Kronos The Magazine - Elogio alla Follia Kronos The Magazine - Elogio alla Follia

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Discussione: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia

  1. #1
    Kronos The Mad
    Guest

    Kronos The Magazine - Elogio alla Follia

    H
    Ultima modifica di Kronos The Mad; 12-10-21 alle 23:12 Motivo: V

  2. #2
    Mr.Cilindro
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    ti seguo sempre
    saluto la mamma

  3. #3
    koba44
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Complimenti per la trasmissione.

  4. #4
    Bannato
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    il sismi e il sisde interessatissimi a tutto cio', oltre ai ris di parma e di canicatti'

  5. #5
    TGM 4 Ever L'avatar di Echein
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Bella trasmissione, Fresca e sempre sul pezzo.
    Un saluto a tutti

    Remerbers... Preorders?..NEVER!

  6. #6
    Kronos The Mad
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    44 giorni di tortura: l’omicidio di Junko Furuta




    Il caso di Junko Furuta è probabilmente la vicenda criminale più agghiacciante che abbia interessato il Giappone. La crudeltà e la violenza estrema, perpetrate ai danni di questa giovane ragazza, lasciano sgomenti. Junko Furuta era una studentessa, frequentava un liceo nella Prefettura di Saitama e aveva da poco compiuto 17 anni quando, il 25 Novembre 1988, un giovane appartenente alla yakuza, insieme a tre suoi amici, la rapì all’uscita da scuola. La sua “colpa” fu quella di aver rifiutato le avances del giovane Jo Kamisaku (questo il nome che gli fu dato dopo il processo), anche lui diciassettenne. Fu l’inizio di un calvario fatto di abusi e torture, durato ben 44 giorni. I ragazzi portarono Junko nella casa dei genitori di uno di loro, nel quartiere Ayase di Adachi, Tokyo. I quattro la costrinsero a telefonare ai suoi genitori per tranquillizzarli: le imposero di dire che era fuggita, ma che non era in pericolo così da evitare le ricerche della polizia in seguito alla sua scomparsa. Inoltre, sotto la minaccia di un’intensificazione delle sevizie, le imposero di dire ai genitori del ragazzo, nella cui casa era tenuta prigioniera, di essere la fidanzata di uno di loro. Tuttavia, anche quando divenne evidente che era stata sequestrata, i genitori del ragazzo non fecero nulla per paura di ritorsioni da parte di Kamisaku, noto per i suoi legami con la yakuza. Nel corso dei suoi 44 giorni di prigionia, Junko fu sottoposta a torture di ogni genere: fu violentata più volte al giorno e da più persone; fu costretta a masturbarsi davanti ai suoi stupratori; le furono conficcati nell’ano e nella vagina oggetti di vario tipo come lame, lampadine, bottiglie, forbici; il suo corpo recava segni di ustioni di vario genere; fu costretta a mangiare scarafaggi e a bere urina; fu appesa al soffitto e usata come sacco da boxe. Queste furono soltanto alcune delle indicibili sofferenze che le furono inflitte, tanto che gli organi interni erano lesionati in modo grave, non riusciva a respirare e a mangiare, e non riusciva neppure a stare in piedi, impiegando più di un’ora per raggiungere il bagno che si trovava al piano di sotto. Più volte aveva pregato i suoi aguzzini di porre fine alla sua vita, inutilmente. Il 4 gennaio 1989, però, usando come pretesto la sconfitta a Mahjong Solitaire la ragazza fu percossa, cosparsa di liquido infiammabile e bruciata viva. Il giorno seguente i suoi assassini ne occultarono il cadavere in un barile, che riempirono di cemento e abbandonarono in una discarica.



