MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZZA]

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Discussione: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZZA]

  1. #1
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    MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZZA]


    Igiaba Scego, scrittrice



    Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, è morto.

    Quando ho letto la notizia mi è mancato il fiato.

    Davvero è successo?

    Davvero si può scappare da Boko haram, uno dei gruppi terroristici più efferati del mondo, e non sopravvivere all’Italia?

    Davvero l’Italia è peggio di Boko haram?

    Penso alla moglie che ha assistito impotente all’omicidio. Penso a quegli attimi prima della morte di Emmanuel. Mi immagino una coppia in una tranquilla sera di estate a Fermo, mano nella mano, progettando il futuro. E poi un uomo nel buio, il suo odio, la sua spranga, il sangue, il cervello che schizza tutto intorno, la paura, il dolore, la furia.

    Dicono che è stato un ultrà. Che parola strana ultrà. Non ha un reale significato. Ti rimanda allo stadio, alle curve, al tifo. Però nasconde a volte anche altro. Nasconde il razzismo, il fascismo, un certo gusto di menar le mani. Ma dire ultrà, ripeterlo in tutti i telegiornali, è anche un modo di non prendersi le responsabilità di un atto efferato. È lui, solo lui, l’uomo con la spranga, il colpevole, sembrano giustificarsi tutti. Lui, un balordo, uno strano, un emarginato in fondo. Succede, sembra dire la vulgata pubblica, non è colpa nostra se ci sono certe bestie in giro. E ci dimentichiamo che una bestia non nasce per caso. Che anche un omicidio a sfondo razziale è terrorismo.

    “Not in my name”, l’ho scritto e detto tante volte contro gli attentati jihadisti. Ci siamo schierati quando occorreva farlo e odiosamente nessuno lo ha notato. Il mondo islamico a cui appartengo sa di essere la prima vittima del terrorismo, ma sa anche che il terrorismo nasce dalle sue devianze. E anche il razzismo, l’odio di cui è avvolto tutto il paese, è roba nostra. Made in Italy. Non è un fatto isolato. E ora, dopo la morte di Emmanuel, non possiamo far finta di nulla. Dobbiamo capire da dove viene quest’odio, quali sono le cause profonde di questa sciagura.

    Dopo l’omicidio di Jerry Maslo, nel 1989, l’Italia si risvegliò più brutta, più sporca e più cattiva

    Ed ecco che il nome di Emmanuel Chidi Namdi si mischia con tanti altri con Ahmed, Jerry, Abba, Samb.

    Non è la prima volta che succede.

    Il primo di cui ho memoria era un somalo, uno studente promettente caduto in disgrazia, di nome Ahmed Ali Giama.

    Ahmed era arrivato a Roma nel 1978. Alle spalle aveva una borsa di studio in Unione Sovietica, la voglia di cambiare il mondo, un comunismo a cui credeva più di se stesso. Poi qualcosa andò storto nella sua vita. L’Unione Sovietica lo rimandò a casa, in Somalia, perché il suo comportamento era stato considerato inopportuno. La motivazione ufficiale era che “beveva troppo”. Ma Ahmed Ali Giama sapeva di non bere più degli altri, sicuramente non più di quanto si faceva in Russia. Si sentiva vittima di una profonda ingiustizia.


    Ahmed arriva in Italia perché fugge da una dittatura militare, quella di Siad Barre, che gli sta stretta. Ma anche qui niente va bene. Una vita sempre più ai margini, tra i cartoni e le mense che offrono un po’ di cibo. E poi quella notte terribile, tra il 21 e il 22 maggio 1979, quattro ragazzi annoiati gli danno fuoco e lui muore senza un perché sotto l’arco del tempio della Pace, a Roma. I ragazzi erano fascisti? Uno aveva simpatie di destra, ma la ragazza era una che stava nei movimenti, una compagna. Un omicidio né di destra né di sinistra. Solo un grande squallore.

