se ci teniamo noi la scartozia, finisce che a prosperare sarà l'Inghilterra e a tossicheggiare la ue ue
Adesso fuori anche dagli europei
Te la farà annusare, ma neanche in maniera diretta. Tipo solo l'odore delle dita dopo che se l'è grattata. Ovviamente si intende tutto in chiave metaforica, non arriverete a condividere una simile intimità.
Gli scozzesi riescono a perdere tutti i referendum
Te la farà annusare, ma neanche in maniera diretta. Tipo solo l'odore delle dita dopo che se l'è grattata. Ovviamente si intende tutto in chiave metaforica, non arriverete a condividere una simile intimità.
Adesso per andare a cagne a Londra bisogna passaportarsi?
Si però risparmi il 10%
Te la farà annusare, ma neanche in maniera diretta. Tipo solo l'odore delle dita dopo che se l'è grattata. Ovviamente si intende tutto in chiave metaforica, non arriverete a condividere una simile intimità.
Ma adesso i fashion blogger italiani che fanno i fighi a Londra, verranno ritenuti illegali e buttati nelle galere londinesi?
E puppen?e beko?nessuno pensa a loro?
La Brexit dallo storico Reform Club. Little England batte Gran Bretagna
Phileas Fogg, qui dentro, fece una scommessa da ventimila sterline: avrebbe compiuto il giro del mondo in ottanta giorni. Ai membri del Reform Club, riuniti nello stesso luogo, ieri sera ne avevo suggerita un’altra: se la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea se ne pentirà, anche prima di ottanta giorni. E la posta in gioco, stavolta, è ben più alta. E’ accaduto. Leave (lasciare la UE) ha ottenuto il risultato che pochi aspettavano e molti temevano. Little England batte Gran Bretagna. Gli inglesi scappano, e non succede spesso.
Il Regno Unito non è più una grande potenza: è una media potenza che sa fare alcune cose molto bene (parlare inglese, vendere servizi, andar per mare, coltivare l’arte, esportare musica e calcio). I problemi del pianeta sono troppo vasti e complessi – le migrazioni e i conflitti, gli accordi commerciali e la finanza globale – perché le democrazie europee li affrontino in ordine sparso. Gli inglesi, da soli, non ce la possono fare. Avrei voluto gridarle, queste cose: ma le regole del club lo impediscono. Sono membro del Reform da trent’anni: è la mia casa londinese (dopo averci vissuto, non ho mai dormito in un albergo in questa città). Ed è importante trovarsi a casa quando i proprietari prendono decisioni fondamentali per la loro vita. E la nostra, in questo caso.
Il referendum britannico sull’Europa era storico: per una volta, l’aggettivo non è abusato. E il Reform Club ha dimestichezza con la storia. Come gli inglesi, del resto, che la masticano con una passione sconosciuta ad altri popoli (e non usano rimuoverla, anche quando provoca imbarazzo). Il club ha aperto le porte centottanta anni fa, nel 1836. Esattamente dov’è oggi: 104 Pall Mall, dentro un edificio modellato su Palazzo Farnese a Roma. L’architetto, Sir Charles Barry, non voleva copertura sull’atrio centrale, come nel modello originale. Poi è stato convinto che il clima di Londra non era il clima di Roma, e ha aggiunto una cupola di vetro. Eravamo in tanti là sotto, la notte scorsa. Un salone dove sono passati Disraeli e Gladstone, Lloyd George e un giovane, iracondo Churchill. Tutti ad aspettare, con un bicchiere in mano e un po’ di preoccupazione nello sguardo.
Per la Referendum Evening – è solo la terza consultazione nella storia del Regno Unito - il club aveva piazzato grandi televisori all’ingresso, esteso l’orario della Coffee Room (il ristorante, non servono il caffè) e tenuto aperta la Smoking Room (la sala di lettura, dove non si può fumare). Noi ci siamo chiusi a scrivere nella Study Room dove c’era poco da studiare, ormai: bisognava solo aspettare i risultati finali, che sono arrivati all’alba. Nella Study Room, verso le 20, sono entrati un australiano, una sudafricana, un inglese. Ha detto il primo: “Io spero fortemente che rimangano! Perché la permanenza del Regno Unito è fondamentale per l’Europa, l’Europa è fondamentale per la pace del mondo, e l’Australia fa parte del mondo. Lo sa anche lui, questo pom (inglese)!”. Avremmo dovuto dirgli: illuso! Ma non l’abbiamo fatto. Un socio, esperto di statistica, verso le 21 si è alzato e tutti hanno taciuto per ascoltarlo: “Otto sondaggi su dieci per Remain”, afferma sicuro. Ha detto un altro, verso le 22: “Vengo da Downing Street: Remain chiuderà al 58%”. Un terzo, poco dopo: “Secondo me si resta in Europa, ma con una percentuale più bassa: 52%”. Un quarto, intorno a mezzanotte: “Stasera decideremo che tipo di nazione vogliamo essere”.