    I quattro le avevano scattato diverse foto, che evidenziavano le torture a cui l’avevano sottoposta e che furono utilizzate come prova al processo, durante il quale emerse anche che almeno un centinaio di adulti sapeva quanto stava accadendo, o perché avevano preso parte agli stupri o perché ne erano venuti a conoscenza in altro modo, ma nessuno era intervenuto per fermare quella barbarie. Tuttavia, essendo i giovani tutti minorenni, il giudice fu costretto a dar loro una nuova identità, ma i giornalisti della rivista Shukan Bunshun riuscirono a venirne a conoscenza e li pubblicarono, sostenendo che dopo quanto avevano fatto non meritavano alcuna tutela dei loro diritti. Sebbene tutti furono riconosciuti colpevoli, essendo minori la pena inflitta fu inferiore rispetto alla gravità del reato commesso, suscitando grande indignazione popolare. Questo caso, insieme a una serie di drammatici casi di reati che hanno visto come protagonisti dei minori, ha indotto il Parlamento giapponese, sotto la pressante richiesta popolare di sanzioni più dure contro i giovani delinquenti, a rivedere la legge contro la criminalità minorile istituita nel 1949 sotto l’influenza americana e mai modificata. Nel 2001 è stata approvata la nuova normativa che ha riformato i criteri attinenti all’imputabilità, abbassando l’età imputabile a 14 anni, e inasprito le richieste sanzionatorie. In Giappone l’età maggiore è fissata al compimento del ventesimo anno di età di regola, quindi, i reati commessi dagli infraventenni sono di competenza delle Corti Familiari, che svolgono principalmente una funzione di mediazione, fatta eccezione per i reati gravi deferiti alle Corti Distrettuali, una per ogni Prefettura, che sono tribunali di prima istanza con giudice monocratico ad eccezione dei casi più gravi in cui è collegiale. Nel 2009, infatti, il processo penale ha subito la sua più importante riforma dal dopoguerra con l’approvazione di un sistema di giuria mista, che prevede la partecipazione di 6 cittadini insieme a 3 giudici togati. Il collegio decide circa la colpevolezza e il quantum della pena: le pene previste dal codice sono la reclusione con lavoro forzato o la reclusione semplice, l’ammenda, l’arresto, la multa, la pena di morte. Per la condanna occorre oltre alla decisione presa a maggioranza dei membri anche il voto di un giudice togato.

    Fonte
    Ultima modifica di Kronos The Mad; 15-12-16 alle 23:35

  7. #7
    Senior Member L'avatar di GenghisKhan
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Ce n'era davvero bisogno, grazie

  8. #8
    Bannato
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    un giorno questo topic finirà su quarto grado su rete4!




    "la nascita del mostro di canicatti': si faceva chiamare kronos the mad, e nessuno aveva capito CHE NON SCHERZAVA", dopo la pubblicità

  9. #9
    o feio
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Eeeeeeeeeeeccola. Bravo Kronos.

    Un giorno butta dentro anche con 3 guys 1 hammer.
    EOF

  10. #10
    Kronos The Mad
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Citazione Originariamente Scritto da mattex Visualizza Messaggio


    "la nascita del mostro di canicatti': si faceva chiamare kronos the mad, e nessuno aveva capito CHE NON SCHERZAVA", dopo la pubblicità
    Pensa che ho una maschera, creata circa 3 anni fa, ogni anno si rinnova cambiando forma, fra qualche giorno tocca di nuovo


  11. #11
    Cheeki Breeki! L'avatar di Rot Teufel
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    oh yeah

  12. #12
    Senior Member L'avatar di gnappinox1
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Tutte storie orribili, ma interessantissime anche solo per capire fino a che livello si può abbassare l'uomo

    Inviato dal mio Nexus 7 utilizzando Tapatalk

  13. #13
    alberace
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso


  14. #14
    macs
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Iscritto

  15. #15
    Utente in Soggettiva L'avatar di Drogato di FPS
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Appena sottoscritto l'abbonamento annuale
    Molto interessante, per vari motivi.
    Oltretutto, il solo fatto che tu abbia acido molecolare al posto del sangue, ti rende un essere degno di nota a prescindere

  16. #16
    Kronos The Mad
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Stasera per festeggiare, ben 3 e dico treh, storie storiose

    La prima l'abbiamo letta, 44 sfumature di tortura

    Ecco la seconda più soft e la terza non soft
    Ultima modifica di Kronos The Mad; 15-12-16 alle 00:11

  17. #17
    Kronos The Mad
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    La triste fine dei Romanov