    Poi c’è stato Giacomo Valent a Udine. Era uno studente brillante. Anche la sua famiglia era brillante. Una famiglia di quelle che si vedono nei telefilm americani. Il padre era stato cancelliere dell’ambasciata italiana in Jugoslavia e la madre era una splendida somala di nome Egal Ubax Osman. Una coppia che univa il bianco e il nero, con figli belli, eleganti, brillanti. A Udine una famiglia così non l’avevano mai vista. Le ragazze andavano in visibilio per quei Valent. Davvero erano fantascienza. Giacomo, poi, era di sinistra e questo lo rendeva ancora più bello, ancora più tosto. A volte a scuola discuteva con i compagni di destra. Qualcuno lo chiamava scimmia e usava il razzismo perché non aveva argomenti davanti a quel ragazzo così intelligente. Giacomo non si lamentava mai per le battutacce. Andava avanti a testa alta. Sapeva di valere.

    Fu così che molti a Udine cominciarono a non sopportare quella famiglia troppo perfetta. Come si permetteva quel “negro” di frequentare una scuola friulana esclusiva? Dovevano dargli una lezione. E poi era troppo di sinistra. E così Giacomo pagò quell’odio strisciante. Due compagni di classe lo attirarono con una scusa in un capanno e lì giù botte e coltellate. Daniel P. (14 anni) e Andrea S. (16 anni) volevano dare una lezione a un diverso. E la lezione furono 63 coltellate che lasciarono Giacomo in un lago di sangue. Era il 1985.

    L’Italia dell’apartheid

    In seguito arrivò il 24 agosto 1989 a Villa Literno. Era già da parecchi anni che giovani africani venivano usati dai caporali per la raccolta dei pomodori. Erano di fatto schiavi, pagati una miseria, per un lavoro faticoso ed estenuante. I ragazzi dormivano in baracche fatiscenti e anche se non c’era spazio per nulla, loro cercavano comunque di trovare un posticino per i loro sogni e il loro futuro che prima o poi sarebbe decollato. Stringevano i denti, “non sarà per sempre”. Lo deve aver pensato anche Jerry Maslo, un sudafricano scappato dall’apartheid. Jerry aveva tanti sogni. Soprattutto quello di poter camminare libero per le strade del suo paese, senza che nessuno gli dicesse dove poteva o non poteva passare. Sognava la fine dell’apartheid. Non mancava molto. Nelson Mandela aveva resistito così tanto in carcere anche per lui. Jerry lo sapeva, ci sperava.

    Ma il giovane sudafricano non vide mai la fine del regime di segregazione razziale perché fu ucciso da chi odiava il colore della sua pelle. Non era il Sudafrica dell’apartheid, era l’Italia dell’apartheid. Quattro persone, con delle calze di nylon sulla testa, fecero irruzione nelle baracche dove dormivano gli africani e cominciarono quella mattanza insensata. Si impossessarono anche di due spiccioli. Ma non erano i soldi il motivo dell’incursione. Il motivo era lo stesso degli assassini di Giacomo Valent: dare una lezione al diverso. L’assassinio di Jerry Maslo fece capire all’Italia che il razzismo non era solo quello degli altri.

    L’Italia si risvegliò più brutta, più sporca e più cattiva. Si parlò tanto di razzismo in quel 1989. Lo stesso grido di dolore, che oggi accompagna la morte di Emmanuel Chidi Namdi, accompagnò la salma di Jerry Maslo. Il funerale fu trasmesso in tv. L’Italia pianse, più per se stessa che per Jerry. Era stato un colpo scoprirsi razzista.

