We Love Pizza! We Love Pizza! - Pagina 18

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Discussione: We Love Pizza!

  1. #341
    Mad Scientist for fun L'avatar di wesgard
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    Re: We Love Pizza!

    Citazione Originariamente Scritto da Vivisector Visualizza Messaggio
    non sembra male dai colori
    Allora, la base + salsa +mozzarella non e' male puoi trovare assolutamente di peggio in pizzerie italiane. Ovviamente e' cotta nel forno elettrico e perde un po' di poesia. Ma cmq grazie alla normativa europea i forni a legna stanno sparendo anche in Italia (purtroppo). edit: NON VERO

    La pizza nella foto non mi piace molto. Tutti i sapore si mischiano e per noi italiani il risultato e' un po' strano. Se invece ordini fori catalogo e decidi tu cosa metter riesci alla fine ad avere una signora pizza. Livello medio italiano. Solo che quando ordini una pizza con solo funghi e prosciutto o tonno e cipolle ti guardano come per dire tutto qui .
    Ultima modifica di wesgard; 17-03-16 alle 22:05

  2. #342
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    Re: We Love Pizza!

    Che normativa europea?

  3. #343
    Cacacazzi L'avatar di Talismano
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    Re: We Love Pizza!

    Presumo quella che i forni a legna sono cancerogeni

  4. #344
    Pizza Attitude L'avatar di Vivisector
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    Re: We Love Pizza!

    è capitato anche che in qualche Comune quì in Campania il Sindaco li abbia vietati :\

  5. #345
    Mad Scientist for fun L'avatar di wesgard
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    Re: We Love Pizza!

    Citazione Originariamente Scritto da Talismano Visualizza Messaggio
    Presumo quella che i forni a legna sono cancerogeni
    EDIT: NON VERO

    Esatto, il che e' anche vero ma se ne mangi un miliardo al giorno. Ovviamente in Europa contiamo come il 2 di picche e quindi.. Se non e' cambiato nulla recentemente (e dubito) non si possono piu' fare forni nuovi a legna.In piu' in teoria non ci potresti fare neanche manutenzione (in quelli preesistenti). Quindi dovrebbero andare a scomparire col tempo. Tutte le nuove pizzerie che ho visto negli ultimi anni (almeno nella mia zona in Italia) hanno i forni eletrrici uguali a quelli all'estero.
    Ultima modifica di wesgard; 17-03-16 alle 22:05

  6. #346
    14-10-2001 L'avatar di Kiappo
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    Re: We Love Pizza!

    È anche vero che i forni elettrici professionali sono molto avanzati e cuociono molto bene. Poi va be, la legna è la legna

    Inviato dal mio Z1 utilizzando Tapatalk

  7. #347
    Cacacazzi L'avatar di Talismano
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    Re: We Love Pizza!

    La legna più che per la cottura conta per l'aroma.

    400 gradi a legna o 400 gradi elettrici sempre 400 gradi sono, anzi, quelli elettrici sono pure più costanti e ben distribuiti

  8. #348
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    Re: We Love Pizza!

    Esatto e' tutta la roba cancerogena che ci si posa sopra che fa la differenza. COme al solito vale la regola area della vita se e' buono/divertente FA MALE

  9. #349
    14,545 L'avatar di Frigg
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    Re: We Love Pizza!

    io non sono discriminante verso i forni elettrici
    sarà che a me la pizza bruciacchiata non piace

  10. #350
    Cacacazzi L'avatar di Talismano
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    Re: We Love Pizza!

    In verità... in verità io vi dico che se si dovesse proprio far la punta agli strong, ci sono pure le fiale di aromi che si possono usare per dare il sentore di legno.

    Diciamo che ormai i forni a legna sono più folklore che reale utilità rispetto ai forni elettrici.

  11. #351
    Senior Member L'avatar di Matsetes
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    Re: We Love Pizza!

    Sì, ma vuoi mettere un aroma artificiale al posto del cancerogeno legno nostrano?