    In seguito alla rivoluzione del febbraio 1917, lo zar Nicola II dovette abdicare e iniziarono così una serie di eventi che porteranno all'esecuzione di tutta la famiglia imperiale. Dopo gli iniziali arresti domiciliari, i Romanov vennero trasferiti a Ekaterinburg in una casa confiscata a un mercante. Lì condivisero l'abitazione con delle guardie e vennero sottoposti a numerose angherie tra cui furti e molestie (in particolar modo le figlie di Nicola), oltre a dover sottostare a numerose regole come l'obbligo assoluto di non comunicare con le guardie, il divieto di parlare in lingue diverse dal russo e l'impossibilità di ricevere visite.
    La guerra civile intanto imperversava nel paese e, considerata la rapida avanzata della legione dell'armata bianca, il soviet locale diede l'ordine di accelerare i tempi di esecuzione.
    Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918, la famiglia venne svegliata e venne dato l'ordine di preparare i bagagli per un trasferimento. I Romanov e la servitù vennero condotti nello scantinato e venne dato un nuovo ordine: disporsi per una foto di notifica. Quando venne letta la sentenza, Nicola II ebbe appena il tempo di rivolgere una frase confusa ("Cosa? Cosa?"), mentre le sue figlie capirono e si fecero il segno della croce. Lo zar fu il primo a cadere e lo sparo che lo uccise fu il segnale di avvio alla strage.
    Si sparò per venti minuti su una calca di corpi, eppure c'erano ancora dei sopravvissuti. Le guardie erano sgomente, non riuscivano ad uccidere Aleksej che strisciava sul pavimento insanguinato e tre granduchesse si muovevano percettibilmente. I soldati le trafissero con le baionette ma non riuscivano a farle morire. Più tardi si scoprirà che i loro corsetti erano imbottiti di pietre preziose che le ragazze vi avevano cucito all'interno per non farsele sottrarre dalle guardie.
    Costretto ad agire in fretta e senza ordini precisi, il comandante dell'esecuzione pensò di disfarsi dei corpi della famiglia imperiale, della servitù e persino dei due cagnolini delle principesse, gettandoli nella vecchia miniera.
    I corpi vennero così denudati e fatti a pezzi. Sui resti venne gettato dell'acido per renderli irriconoscibili ma, non ancora del tutto soddisfatti, si decise di passare al fuoco alimentato dalla benzina.
    Sepolti poi i miseri resti di quella che una volta era una delle famiglie imperiali più importanti d'Europa, venne fatta esplodere qualche granata per colmare la buca che fu infine ricoperta di travi e fango. Due corpi vennero bruciati a metà strada, dando vita alla leggenda di Anastasjia.
    Nella foto, Nicola II e i suoi figli sul tetto di una fattoria a Tobolsk nel 1917. Questa è una delle ultime foto dello zar e della sua famiglia.




