La storia
Torino, il veterinario cacciatore di leoni in Africa morto in un incidente di montagna Luciano Ponzetto, 55 anni di Orio Canavese, è caduto in un burrone mentre stava inseguendo una preda. Lo scorso anno era finito nella bufera dopo la diffusione di alcune foto scattate durante un safari di caccia di Elisa Sola shadow 4 1315 5 Si era attirato le critiche e forse anche l’odio degli animalisti quando, dopo aver ucciso un leone in Tanzania, si era fatto immortalare e aveva postato la foto su Facebook, volto compiaciuto e fucile in spalla accanto al grande felino senza vita. Luciano Ponzetto, veterinario di Orio Canavese di 55 anni, è morto cacciando, mentre inseguiva una preda in Valle Soana. Uno scivolone sul ghiaccio lo ha fatto precipitare in un dirupo profondo. Quando sono intervenuti i sanitari per soccorrerlo, era troppo tardi. Come spesso faceva, Ponzetto era partito di buon mattino per una battuta di caccia insieme a un giovane amico nel vallone del Rio Giassetto. L’incidente è avvenuto a quota 2.200 metri nel vallone del Colle delle Oche, sopra Pianprato. Il veterinario, che era bene equipaggiato, essendo un discreto alpinista, ha perso l’equilibrio ed è caduto ruzzolando in un burrone profondo alcune decine di metri. Soltanto dopo un’ora e mezza due squadre del soccorso alpino, insieme ai carabinieri di Ronco Canavese, sono riusciti a recuperare il cadavere. È stato allertato anche il 118 e si è alzato l’elisoccorso. La salma è stata trasportata all’ospedale di Cuorgnè, a disposizione della procura di Ivrea. I carabinieri conoscevano bene Ponzetto. Dopo la pubblicazione su Facebook dei suoi «trofei» — oltre a un leone il dottore aveva pubblicato immagini di sé con un elefantino ucciso, a cui erano seguite le fotografie di un leopardo e di un camoscio — il cacciatore era stato più volte minacciato di morte, da privati cittadini o gruppi ecologisti. Era stato costretto quindi a chiudere il suo profilo sul social, su suggerimento degli stessi militari. A Caluso, davanti al suo studio veterinario, c’erano stati presidi e anche qualche tentativo di irruzione. Lui sul web aveva provato a spiegare: «Io ho il massimo rispetto per gli animali e non ho commesso nessun illecito né di natura amministrativa né deontologica». Ma la schiera di chi non gli perdonava quegli animali cacciati aveva superato i confini dell’Italia. Su Facebook era nato il gruppo «Shame Luciano Ponzetto, the italian vet / Lion Murderer», con commenti anche in inglese e francese. Un italiano, lo scorso agosto, proprio lì aveva scritto: «Una persona come lei che non rispetta la vita di chiunque essere mi fa schifo». E nei mesi scorsi era stata divulgata una petizione, da parte di alcuni colleghi veterinari del Torinese, per chiedere la sua radiazione dall’Albo. Sabato, pochi minuti dopo la notizia del suo decesso, i commenti sui social sono ripresi. Sul profilo di «Tg Amici animali», sotto al post in cui si annuncia la morte di Ponzetto, una signora ha scritto: «Che dire, il dispiacere si prova per ben altre persone. Peggio per lui. Per uno sport è crepato e ha potuto provare l’ebbrezza che ha fatto provare a tutte le sue vittime. Viva la natura». Le ha fatto eco un altro utente: «Il karma torna. La sua professione avrebbe dovuto aprirgli la mente sul rispetto della vita verso tutti gli esseri viventi,ma non bastava salvarne qualcuno per poi dare la morte ad altri». Nessuna pietà.