    A quello di Jerry Maslo seguirono altri omicidi. Abdul Salam Guibre, detto Abba, un ragazzo italiano, una seconda generazione, originario del Burkina Faso preso a sprangate a Milano perché aveva rubato un pacco di biscotti. Lenuca Carolea, Menji Cloptar, Eva Cloptara, Danchiu Caldaran, bambini rom morti in un rogo a Livorno. Samb Modou e Diop Mor, uccisi a Firenze da un simpatizzante di Casa Pound .
    E come non ricordare, solo due mesi fa, Mohamed Habassi, torturato e ucciso nel silenzio generale dei mezzi d’informazione e della politica? Torturato non a Raqqa, ma a Parma?


    Ed ecco che improvvisamente ripenso alle parole sentite in uno spettacolo teatrale. In scena Mohamed Ba, attore e mediatore culturale senegalese. Mohamed il 31 maggio 2009 fu pugnalato mentre aspettava l’autobus a Milano. Un uomo gli si era avvicinato dicendo: “Qui c’è qualcosa che non va”. Poi arrivò quella pugnalata allo stomaco. Mohamed Ba è vivo per miracolo. Non fu soccorso subito. La gente non si fermò ad aiutarlo. L’odio era nella mano che lo aveva pugnalato, ma anche nello sguardo indifferente di chi non lo aveva soccorso mentre si stava dissanguando.

    Odio gli indifferenti, aveva detto Gramsci in tempi molto simili ai nostri. Ed è proprio l’indifferenza per questo odio, che viene sparso ogni giorno da giornali, tv e leader politici, che uccide e tortura. Ci siamo abituati ai titoli razzisti e urlati dei mezzi d’informazione, alle battute politicamente scorrette e agli articoli “perbene” scritti da persone “insospettabili” che parlano di civiltà superiori, di occidente moderno contro selvaggi di diversa provenienza. E siamo indifferenti verso la storia di questa Italia che si è formata e costruita sul razzismo e sul solco che ha tracciato sulla pelle del diverso.


    Dopo l’unità d’Italia si dovevano fare gli italiani, quante volte ce lo hanno detto a scuola? Nel 1861 gli italiani, di fatto, non esistevano. Esistevano i lombardi, i siciliani, i piemontesi, i toscani. L’Italia era pura astrazione. Per questo si cominciò a sottolineare l’idea di un italiano bianco ed europeo. Diverso dal suo meridione per prima cosa. Quindi prima si colonizzò il sud Italia, poi si colonizzò l’Africa per rimarcare questa unicità e diversità italiana. E il nero (ma anche il meridionale) divenne, di fatto, quello a cui l’Italia si doveva opporre.

    Una giovane studiosa, Marta Villa, in un suo saggio (contenuto in Costruire una nazione) ricorda un episodio di goliardia tutta maschile legato all’impresa africana. In Calabria un bracciante disoccupato del luogo fu oggetto di uno scherzo a dir poco crudele. Il poveretto aveva il naso schiacciato, la bocca larga, la fronte bassa e un lungo mento che lo faceva somigliare all’imperatore d’Etiopia, contro cui l’Italia di Mussolini aveva non solo scatenato una guerra tra le più assurde del novecento, ma anche una campagna razzista allucinante. Il bracciante fu fatto ubriacare da alcuni abitanti del paese. Poi gli fu impiastricciata la faccia di nerofumo per farlo assomigliare ancora di più a un africano. Infine fu avvolto in un lenzuolo bianco e fu fatto montare su un asino. Così conciato venne portato in giro per il paese, che sfogò la sua violenza su di lui con sputi e cattiverie di ogni genere.


    Gli omicidi a sfondo razziale non sono casi isolati, sono alimentati da un pensiero profondo mai sradicato

    L’Africa, o almeno l’idea di un’Africa da conquistare e sottomettere, era “un perfetto altro da sé atto a rinforzare e così incorporare finalmente l’immagine di una identità italiana condivisa”. I riferimenti alla violenza contro l’altro si ritrovano spesso nelle canzoni fasciste della conquista dell’Etiopia. In Stornelli neri viene detto: “Se l’abissino è nero gli cambierem colore! / A colpi di legnate poi gli verrà il pallore!”. In Povero Selassié, invece, i camerati cantano: “Non piangere, mia cara, stringendomi sul petto / con la pelle del Negus farò uno scendiletto!”.