    Fonte
    Ultima modifica di Kronos The Mad; 15-12-16 alle 23:35

  18. #18
    Kronos The Mad
    Guest

    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Una foto prima di morire


    Robert Ben Rhoades è nato il 22 Novembre 1945 a Council Bluffs, nello stato dello Iowa. Della sua vita si conosce poco, ma forse quel poco riesce ad illustrare come si sia formata la psiche di uno dei criminali più perversi della storia.
    Fino all’età di 13 anni ad occuparsene fu esclusivamente la madre: il padre era oltreoceano per lavoro e tornava una, massimo due volte l’anno e solo per pochissimi giorni. A differenza di molti altri serial killer tutto sommato la sua vita era abbastanza agiata e la madre era una donna con la testa sule spalle che lavorava per permettergli gli studi al college.
    Di Rhoades si sentì parlare solo nel 1963 ( aveva appena compiuto 18 anni), quando venne arrestato per la manomissione di un veicolo scolastico: prima di allora non aveva mai fatto nulla di grave e quell’episodio fu giudicato come una “ragazzata”, anche perchè il carcere avrebbe rovinato la sua ottima media del liceo. Si preferì quindi fargli passare solo una notte dietro le sbarre come punizione e poi rilasciarlo.
    Dopo il college, nel 1964, volle subito entrare nel corpo dei Marines perchè, diceva, aveva bisogno di crescere in fretta per diventare un “vero uomo”. Si crede che a traviare Robert sia stato proprio quel padre che durante la sua infanzia era stato così assente nella sua vita: pochi mesi dopo il suo arruolamento Rhoades ebbe la notizia che il padre era stato arrestato per aver molestato una ragazza di 12 anni, e dopo solo alcuni giorni ricevette una lettera della madre in cui gli diceva che l’uomo si era suicidato in carcere.
    In effetti la notizia dell’arresto del padre si sparse in tutti gli Stati uniti e gli stessi Marines non ci andarono affatto leggeri con Robert, che venne più volte schernito, preso in giro ed emarginato per una colpa che non aveva commesso. Riuscì a resistere nell’esercito per circa due anni, molto tempo dei quali li passò in isolamento e sotto punizioni varie per aggressione, risse, e condotta violenta; tra l’altro si dice che fu proprio nei Marines che subì il brutto incidente che mutò il suo aspetto in un’espressione distorta, con l’occhio destro quasi completamente cieco e la bocca piegata in una sogghigno permanente. Nel 1966, Rhoades venne congedato con disonore dai militari e una volta tornato a casa cercò di arrangiarsi facendo lavoretti vari. Un anno dopo venne arrestato di nuovo, questa volta per furto nel negozio in cui lavorava.
    Tra il 1967 3 il 1975 si crede si sia dato una calmata: si è sposato tre volte e dal primo matrimonio ebbe anche un figlio. Non riuscendo a mantenere alcun lavoro per il suo temperamento violento e burbero, anche la sua vita famigliare ne risentì molto: iniziò a bere grandi dosi di alcool e tutti e tre i matrimoni finirono con il divorzio.
    Nel 1975 riuscì a trovare il lavoro ideale: divenne camionista e così poteva girare gli interi Stati Uniti venendo pagato per viaggiare, cosa che lui sin da piccolo adorava; inoltre quello era un modo per tagliare tutti i legami con la madre ( che dopo il suo arresto lo cacciò di casa) e le mogli (che di tanto in tanto si presentavano da lui a battere cassa).
    Si crede che dal 1975 al 1990 Robert Ben Rhoades abbia torturato, violentato e ucciso più di 50 donne, anche se al processo vennero confermate solo 3 vittime. Rhoades è diventato famoso, oltre che per la foto di cui vi parlerò tra poco, per il camion ha guidato per tanti anni. Non si sa dove prese i soldi ma lo comprò nonostante lavorasse per diverse compagnie di trasporti e convertì la cabina e parte del rimorchio in una camera di tortura personale.
    Il primo crimine effettivamente riconducibile a Rhoades risale al novembre 1989, quando venne accusato da una donna ( che è rimasta anonima) di averla sequestrata e torturata nel suo camion, tenendola legata e imbavagliata per quasi due settimane. Rhoades venne arrestato, ma la vittima al processo ritrattò tutto e negò che fosse lui l’autore. Nel 2001 la stessa donna confessò che lo fece perchè temeva che la pena inflitta a Rhoades fosse troppo lieve e che lui sarebbe tornato nella zona in cui lei vive ad ucciderla.
    Le prime vittime confermate di Rhoades furono Candace Walsh e suo marito Douglas Zyskowski. Era gennaio del 1990 e la coppia faceva autostop lungo una statale del Texas. Rhoades era in viaggio per un lungo tragitto che lo avrebbe portato in diversi stati e quel giorno diede loro un passaggio sul suo camion. Secondo la sua confessione lo stesso giorno uccise Zyskowski e scaricò il suo corpo in un campo abbandonato nei pressi di Houston , sempre in Texas; i resti vennero trovati pochi giorni dopo, ma rimasero non identificati fino al 1992.
