Controlliamo il telefono ogni 3 minuti
Se vediamo una sua notifica, sorridiamo compiaciute e ci fiondiamo a leggerla
Per rispondere aspettiamo circa 10 secondi, il tempo di pensare alla cosa più sagace da dire (che spesso non è poi così sagace, a esser franche)
Riponiamo il telefono e lo controlliamo ogni 30 secondi per vedere se ri-risponde
A un certo punto, per non fare le groupie, ci imponiamo di non visualizzare e di non accedere a whatsapp per almeno 15 minuti. Generalmente al settimo minuto non resistiamo più e leggiamo.
L’ultimo messaggio della conversazione è il nostro, ed è un messaggio inutile tipo un’emoticon
Se invece ha troncato lui la conversazione, ci offendiamo un po’, in segreto, e giuriamo a noi stesse che non ci faremo sentire più finché non si farà vivo lui (lasso di tempo accuratamente monitorato e misurato in minuti, poi in ore, poi in giorni)
Lui non si fa vivo, quindi pensiamo che in effetti è così figo che possiamo fare un’eccezione, che vale lo sforzo e che possiamo scrivergli noi. Per riuscirci consumiamo circa 350 kcal e mandiamo al macero tutta la nostra educazione sentimentale borbonica che vuole che l’iniziativa sia maschia (ma, del resto, viviamo nel 2016 e, tra criptochecche e amazzoni metropolitane, è difficile discernere il giusto dallo sbagliato, senza contare che “non esistono leggi in amore“)
Visualizza, non risponde. Noi controlliamo le spunte. Controlliamo che sia online. Andiamo a controllare se per caso è attivo su Facebook. Se per caso ha pubblicato qualcosa sulla bacheca. Se per caso non è rimasto vittima di un attentato terroristico e per questo non ci degna dell’attenzione che altresì meriteremmo. Niente.
Riappare dopo 15 ore. Noi c’abbiamo i coglioni di traverso, ma non diciamo nulla perché siamo donne emancipate e poi sei mica pazzah, che cosa vuoi, ha una vita. Ci vendichiamo al massimo facendolo attendere 30 minuti.
I nostri messaggi sono prolissi, viaggiano a gruppi di almeno 3-4 paragrafi per volta. Lui risponde a monosillabi. Comunque non più di cinque parole. Figurati una subordinata.
Se ci scrive 50 messaggi al giorno pensiamo che non vediamo l’ora di vederlo
Se ci manda una nota audio pensiamo che ha una voce adorabile, la ascoltiamo 8 volte, la forwardiamo all’amica più intima, a cui possiamo dimostrare di aver perso la dignità intellettuale
Se ci manda delle sue fotografie pensiamo che avremo dei figli bellissimi, le salviamo e ci intasiamo la gallery di sue effigi nelle quali inciamperemo quando la cosa sarà inevitabilmente andata a mignotte
Se ci parla di sua madre, ci chiediamo se piaceremo a nostra suocera
Se ci parla del figlio del suo amico, pensiamo che è stupendo, ha anche l’istinto di paternità
Se ci manda dei meme pensiamo che sia divertente e se ci manda dei link li guardiamo tutti fino all’ultimo secondo anche se non ce ne frega una minchia
Se ci fa una telefonata, sta diventando una cosa importante, quasi amore
Se ci invita a uscire, accettiamo. Se abbiamo impegni li spostiamo con tripli salti mortali. Pacchiamo le amiche senza rimorso e senza ritegno, e non mentiamo nemmeno, fiduciose del fatto che le amiche vere capiscono. Le vere amiche sanno.
Se ci passa a prendere ci sembra rassicurante e premuroso, e apprezziamo un casino questo fatto che non ci fa sciupare a guidare e cercare parcheggio, o a prendere i mezzi, o a spendere soldi per il taxi.
Se durante la cena è loquace, che bello, si sta aprendo, stiamo comunicando! Se invece tace, è tenebroso e affascinante.
Se non ci invita a uscire, convochiamo un summit di tutte le nostre consulenti sentimentali, incluse le quote finocchie, per analizzare il caso, decifrare i suoi contrastanti segnali e diagnosticare quale forma di disadattamento abbia, perché è evidentemente che è un disadattato
Se ci prova alla prima o alla seconda uscita, va bene. Anzi, forse siamo noi che ci proviamo.
Se a letto non è il top, non importa, sono stata molto bene lo stesso. Se a letto è il top, iniziamo a chiederci se cerimonia civile o religiosa.
Se dopo la prima uscita non vuole rivederci, iniziamo a patire e a lamentarci della totale assenza di uomini single eterosessuali, non egofroci, equilibrati.
Se dopo la prima uscita vuole rivederci, affrontiamo la giornata con un sorprendente buon umore, il ché è la scientifica dimostrazione del fatto che sì, è vero: quando siamo acide è perché non scopiamo abbastanza (o abbastanza bene)
Se fa qualche progetto al futuro il cuore ci salta via dallo sterno, perché ei forse allora al matrimonio della mia amica avrò il mio +1. Te pensa.
Quando l’affair finisce pensiamo che niente, non avremo mai più una storia, ormai è impossibile, piangiamo e scriviamo alle nostre amiche intime, a cui possiamo dimostrare di aver perso la dignità intellettuale; quelle ci dicono le cose che si dicono in questi casi e noi le ascoltiamo ma in fondo non riusciamo a liberarci della modalità “futura gattara inesorabilmente disgraziata” per almeno una settimana.