    In una canzone per bambini, Topolino va in Abissinia, c’è un Topolino fomentatissimo che vuol menare le mani e uccidere tutti. Imbrattare le sue appendici da topo con il sangue di gente aggredita impunemente. Nella canzone Topolino dichiara candidamente che “appena vedo il Negus lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventare bianco dallo spavento”. Ma il Negus non gli basta. Topolino vuole massacrare tutti. E ha un motivo ben preciso, che spiega ai suoi comandanti: “Ho molto premura. Ho promesso a mia mamma di mandarle una pelle di un moro per farci un paio di scarpe”. Ma sua madre non è l’unica ad avere bisogno di pelli. Topolino infatti aggiunge: “A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della Balilla. A mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio”. E poi chiosa: “Me la vedrò da solo con quei cioccolatini”.

    Topolino va in Abissinia, una canzone per bambini….


    La macchina del razzismo

    Gli omicidi a sfondo razziale in Italia non sono casi isolati, sono alimentati da un pensiero profondo che non è stato mai sradicato. Sono atti quasi rituali, che si ripetono uguali a se stessi nel tempo, una rottura del quotidiano che sfoga su un elemento percepito come altro le frustrazioni di una società in crisi. Ecco perché il colonialismo e l’antisemitismo in Italia non sono fatti secondari, incidenti di percorso della nazione. Come ha detto Tatiana Petrovich Njegosh in Gli italiani sono bianchi? Per una storia culturale della linea del colore in Italia (in Parlare di razza, Ombre Corte), sono di fatto “eventi cruciali nella costruzione dell’identità nazionale italiana”.

    Paola Tabet lo aveva già perfettamente spiegato nella prefazione di un volume fondamentale per capire il razzismo in Italia, La pelle giusta. L’antropologa aveva raccolto dei temi di bambini delle elementari dal titolo “Se i miei genitori fossero neri”. In questi temi i bambini scrivono cose come “se i miei genitori fossero neri li metterei in lavatrice con Dasch, Dasch Ultra, Omino Bianco, Atlas, Ace detersivo, Ava, Dixan 2000, Coccolino, Aiax così sarei sicuro che ritornerebbero normali”. I bambini sono razzisti allora? No, certamente. Ma hanno respirato un’aria tossica che considera una pelle giusta e l’altra sbagliata.

    Per Paola Tabet il dispositivo xenofobo è “come un motore di un’automobile” che “può essere spento, può essere in folle, andare a cinquemila giri. Ma anche spento, è un insieme coordinato. Il sistema di pensiero razzista, che fa parte della cultura della nostra società, è come questo motore, costruito, messo a punto e non sempre in moto né spinto alla velocità massima. Il suo ronzio può essere quasi impercettibile, come quello di un buon motore in folle. Può al momento buono, in un momento di crisi, partire”.

    Ed è ripartito a Fermo, città che già nel 2011 aveva visto l’aggressione di alcuni somali presi di mira da un commando squadrista. Occorre fermare quel ronzio di cui parla Paola Tabet. Un ronzio fatto di mezzi d’informazione che flirtano con il razzismo, di leader politici che incitano all’odio per una manciata di voti, di benpensanti che pensano male abbracciando apocalittici scontri di civiltà. Dobbiamo fermare quel ronzio. Perché l’Italia merita di vivere in armonia abbracciando tutti i suoi colori.
    Ultima modifica di Cesarino; 07-07-16 alle 18:48

  2. #2
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    e delle sprangate, nulla?

    https://www.worldoftrucks.com/en/onl...e.php?id=92274
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  3. #3
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    io sono sempre stato favorevolissimo all'immigrazione femminile

  4. #4
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Zhuge Visualizza Messaggio
    e delle sprangate, nulla?
    Fa parte della kultura nigeriana, quindi tutto regolare