    Candace Walsh invece sopravvisse per più di una settimana. Durante tutto quel tempo Rhoades l’ammanettò nella cabina, la torturò e violentò più volte prima di ucciderla e fare a pezzi il suo corpo, che poi venne abbandonato a bordo strada nella contea di Millard, nello Utah. Anche dopo che il corpo della ragazza fu trovato non si riuscì ad identificarlo per ben 13 anni e i suoi resti vennero mantenuti nel seminterrato dell’ufficio dello sceriffo della contea di Millard in una cella frigorifera nell’attesa di risolvere il caso.
    Rhoades però è divenuto famoso in tutto il mondo ( specialmente nel deep web) perchè scattava foto alle sue vittime prima di ucciderle, ed in particolare per una che vi riporto qui nell’articolo.
    Meno di un mese dopo il duplice omicidio il camionista si imbattè in una coppia di adolescenti che facevano l’autostop: Regina Kay Walters, di soli 14 anni, e il suo fidanzato Ricky Lee Jones, di 18, erano scappati di casa decisi ad iniziare una vita assieme. Rhoades era di nuovo in Texas e in un autogrill vide la coppia di ragazzi che chiedeva un passaggio a chiunque si fermasse a fare benzina.
    Così come accadde con Zyskowski, si crede che, dopo aver dato loro un passaggio, Rhoades uccise quasi immediatamente Jones e smaltì il suo corpo, mentre la ragazzina venne mantenuta viva per diverso tempo prima di disfarsene. Il corpo di Ricky Lee Jones venne trovato il 3 marzo 1991 a Lamar County, Mississippi: non è stato identificato fino a luglio del 2008 e, incredibilmente, il suo omicidio non venne collegato a Rhoades.
    Dopo la fuga di casa dei due ragazzi entrambe le famiglie ne denunciarono la scomparsa e la prova che fosse stata uccisa da Rhoades si trovò nella sua casa in Illinois. Alle pareti erano state affisse decine di fitografie scattate dallo stesso Rhoades a donne ed adolescenti: molte volte erano nude e presentavano ferite, tagli e grandi lividi sul corpo. In base al grado di crescita dei capelli e i lividi sul corpo di Regina, le autorità arrivarono alla conclusione che la ragazzina rimase in vite almeno tre settimane rima di essere uccisa. Venne trovata pochi giorni dopo al sua morte in un fienile abbandonato in Illinois nel marzo del 1990.
    Dalle descrizioni fatte del camionista di alcuni viaggiatori che videro in TV l’annuncio delle famiglie dei due ragazzi si riuscì a fare in identikit sommario del rapitore e sulle tracce di Rhoades si mise il detective Rick Barnhart. Le sue indagini scoprirono che l’uomo era nei pressi di molte persone viste per l’ultima volta prima di sparire per sempre, specialmente i coniugi Walsh-Zyskowski.
    La mattina del 1° aprile 1990 in un parcheggio della Statale I-10 dell’Arizona, il poliziotto di pattuglia Mike Miller vide un camion con le luci di emergenza accese e, credendo avesse bisogno di aiuto, si fermò per controllare. Quando salì all’interno della cabina vide una donna nuda ammanettata che si dimenava urlando. Poco dopo giunse il conducente del camion, che era proprio Robert Ben Rhoades che era sceso ad espletare i bisogni, e lo arrestò con l’accusa di aggressione aggravata, violenza sessuale e detenzione illegale. Dopo ulteriori indagini il detective Rick Barnhart riuscì a collegare l’uomo al caso di Houston e a quello della piccola Regina.
    Nel 1994 Robert Ben Rhoades venne condannato all’ergastolo senza condizionale per l’omicidio di primo grado di Regina Kay Walters e rinchiuso nel Menard Correctional Center di Chester, un istituto di igiene mentale dell’Illinois. Nel 2005 venne estradato in Utah per essere processato per la morte di Candace Walsh e Douglas Zyskowski. Qui accadde un altro colpo di scena a favore di Rhoades: le stesse famiglie delle vittime fecero richiesta al giudice di ritirare le accuse per non protrarre ulteriormente la libertà dell’uomo che in ogni caso era destinato al carcere a vita. Il caso dei due coniugi venne archiviato nel 2006 e Rhoades è stato restituito al carcere. Rhoades successivamente si è dichiarato colpevole di quel crimine così come di altri almeno 50 omicidi di donne a cui ha dato passaggio sulle strade degli Stati Uniti. Secondo un articolo di un giornale texano Rhoades nel 1989 si era posto come obiettivo quello di uccidere tre donne al mese.
    E ora due parole sulla foto: quella che vi metto qui al fondo è al foto della ragazzina Regina Kay Walters che Rhoades le scattò prima di ucciderla a martellate e smembrare il corpo. Sulla foto si è detto molto e oggi, purtroppo, è quasi utilizzata come simbolo o “bandiera” di alcuni siti o “red room” del deep web. Sebbene a prima vista non ci sia nulla di disturbante, io credo che sia una delle più atroci mai scattate ad una persona perchè ritrae i suoi ultimi istanti di vita, in cui ( lo si vede chiaramente) è spaventata e purtroppo consapevole di cosa le sarebbe capitato da lì a poco.


  19. #19
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    Il nuovo adam kadmon

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  20. #20
    Lavora Troppo L'avatar di Ceccazzo
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    Re: Kronos The Magazine - Elogio alla Follia, al Bizzarro e al Meraviglioso

    dai, almeno linka la pagina di quella poveretta che sforna gli articoli

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