Una luna piena splendeva sulla prateria che circondava la piccola fattoria di Jess, un giovane ragazzo figlio di contadini da generazioni. Dopo ogni cena era solito salire sul tetto della baita per sorseggiare un bicchiere di vino, rubato dalla dispensa del padre. Era estate e sia il caldo che l'alcool non aiutavano certo a prendere sonno. Era da mesi che ripeteva questa routine. Quando non pioveva adorava sentire il fresco vento pungergli le guance e il collo.
Jess odiava quel posto, in mezzo al nulla. La città più vicina era a mezz'ora di carro - non possedevano una macchina o un furgone, costavano troppo a quei tempi - e ci andava solo con il padre per sbrigare commissioni. In lontananza c'era un piccolo bosco, ma gli era stato più volte vietato di andarci. Spinto dalla noia, da un pizzico di intraprendenza e voglia di trasgredire ai divieti paterni - complice anche una buona dose di alcool in corpo - decise di incamminarsi verso quella meta proibita. Attento a non fare rumore, discese le scale della vecchia casa in legno, sulle cui pareti erano appese foto di famiglia che ritraevano il ragazzo e i suoi genitori. Uscì dalla porta con indosso un paio di pantaloni e due scarpe logore. Si avviò così, lentamente, oltrepassando i campi coltivati, lasciandosi la fattoria alle spalle e iniziò a esplorare il bosco.
Circondato dagli alberi, non riusciva più a vedere la luna nel cielo. Si immerse appena nell'oscurità, quanto bastava per non perdere l'orientamento e fare ritorno a casa. Non sapeva se fosse più noia o tristezza ciò che lo aveva portato fin laggiù, ma si sentiva decisamente meglio. Da quel momento le notti sarebbero divenute più avventurose, decise. Avrebbe esplorato ogni angolo del bosco e si sarebbe sentito più libero. Notte dopo notte, andava sempre più in profondità. Non era spaventato dai tipici rumori del bosco, come i versi dei piccoli animali o il soffiare del vento tra le fronde degli alberi. Fu alla notte di luna nuova che tutto cambiò. Riuscì ad arrivare al centro del bosco, dove c'era una piccola radura che si intravedeva nell'oscurità. Sopra di essa si vedeva il cielo buio senza nubi, stranamente privo di stelle. Era come osservare un pozzo senza fondo.
In quel momento, si accorse che i normali rumori naturali non si avvertivano più. Era immerso nel più profondo silenzio. Jess non capiva. Si guardò attorno e vide che anche gli alberi stavano svanendo davanti ai suoi occhi. A terra non vedeva più erba, solo terriccio bruno, sempre più molle. Iniziò istintivamente a correre nella direzione in cui credeva di essere venuto, a perdifiato, verso casa. Promise a se stesso che non sarebbe più tornato nel bosco, mentre nel buio schivava come poteva radici e rami bassi. Ne centrò uno e ruzzolò a terra battendo la testa su un tronco. Poco prima di perdere i sensi, gli sembrò di avvertire dei passi calpestare il fogliame e avvicinarsi a lui. Ebbe la sensazione di una mano che si posava sul suo volto. Jess era stanco, sfinito, non riusciva più a lottare, semplicemente si abbandonò al torpore, e si arrese.
Nessuno si accorse della sua scomparsa. La sua stanza al mattino era vuota e le foto di famiglia ritraevano solo una coppia di anziani. Jess semplicemente sparì quella notte, come se non fosse mai esistito.