  12. #352
    Cacacazzi L'avatar di Talismano
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    Re: We Love Pizza!

    si, volentieri

  13. #353
    Kronos The Mad
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    Re: We Love Pizza!

    Mah quante musse per i forni a legna, è logico che se la pizza viene bruciata, la parte bruciata se mangiata è cancerogena ma così come tutto parlando di alimenti, se bruciati e mangiati non fanno bene. Semplicemente, una pizzeria che ti fa le pizze stra-bruciate non fa bene la pizza e non si va, the end oppure lo fai notare e te ne fai fare un'altra

    Purtroppo nella nostra era moderna viviamo nel tempo dei cagacazzi per ogni cosa, mi ricordo ancora il clamore nato per la carne che fa male tumorih !11!!, se si analizzasse ogni cosa nel dettaglio, uno non esce nemmeno da casa.



    Cioè uno si deve preoccupare di una pizza mangiata se va bene 1-2 volte alla settimana, con qualche accenno di bruciacchiatura che naturalmente viene scartata (mai visto nessuno mangiare le parti nere), quando viviamo per esempio in mezzo allo smog e alla merda quotidiana rotfl

  14. #354
    Cacacazzi L'avatar di Talismano
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    Re: We Love Pizza!

    Non hai capito, non è la parte nera bruciata della pizza ad essere cancerogena, ma il legno che viene bruciato.

    Se la lasci troppo la pizza viene era pure in un forno elettrico. Mi sembrava chiaro.

  15. #355
    Kronos The Mad
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    Re: We Love Pizza!

    Citazione Originariamente Scritto da Talismano Visualizza Messaggio
    Non hai capito, non è la parte nera bruciata della pizza ad essere cancerogena, ma il legno che viene bruciato.

    Se la lasci troppo la pizza viene era pure in un forno elettrico. Mi sembrava chiaro.
    Mica l'avevo capito, vorrei approfondire, link vari? asd


    Perchè googlando trovo molta confusione, anche per la fantomatica sentenza europea ho letto:

    Solo per fare qualche esempio, tempo fa veniva diffusa a gran voce la notizia (poi rivelatesi infondata) della messa al bando dei forni a legna da parte della Commissione Europea. I motivi sarebbero stati di tipo igienico sanitari. Peccato però che la stessa Commissione confermò l'infondatezza delle notizie diffuse in Italia dalla stampa e da altri mezzi di informazione, Internet in primis: la legislazione europea in materia di igiene riguardante i sistemi tradizionali di cottura della pizza era contenuta nella direttiva 93/43/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, sull'igiene dei prodotti alimentari (oggi sostituita dal cosiddetto “pacchetto igiene”: Regolamenti (CE) 852, 853, 854, 882/2004, e Direttiva 2002/99). Questa direttiva non stabiliva alcuna disposizione relativa al divieto dei forni a legna utilizzati nelle pizzerie. C'è di più: la direttiva non menzionava affatto i forni, più semplicemente conteneva principi molto generali in materia di igiene dei prodotti alimentari.