    Also minchia che rant da neozecche progressiste

  5. #5
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    failbook si sta popolando di ste minchiate antirassiste a orologeria

  6. #6
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Mancini, 39 anni, è titolare di una grossa azienda zootenica a Fermo, che conta una cinquantina di tori, con la passione per il pugilato. Alto circa un metro e 90 e corpulento, è un volto noto della tifoseria ultras della locale squadra di calcio. Per le sue violenze sugli spalti era già stato raggiunto in passato da un provvedimento di Daspo del Questore di Ascoli Piceno. Secondo una ricostruzione ancora molto frammentaria dei fatti, due sere fa Mancini ha insultato la compagna di Emmanuel Namdi, Chimiary, gridandole «scimmia africana» e strattonandola, tanto da provocarle alcune escoriazioni. Secondo quanto riportano alcuni media locali sarebbe stato il migrante ad aver sradicato, per difendersi, un paletto stradale per colpire l'uomo. Mancini , dopo essere stato colpito, però ha sferrato un pugno a Namdi, che è stramazzato a terra, battendo la testa, prima di essere colpito ancora. Le condizioni del nigeriano, entrato in coma irreversibile, erano apparse subito disperate. Poi la morte, in ospedale. Alla scena avrebbero assistito tre testimoni, e un amico che era insieme all'ultrà.

  7. #7
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Antonella ******** Oggi nessuno si sente Nigeriano? Oggi...Je suis Nigerienne! Je suis Emmanuel Chidi Nandi, sfuggito a Boko Haram, ucciso da un Italiano razzista, ho donato i miei organi al popolo Italiano!

    Marco ****** Certo, due sposini negri in cerca di guai che prendono a sprangate due poveri neonazisti che erano a romanticheggiare sulla panchina. No al razzismo contro gli ultras, in fondo sono inferiori ma pur sempre una razza spaciale, che merita di sopravvivere nutrita a banane nelle sue gabbie.

  8. #8
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Caro Beppe, l’assassinio del povero Emmanuel Chidi Namdi a Fermo era stato preceduto da diversi altri delitti operati da neri africani recentemente approdati in Italia. E, nella sua brutale scellerataggine, era prevedibile e previsto, e non sarà certamente l’ultimo ma il primo di una serie, inevitabile, data la situazione. Solo una classe dirigente incapace, lontana e assente dai problemi della gente e degli stessi “immigrati”, poteva arrivare non a tollerare, ma addirittura favorire questa invasione. E chi nega l’evidenza che di invasione si tratta, è in malafede. Rovesciare sulla nostra popolazione decine di migliaia di persone così diverse da noi, così distanti, così lontane dal nostro modo di vivere (lingua, religione, cibo, abitudini igienico-sanitarie, livelli scolastici, aspirazioni, attitudini mentali), è una politica criminale e una scuola accelerata di razzismo, e le conseguenze saranno disastrose. Possiamo tranquillamente raffigurarci l’Italia come un inferno bosniaco prossimo venturo, alla faccia di chiunque vede in questa tragedia un “dono di Dio”. Ci sono già state spedizioni punitive anti-immigrati e scontri fra immigrati di diverse etnie e religioni. Ma ai buonisti non basta ancora: finché il guadagno di questo commercio di carne umana supererà quello della droga, aspettiamoci il peggio. E se i politici spendono ogni grammo di energia per tendere ed evitare trabocchetti che interessano il potere, sarà inutile gridare al razzismo per allentare la tensione. I sistemi per rallentare il flusso ci sono, ma non vedo alcuna volontà di affrontare il problema seriamente.