Ora lo sappiamo: una nazione che ha scelto il passato, 52% contro 48%. Speriamo non debba pentirsene. Il barista, ieri sera, aveva preparato due cocktail: Remain (Prosecco, Schnapp, Pesca) e Leave (Prosecco, Blue Curaçao, Arancia). Diceva di vendere più il primo, ma a un certo punto – mentre l’atrio, lentamente, si svuotava – ha chiuso bottega.
I dipinti, dentro le cornici dorate, la notte scorsa hanno assistito a uno spettacolo inconsueto: il Regno Unito ha deciso il suo destino in modo emotivo, e non l’aveva mai fatto. Chissà cos’avrebbero votato Charles Dickens, William Makepeace Thackeray e Arthur Conan Doyle - tutti, in passato, membri del Reform Club. I primi due avevano i titoli giusti per l’occasione: Grandi speranze (da una parte e dall’altra) e La fiera delle vanità (non si spiegherebbe la trasformazione di Boris Johnson da europeista convinto a leader della Brexit). In quanto a Conan Doyle, avrebbe potuto affidare a Sherlock Holmes un’indagine affascinante: cos’è venuto in mente da David Cameron di indire un referendum su un tema tanto complesso e così facile da strumentalizzare?
La campagna prima del voto è stata perfida e, quel che è peggio, superficiale. I paladini del Leave hanno puntato sulla paura dell’immigrazione, senza considerare i fatti. La Gran Bretagna vive - letteralmente - sugli immigrati: dai medici agli infermieri, dai camerieri ai calciatori, dagli autisti ai dentisti. Anche i sostenitori del Remain hanno provato a spaventare i cittadini. Non hanno detto che l’Unione Europea fosse meglio; hanno ripetuto, allo sfinimento, che uscirne era peggio. Solo l’omicidio della parlamentare laburista Jo Cox ha scosso le coscienze. Ma non ha cambiato il risultato. Il Reform Club non si schiera e non rappresenta un campione statistico; ma l’impressione è che, tra i soci inglesi, sette su dieci abbiano votato per restare nell’Unione. I Brexiteers, però, si sono fatti sentire. I nomi non sono consentiti: ma uno di loro, con un incarico di partito, ha provocato un certo sconquasso quando cercato di coinvolgere il club nella sua crociata pro-Leave.
Una posizione che sembra poco congeniale allo spirito di questo posto. Il Reform Club prende infatti il nome dal Reform Act del 1832, che modificava il sistema elettorale e allargava il diritto di voto alla borghesia. E’ stato, nel corso del XIX secolo, il club liberale di Londra, “noto per lo spirito radicale e progressista”. E’ rimasto tale nel XX secolo. E’ stato il primo ad ammettere le donne come soci, nel 1981; a concentrarsi sulla qualità della cucina; e a fornire stanze da letto per i soci venuti da lontano (ora ne ha 48, di cui 26 con bagno). Ancora oggi, al momento dell’adesione, i membri devono sottoscrivere un’adesione ai principi liberali. Quando firmò anche un consigliere dell’Ambasciata Sovietica, negli anni Ottanta, in molti si chiesero se fosse sincero.
Mentre la luce torna sugli Waterloo Gardens, i liberali e i progressisti insonni del Reform Club hanno qualcosa da festeggiare? Non sembra proprio. Il Regno Unito scappa, e non l’ha mai fatto. E’ uscito dal club sbattendo la porta: e non si fa.
Beppe Severgnini
Una vittoria dei vecchi sostanzialmente. Tanto con 10 anni di aspettativa di vita si possono godere il trionfo morale e l'orgoglio di UK Masterrace senza pagarne troppo eventuali conseguenze: a far la fame, alla peggio, saranno i rEgazzini. Tutto cio è molto europeo/italiota
Ultima modifica di Milton; 24-06-16 alle 07:40
In questo mondo / contempliamo i fiori; / sotto, l’inferno (Kobayashi Issa)
And more to come - you could have Donald Trump in the White House. I feel like this is how Chapter 1 of World War III starts.
"Early in 2016 populist movements began to take hold as two of the most unpopular candidates in U.S. History ran for office. To everyone's surprise, Trump won. But shortly before that, the UK left the European Union, sending economic shockwaves throughout the world. Greece and Italy finally ran out of money. North Korea managed to bomb someone other than themselves, and Iran finally started nuking its enemies. We can trace this back to Top Gear abruptly ending, leaving the UK endlessly bored and hopeless."
si deve riconoscere a Sevegnini che è un maestro nel non dire nulla con tante parole.