    Incollo pure questo

    L’interesse sanitario per gli IPA è legato alla cancerogenicità, sperimentalmente dimostrata, da vari di essi, in particolare dal benzo[a]pirene (BaP), il composto più studiato e generalmente usato come indicatore della classe. Ma dove si trova esattamente? Solo sulla pizza? E in quali quantità? Abbiamo chiesto delucidazioni al CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche. La dottoressa Floriana Boscaino spiega che “negli alimenti non sottoposti a trasformazione, la loro presenza è essenzialmente dovuta a contaminazioni ambientali: atmosferico per grano, frutta e verdura; assorbimento dal suolo contaminato per le patate; assorbimento da acque di fiume e di mare contaminate per mitili, pesci e crostacei. Negli alimenti trasformati o lavorati, invece, le sorgenti comuni sono i processi di lavorazione, come essiccazione o affumicatura, e i trattamenti termici, in particolare la cottura alla griglia, arrosto e al forno, e la frittura. Quindi gli IPA si possono trovare nella pizza napoletana così come in pesci, frutta o verdura provenienti da ambienti contaminati. E sono ancora più presenti negli alimenti affumicati artigianalmente” – E ancora – “Per quanto riguarda invece i metodi di cottura, la formazione di IPA dipende da molti fattori: il contenuto di grasso della carne (le gocce di grasso colando sul carbone rovente danno luogo a reazioni di pirolisi, con produzione di IPA che volatilizzano e si depositano sulla superficie della carne), il tempo di cottura e la temperatura. La loro formazione può dunque essere minimizzata evitando il contatto diretto dell’alimento con la fiamma, cucinando a temperature più basse per periodi più lunghi, usando carne a basso contenuto di grasso. Tutte soluzioni incompatibili con una pizza cotta al forno a legna o una bistecca cotta alla brace, per esempio”. Ma allora come si può ridurre il danno? “Quanto meno si deve evitare di ‘affumicare’ la pizza. Quindi è bene avere dei filtri nel forno che vanno ad assorbire la maggior parte del fumo. È infatti il fumo prodotto dalla combustione incompleta del legno, che arriva a diretto contatto con la pizza, che porta a un’elevata contaminazione da IPA. Poi secondo studi in nostro possesso (Veryand et al del 2013 e Kazerouni et al del 2001) la pizza non è certamente l’alimento con più IPA (0,021 ng/kg di BaP). La superano di gran lunga gli oli, non evo,(0,241 ng/kg) e la margarina (0,151 ng/kg). O ancora la carne alla griglia (0,80 ng/Kg)”.
    Ultima modifica di Kronos The Mad; 17-03-16 alle 20:34

  16. #356
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    Re: We Love Pizza!

    Quindi tutti quelli con in caminetto a legna sono già morti e non lo sanno?

  17. #357
    Kronos The Mad
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    Re: We Love Pizza!

    Citazione Originariamente Scritto da Origano Visualizza Messaggio
    Quindi tutti quelli con in caminetto a legna sono già morti e non lo sanno?
    In realtà siamo tutti morti e non lo sappiamo

  18. #358
    Mad Scientist for fun L'avatar di wesgard
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    Re: We Love Pizza!

    Azz ci avrei messo la mano sul fuoco, ma stavolta pare che sia io il boccalone che fa disinformazione su internet.

    Ho controllato sul sito EU e mi sa che non e' vero:

    http://eur-lex.europa.eu/legal-conte...3A91999E002771

    Scusate, il prossimo passo sara' inneggiare al complotto per le scie chimiche

    Edit: Altro documento che spiegatutto bene:


    A QUESTIONE DEI FORNI A LEGNA PER ALIMENTI TRA NORMATIVA SULL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO, HACCP E DPCM 8 MARZO 2002

    - Dott. Massimo Latini -

    E' stato recentemente chiarito attraverso una nota del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio che "Non sussistono divieti per l'esercizio di forni a legna ma solo norme che regolamentano le emissioni in atmosfera. Per i forni a legna il rispetto di tali limiti non richiede l'istallazione di sistemi di abbattimento ma solo l'applicazione di buone pratiche di gestione".

    L'esercizio dei forni a legna, dunque, dovrebbe riferirsi solamente alla normativa che disciplina le immissioni in atmosfera (Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203) nonché alla applicazione di generiche e vaghe pratiche di buona gestione, sfatando preoccupanti quanto fantomatici divieti provenienti dalla legislazione europea circolati sui mezzi di stampa e facendo tirare un sospiro di sollievo alle associazioni di categoria del settore della ristorazione e ai commercianti stessi. Divieti presto smentiti dalla stessa Unione Europea; nessuna direttiva, infatti, è stata trovata contro i forni a legna per alimenti, facendo nascere un piccolo "giallo informativo". Di fatto, tuttavia, i forni in questione hanno una scarsissima rilevanza dal punto di vista dell'inquinamento atmosferico prodotto, diversamente da altre attività industriali di altra importanza.