  9. #9
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Cesarino Visualizza Messaggio



    Una giovane studiosa, Marta Villa, in un suo saggio (contenuto in Costruire una nazione) ricorda un episodio di goliardia tutta maschile legato all’impresa africana. In Calabria un bracciante disoccupato del luogo fu oggetto di uno scherzo a dir poco crudele. Il poveretto aveva il naso schiacciato, la bocca larga, la fronte bassa e un lungo mento che lo faceva somigliare all’imperatore d’Etiopia, contro cui l’Italia di Mussolini aveva non solo scatenato una guerra tra le più assurde del novecento, ma anche una campagna razzista allucinante. Il bracciante fu fatto ubriacare da alcuni abitanti del paese. Poi gli fu impiastricciata la faccia di nerofumo per farlo assomigliare ancora di più a un africano. Infine fu avvolto in un lenzuolo bianco e fu fatto montare su un asino. Così conciato venne portato in giro per il paese, che sfogò la sua violenza su di lui con sputi e cattiverie di ogni genere.

    Gli omicidi a sfondo razziale non sono casi isolati, sono alimentati da un pensiero profondo mai sradicato

    L’Africa, o almeno l’idea di un’Africa da conquistare e sottomettere, era “un perfetto altro da sé atto a rinforzare e così incorporare finalmente l’immagine di una identità italiana condivisa”. I riferimenti alla violenza contro l’altro si ritrovano spesso nelle canzoni fasciste della conquista dell’Etiopia. In Stornelli neri viene detto: “Se l’abissino è nero gli cambierem colore! / A colpi di legnate poi gli verrà il pallore!”. In Povero Selassié, invece, i camerati cantano: “Non piangere, mia cara, stringendomi sul petto / con la pelle del Negus farò uno scendiletto!”.

    In una canzone per bambini, Topolino va in Abissinia, c’è un Topolino fomentatissimo che vuol menare le mani e uccidere tutti. Imbrattare le sue appendici da topo con il sangue di gente aggredita impunemente. Nella canzone Topolino dichiara candidamente che “appena vedo il Negus lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventare bianco dallo spavento”. Ma il Negus non gli basta. Topolino vuole massacrare tutti. E ha un motivo ben preciso, che spiega ai suoi comandanti: “Ho molto premura. Ho promesso a mia mamma di mandarle una pelle di un moro per farci un paio di scarpe”. Ma sua madre non è l’unica ad avere bisogno di pelli. Topolino infatti aggiunge: “A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della Balilla. A mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio”. E poi chiosa: “Me la vedrò da solo con quei cioccolatini”.

    Topolino va in Abissinia, una canzone per bambini….

    La macchina del razzismo
    https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra...e_della_guerra

    https://it.wikipedia.org/wiki/Faccet...igini_e_storia



    "Il bando De Bono che sopprimeva la schiavitù nel Tigrè. L'abolizione della schiavitù fu uno dei primi provvedimenti presi dal governo coloniale italiano in Etiopia"


  10. #10
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Recidivo Visualizza Messaggio
    L'abolizione della schiavitù fu uno dei primi provvedimenti presi dal governo coloniale italiano in Etiopia"

    nemmeno i fasci volevano le "risorse" di boldriniana memoria

  11. #11
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da NOXx Visualizza Messaggio
    nemmeno i fasci volevano le "risorse" di boldriniana memoria
    Che poi, la canzone coloniale Italiana, "Faccetta nera" e' proprio l'antitesi del razzismo.



    "Se tu dall'altipiano guardi il mare,
    Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
    Vedrai come in un sogno tante navi
    E un tricolore sventolar per te.

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    La legge nostra è schiavitù d'amore,
    il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
    vendicheremo noi CAMICIE NERE,
    Gli eroi caduti liberando te!

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    Faccetta nera, piccola abissina,
    ti porteremo a Roma, liberata.
    Dal sole nostro tu sarai baciata,
    Sarai in Camicia Nera pure tu.

    Faccetta nera, sarai Romana
    La tua bandiera sarà sol quella italiana!
    Noi marceremo insieme a te
    E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re!"

  12. #12
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Recidivo Visualizza Messaggio
    Che poi, la canzone coloniale Italiana, "Faccetta nera" e' proprio l'antitesi del razzismo.



