Bangkok. “Ho due soci: Dio e la pistola”, dice Franco. Alza gli occhi al cielo, poi estrae l’automatica calibro 45 con caricatore modificato da 11 colpi che porta al fianco. “Quando avrò finito i colpi, la faccenda dovrebbe essere risolta”, spiega. “Le pompe funebri si riempiranno. Io fornirò i corpi”, dice con un sorriso Rodrigo. Ha promesso che in sei mesi eliminerà il crimine uccidendo centomila criminali. Se lo riterranno colpevole di strage, si concederà il perdono. Franco è Francisco Tito, detto il “Kapitan”. Per quasi vent’anni è stato il presidente del barangay (l’unità socio-politica delle Filippine) di Diwalwal, villaggio di quarantamila minatori nella foresta del monte Diwata, immensa miniera d’oro nell’isola di Mindanao, all’estremo sud di quella nazione-arcipelago. Rodrigo è Rodrigo Duterte, detto “The Punisher” o “Duterte Harry” per la sua passione per l’ispettore Callaghan, Dirty Harry. Del 1988 è sindaco di Davao, la principale città di Mindanao (la terza delle Filippine), che prima del suo arrivo deteneva il record nazionale di omicidi.