    La notizia aveva di certo creato serie preoccupazioni, rimanendo per buona parte incompresa. E' noto, infatti, che la pizza (o altri generi alimentari come, ad esempio, il pane) cotta nel forno a legna, una pietanza da sempre alla base della tradizione gastronomica italiana e mediterranea in genere, offre di per se garanzia di igiene proprio per le modalità di cottura prevista.

    Garanzia di igiene che trova riscontro anche nel rispetto del Decreto Legislativo sulla igiene dei prodotti alimentari (il n. 155 del 26.05.1997), che ha visto la validazione dei manuali "HACCP" (Hazard Analysis Critical Control Points) previsti da tale norma della pizzeria effettuata dal Ministero della Sanità e dall'Istituto Superiore della Sanità i quali non hanno escluso tale tipo di cottura che, tramite il raggiungimento di altissime temperature (400 gradi), assicurano la distruzione di qualsiasi microrganismo patogeno, delle spore e delle tossine. La sistematica e organizzata attività di autocontrollo prevista dal Decreto n. 155 (la quale muove dalla identificazione e dalla analisi dei vari danni associati ai vari stadi del processo produttivo di una derrata alimentare, per giungere alla definizione dei mezzi per neutralizzarli assicurando che questi siano messi in pratica in modo efficace e efficiente) non identificherebbe, in senso generico, nella cottura a legna dei cibi un punto critico né un rischio del processo di preparazione del prodotto da forno.

    Dunque se per un verso il pericolo è scampato, tuttavia, la cottura di alimenti come la pizza in forni alimentati a legna, trova ancora insidie nel panorama normativo italiano. Stavolta il decreto a cui riferirsi esiste, in particolare trattasi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 8 marzo 2002 "Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini
    dell'inquinamento atmosferico, nonché delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione" e successive modificazioni.

    Una normativa, severa e meticolosa, che costringendo gli addetti ai lavori a nuovi investimenti e all'impiego di tempo per seguire una burocrazia più articolata, potrebbe favorire l'opzione da parte questi ultimi del forno elettrico in luogo del forno legna. Si tratterebbe, in questo caso, di una scelta di carattere strategico-commerciale, più che di una abolizione tout court erroneamente paventata dal caso precedente.

    I limiti di emissione previsti dal provvedimento sono fissati a seconda della potenza complessiva dell'impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio, da 300 a 200 milligrammi per gli ossidi di azoto, da 30 a 20 milligrammi per il carbonio organico totale e 30 milligrammi per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Limiti che porterebbero i ristoranti e le pizzerie a predisporre, qualora questi limiti fossero superati, un nuovo forno a legna a norma, oppure probabilmente a rinunciarvi.

    Entro il marzo 2006, secondo il decreto, i forni a legna dovranno essere adeguati a severi requisiti tecnici e costruttivi. Inoltre dal primo settembre prossimo, dovrebbero essere vietati i forni a carbone e carbonella, anche se non è chiaro se tali combustibili potranno essere impiegati nelle grigliate dei camini. Molte associazioni di categoria hanno chiesto a gran voce proroghe in tal senso, ma in realtà le cose non stanno proprio come

    Questo da una analisi superficiale della norma. Venendo, invece, nel dettaglio, bisogna annunciare che anche in merito a questo decreto si è generata una certa confusione e spesso falsi allarmismi, anch'essi provocati da informazioni imprecise fornite da superficiali organi di stampa.