    "Se tu dall'altipiano guardi il mare,
    Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
    Vedrai come in un sogno tante navi
    E un tricolore sventolar per te.

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    La legge nostra è schiavitù d'amore,
    il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
    vendicheremo noi CAMICIE NERE,
    Gli eroi caduti liberando te!

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    Faccetta nera, piccola abissina,
    ti porteremo a Roma, liberata.
    Dal sole nostro tu sarai baciata,
    Sarai in Camicia Nera pure tu.

    Faccetta nera, sarai Romana
    La tua bandiera sarà sol quella italiana!
    Noi marceremo insieme a te
    E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re!"
    Ma sì infatti ma di che stiamo parlando, erano così liberali e buoni. Ahhhh mannaggia che non c'è più Lui: era il baluardo della libertà

  13. #13
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Zodd00 Visualizza Messaggio
    Ma sì infatti ma di che stiamo parlando, erano così liberali e buoni. Ahhhh mannaggia che non c'è più Lui: era il baluardo della libertà
    rode eh?

  14. #14
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Zodd00 Visualizza Messaggio
    Ma sì infatti ma di che stiamo parlando, erano così liberali e buoni. Ahhhh mannaggia che non c'è più Lui: era il baluardo della libertà
    Guarda che prima delle legge razziali (dovute alla forte influenza tedesca ed al declino del fascismo) il fascismo non era intrinsicamente razzista. Nazismo e' diverso da fascismo. Dopo quasi cento anni si potrebbe anche incominciare ad analizzare quel periodo storico un po' piu' criticamente.

    Il che non vuol dire approvare l'ideologia, sottovalutare i difetti o cancellare le tantissime colpe. Pero' si potrebbe cercare di andare un po' piu' in la' del Duce cacapupu'.

  15. #15
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da mattiacre Visualizza Messaggio
    Guarda che prima delle legge razziali (dovute alla forte influenza tedesca ed al declino del fascismo) il fascismo non era intrinsicamente razzista. Nazismo e' diverso da fascismo. Dopo quasi cento anni si potrebbe anche incominciare ad analizzare quel periodo storico un po' piu' criticamente.

    Il che non vuol dire approvare l'ideologia, sottovalutare i difetti o cancellare le tantissime colpe. Pero' si potrebbe cercare di andare un po' piu' in la' del Duce cacapupu'.
    il razzismo è roba da biondi (cit)

  16. #16
    Il Drago Dormiente L'avatar di Zhuge
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Recidivo Visualizza Messaggio
    Che poi, la canzone coloniale Italiana, "Faccetta nera" e' proprio l'antitesi del razzismo.



    "Se tu dall'altipiano guardi il mare,
    Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
    Vedrai come in un sogno tante navi
    E un tricolore sventolar per te.

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    La legge nostra è schiavitù d'amore,
    il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
    vendicheremo noi CAMICIE NERE,
    Gli eroi caduti liberando te!

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

    Faccetta nera, piccola abissina,
    ti porteremo a Roma, liberata.
    Dal sole nostro tu sarai baciata,
    Sarai in Camicia Nera pure tu.

    Faccetta nera, sarai Romana
    La tua bandiera sarà sol quella italiana!
    Noi marceremo insieme a te
    E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re!"
    epperò che stile, che poesia, altro che bandiera rossa

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  17. #17
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Citazione Originariamente Scritto da Kurtz Visualizza Messaggio
    il razzismo è roba da biondi (cit)
    Dimmi tutto.

