Originariamente Scritto da
Cesarino
MILANO Concrete (seppur embrionali) organizzazioni di attentati, no. Ma è la prima volta che una indagine giudiziaria «ascolta» uno specifico dirigente dell’Isis impartire dalla Siria a uno specifico volontario in Italia l’ordine di fare un attentato in Italia: «Ascolta lo sceicco, colpisci! Sgozza, che con il coltello è attesa la gloria, fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo “Allah Akbar”! Esplodi come un vulcano, agita chi è infedele. Affronta la folla del nemico ringhiando come un fulmine, pronuncia “Allah akbar” e esploditi! O leone!».
Gli audio su WhatsApp
Nel marzo scorso quando due indagini parallele di carabinieri e polizia — su una coppia di «foreign fighters» andati a combattere in Siria portandosi dietro i tre figli di 2 e 4 e 6 anni, e su un campione di pugilato e arti marziali amico del fratello di un altro «combattente» morto in battaglia l’anno scorso — convergono su una serie di audio scambiati via WhatsApp. In Italia il pugile Moutaharrik e il suo amico Khachia, in Siria il foreign fighter Koraichi e un misterioso personaggio che chiamano «sceicco», che non è stato identificato, ma che (da come viene trattato e da come si esprime in arabo classico) appare un dirigente del Califfato, legittimato a dare quella dote che il boxeur cerca ansiosamente: la tazkia, che nell’ambito dell’estremismo islamico sta a indicare la raccomandazione o accreditamento effettuati da un aderente di un gruppo nei confronti del candidato che domandi di essere arruolato. Moutaharrik, non avendo un sicuro canale diretto con Koraichi, insieme alla moglie decide di contattarne la sorella, Wafa Koraichi, affinché sia lei a contattare il fratello per ottenere la tazkia.
«Fai un attentato»
Ma, un po’ a sorpresa, dalle terre del Califfato arriva una indicazione diversa. Non tanto di precipitarsi a combattere in Siria, quanto piuttosto di agire subito in Italia: «Fratello mio — dice il 25 marzo Koraichi dalla Siria al pugile che vive a Lecco — in quella Italia, quella è la capitale dei crociati, è dove vanno a fare il pellegrinaggio, è da dove prendono la forza e combattono l’Islam, fino ad ora non è stata fatta nessuna operazione, sai che se fai un attentato è una cosa grande».E l’8 aprile, sempre sotto forma di un audio su WhatsApp, dallo «sceicco» arriva a Moutaharrik il «poema bomba»: che non è un modo pittoresco di etichettarlo, ma l’indicazione stessa di chi lo indirizza all’eletto per l’attentato, Abderrahim (il nome di battesimo del pugile): «Caro fratello Abderrahim, ti mando (...) il poema bomba (...) ascolta lo sceicco e colpisci»