    Innanzitutto l'uso, nei pubblici esercizi e nei panifici, di forni a legna, non è assolutamente vietato; sia la legna da ardere che il carbone di legna sono ammessi come combustibili; per la legna da ardere vanno rispettati determinati limiti di emissione, che si ritiene siano ben al di sopra di quelli raggiunti dai forni in uso nei pubblici esercizi e nei panifici, considerato anche che, ai sensi del DPR 25 luglio 1991, è attività a inquinamento atmosferico poco significativo quella esercitata da rosticcerie e friggitorie, cucine, ristorazione collettiva e mense, panetteria, pasticceria e affini con non più di 300 kg di farina al giorno, e comunque panificazione, pasticceria e affini con consumo di farina non superiore a 1500 kg/g sono considerate, secondo lo stesso regolamento, attività a ridotto inquinamento atmosferico; molti elementi convincono circa l'esclusione, per i titolari degli esercizi, dagli obblighi di procedere a misurazione annuale delle emissioni e registrazione nel libretto di impianto, che comunque sarebbero in vigore già dal 12 marzo 2004; per ciò che concerne i requisiti tecnici e costruttivi degli impianti, si propende per l'esclusione dagli obblighi per i forni a legna e a carbone di legna dei pubblici esercizi e dei panifici (detti obblighi, comunque, sorgerebbero solo dal 12 marzo 2006); l'uso di carbone di legna, oltre a non essere vietato, non patisce limiti di emissione.