  18. #18
    Senior Member L'avatar di Cesarino
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    http://www.ilpost.it/2016/07/08/omic...l-chidi-namdi/

    Come sono andate le cose
    Cosa sia successo esattamente non è ancora del tutto chiaro e ci sono almeno due momenti che sono molto diversi a seconda di chi racconta la storia. Chinyere ha detto che lei e Emmanuel Chidi Namdi stavano passeggiando quando sono stati prima insultati e poi aggrediti. Mancini, che è stato interrogato ieri dai pubblici ministeri, sostiene che lui e un amico avrebbero visto la coppia di nigeriani, insieme a una terza persona che si è subito allontanata, armeggiare intorno a un’auto parcheggiata. Per paura che volessero danneggiarla o rubarla avrebbero chiesto alla coppia di allontanarsi.

    La seconda cosa da chiarire riguarda chi si è avvicinato per primo e chi per primo ha aggredito chi. Su questo punto le versioni di Chinyere e quella di Mancini e di due testimoni che hanno assistito alla scena sono diverse. La compagna di Namdi, intervistata oggi su Repubblica ha detto: «Eravamo usciti per comprare una crema per il corpo. Passeggiavamo, quando all’improvviso quei signori hanno cominciato a insultarmi. “Africans scimmia”, “africans scimmia”. (Mancini) mi ha preso, mi ha spinto, mi ha dato un calcio. Emmanuel mi ha difeso. Quel segnale stradale l’ha preso l’uomo italiano, però, poi lo ha colpito. Ed Emmanuel è caduto per terra».

    Due donne che hanno visto la scena hanno raccontato una lite e colpi reciproci: Namdi, scrive Repubblica riportando le parole delle testimoni tra virgolette senza però chiarire a quale delle due donne si riferiscano, «sferrava colpi tipo mosse di karate, e la donna colpiva quest’ultimo con le scarpe urlando “chi scimmia?… Chi scimmia?». Dopodiché sarebbe stato Namdi a prendere «un cartello stradale munito di pedana e zavorra e, dopo averlo sollevato, a spingerlo contro l’altro uomo colpendolo a una spalla e facendolo cadere». A quel punto Mancini si è rialzato e avrebbe fatto cadere Namdi con un pugno alla testa (Mancini era un pugile).

    La Stampa riporta il nome e il racconto di una delle testimoni: «La parrucchiera Pisana Bacchetti arriva che la rissa è già cominciata, “ero in macchina e non so dire chi abbia cominciato. C’era il nigeriano con un palo della segnaletica stradale in mano, blu con la freccia bianca. Ha colpito Amedeo (Mancini) allo stomaco, e poi glielo ha tirato addosso quando è caduto. Anche la ragazza picchiava. Mordeva. L’altro giovane cercava di separarli ma non c’è riuscito. Amedeo si è rialzato e ha colpito il nigeriano con un pugno. Quello è caduto. Ha sbattuto la testa sul marciapiede. Ho chiamato io la polizia». Che sia stato Namdi a prendere il cartello lo avrebbe raccontato anche Mancini durante il suo interrogatorio. Il Corriere della Sera riporta le parole di Mancini: «quello (cioè Namdi) ha cominciato a menare per primo tirandomi addosso il cartello stradale».

    Il Corriere aggiunge che la Procura sembra ritenere corretta quest’ultima versione, e cioè che sia stato Namdi ad andare per primo contro Mancini con il tubo del cartello facendolo cadere a terra. Ma precisa: «A questo punto, secondo i pm, mentre Emmanuel si allontanava dal luogo della rissa — “manifestando con tale gesto di aver posto fine alla lite e abbassando la guardia” — è stato raggiunto da Mancini che gli ha sferrato un violento pugno al volto: tramortito, l’uomo è caduto rovinosamente a terra».

  19. #19
    Senior Member L'avatar di Cesarino
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    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Simone, fratello della persona accusata ora di omicidio, dichiarazione alla Stampa che leggete oggi: "Mio fratello, quando passa un negro (testuale...) di solito gli tira le noccioline. E' un allegrone, ha avuto una vita difficile"."

  20. #20
    Ginzo
    Guest

    Re: MOLOKK,l’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano [LA PIZ

    Ah, ma allora l'intelligenza è una dote di famiglia

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