    I media hanno dato grande risalto, negli ultimi giorni, alla notizia secondo cui, in applicazione di disposizioni entrate in vigore nello scorso mese di marzo, l'attività dei pubblici esercizi (specie pizzerie), nonché dei forni da pane, che utilizzino forni a legna, sarebbero da considerare a rischio, tanto da doverne temere la chiusura. Le conclusioni cui giunge la stampa, anche sulla scorta dell'intervento di alcune associazioni dei consumatori, che avrebbero chiesto deroghe per consentire la continuazione nell'uso dei forni a legna, sembrano alquanto affrettate, oltre che, per certi versi, fuorvianti. La normativa cui si fa riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 marzo 2002, in vigore dal 12 marzo dello stesso anno. Detto provvedimento è stato approvato allo scopo di aggiornare i contenuti del previgente DPCM 2 ottobre 1995, recante "Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico nonché delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione". All'art. 7, il decreto del 1995 considerava tra i combustibili per uso civile quelli utilizzati nei forni da pane e nelle mense ed altri pubblici esercizi destinati ad attività di ristorazione e consentiva, per tali impianti, l'uso, senza particolari limitazioni, della legna tal quale e del carbone di legna. Il nuovo DPCM, al contrario, consente l'utilizzo della legna da ardere all'interno dei forni da pane e delle mense ed altri pubblici esercizi destinati ad attività di ristorazione solo alle condizioni previste nell'Allegato III, punto 2. L'Allegato, nel punto indicato, determina, in apposita tabella e in relazione alla potenza termica nominale complessiva installata (MW) i valori limite delle emissioni in termini di polveri totali, carbonio organico totale, monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo. Ai sensi dell'art. 6, comma 6, del DPCM dell'8 marzo 2002, gli impianti termici che, alla data del 12 marzo 2002, utilizzassero già quale combustibile la legna da ardere, avrebbero dovuto, già dal 12 marzo 2004, rispettare i menzionati valori limite, oltre alle prescrizioni indicate nell'Allegato III. Queste ultime sono relative alle misurazioni con frequenza almeno annuale, da parte del responsabile dell'esercizio e della manutenzione, delle concentrazioni negli effluenti gassosi delle sostanze i cui limiti sono fissati nella citata tabella. Detti valori, dovrebbero poi essere allegati al libretto di centrale o di impianto di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412. Ma il DPR n. 412/93, che detta norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, riguarda esclusivamente gli impianti termici destinati alla climatizzazione degli ambienti o alla sola produzione centralizzata di acqua calda per usi igienici e sanitari. Non pare, dunque, che il DPCM dell'8 marzo 2002 possa introdurre, senza apposita delega, modifiche normative tali da comportare, per i forni dei pubblici esercizi, l'introduzione di obblighi corrispondenti a quelli già previsti per gli edifici civili. Inoltre, ai sensi del punto 2.5 dell'Allegato III, agli impianti di potenza termica nominale complessiva inferiore o pari a 1 MW si applica l'articolo 2, comma 1, del D.P.R. 25 luglio 1991, che già, di per sé (senza riferimento alla potenza termica), considera attività ad inquinamento atmosferico poco significativo quella esercitata da rosticcerie e friggitorie, cucine, ristorazione collettiva e mense, panetteria, pasticceria ed affini con non più di 300 kg di farina al giorno. Altra novità da considerare è quella prevista dall'art. 7 del DPCM del 2002, laddove stabilisce che gli impianti di potenza termica nominale per singolo focolare superiore a 0,035 MW devono possedere i requisiti tecnici e costruttivi degli impianti termici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1970, n. 1391. L'applicazione di quest'ultimo, concernente finora tutti gli impianti termici di potenzialità superiore alle 30.000 kcal/h, non inseriti in un ciclo di produzione industriale, installati nelle zone A e B del territorio nazionale previste dalla legge n. 615/66, e cioè in zone aventi caratteristiche industriali o urbanistiche e geografiche o meteorologiche particolarmente sfavorevoli nei riguardi dell'inquinamento atmosferico, sarebbe dunque estesa ora a tutti gli impianti. Gli impianti installati precedentemente al 12 marzo 2002 hanno l'obbligo di adeguarsi ai suddetti requisiti tecnici e costruttivi entro il 12 marzo 2006. Orbene, il DPR n. 1391/70 prescrive i requisiti tecnici e costruttivi degli impianti termici, stabilendo gli obblighi relativi: alle dimensioni delle aperture esterne per l'aerazione in relazione alla potenzialità dell'impianto; alle stesse dimensioni del locale (la minima superficie in pianta ammessa per un locale contenente focolari è di m² 6); alle caratteristiche dei locali per il deposito dei combustibili; a quelle dei camini e dei canali da fumo, degli accessori, dei focolari, dei bruciatori, degli indicatori (termometri, misuratori di pressione). Senonchè, l'art. 14 del decreto individua le caratteristiche dei combustibili impiegati (solidi o liquidi), fra i quali non compaiono assolutamente la legna da ardere o il carbone da legna. Ciò ci dà modo di pensare che le prescrizioni di cui al DPR n. 1391 non siano applicabili alle fattispecie di nostro interesse. Infine, la questione "carbone e carbonella". I richiamati articoli di stampa paventano il divieto di usare detti combustibili, dal 1° settembre 2005, per le "grigliate" negli esercizi pubblici. L'art. 10 del DPCM consente, non oltre la data ora indicata, l'impiego del carbone da vapore rispondente a determinate caratteristiche negli impianti funzionanti a tali combustibili alla data di entrata in vigore del decreto. In realtà, l'uso del carbone da vapore - che nulla ha a che vedere con il carbone e la carbonella usati per i forni degli esercizi pubblici, trattandosi di un combustibile utilizzato nelle caldaie per la produzione del vapore necessario alla produzione elettrica o ad altri usi industriali - è già vietato nei forni da pane, nelle cucine, nelle mense e negli altri pubblici esercizi destinati ad attività di ristorazione. Si consideri, poi, che per la combustione del carbone di legna il DPCM non prevede limiti di emissione, per cui rimarrebbero da rispettare solo gli obblighi relativi ai requisiti tecnici degli impianti, tenuto conto, in proposito, di quanto si è detto in precedenza. Sulle questioni aperte, l'Ufficio Legislativo ha già interpellato il Ministero della salute, Direzione Generale per la salvaguardia ambientale, al quale sarà rivolto ufficialmente un quesito.

    fonte http://lexambiente.it/aria/170-dottrina170...0a%20legna.html

    Ultima modifica di wesgard; 17-03-16 alle 22:03

  19. #359
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    Re: We Love Pizza!

    Citazione Originariamente Scritto da Kronos The Mad Visualizza Messaggio
    (mai visto nessuno mangiare le parti nere)
    Mah, io mangio sempre volentieri anche il bruciato...

  20. #360
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    Re: We Love Pizza!

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