Poly Bridge - Recensione

PC

Da profano, ho sempre trovato l’ingegneria civile una materia estremamente affascinante, tanto che spesso e volentieri ammiro ponti e altre strutture urbanistiche meravigliandomi delle loro caratteristiche o, più semplicemente, passo qualche distratto secondo dei miei viaggi nel tentativo di realizzare come siano stati realizzati dei progetti tanto grandi e importanti per la vita di tutti i giorni.

Certo, avendo abitato anche in posti dove l’allerta meteo è più frequente di un saluto cordiale mi sono anche ritrovato a pensare “oddio, ma questo ponte reggerà la folata di vento inquietante che mi sta spostando la macchina?” oppure “un ponte COSÌ vecchio reggerà COSÌ tante auto in coda sotto una pioggia COSÌ torrenziale?”. Insomma, credo che anche il calcestruzzo più forte e l’ingegnere più capace possano poco contro la paranoia dell’esistenza; per fortuna, però, Dry Cactus alleggerisce il logorio della vita moderna ridendo sui possibili drammi dell’ingegneria civile, proponendo su Steam lo squisito e delirante Poly Bridge.

POGGIARE LE BASI

Il titolo di Dry Cactus si propone, in effetti, come un insieme di cartoline colorate e pastellose di località che sembrano uscite per direttissima da una versione low-poly dei film di Wes Anderson.Poly Bridge immagine PC 05

mantenerci entro il budget fissato andrà a stabilire la posizione nelle classifiche online

Il compito del giocatore sarà quello di collegare un punto A a un punto B per consentire ai mezzi di trasporto su strada di raggiungere la loro destinazione (che, a questo punto, mi piace pensare sia il Grand Budapest Hotel). Durante i vari livelli che compongono la campagna principale, sostanzialmente, saremo chiamati a costruire dei ponti resistenti, in grado di sopportare il peso dei mezzi in transito e dare un certo qual tono all’ambiente. Per farlo, ovviamente, oltre all’asfalto, avremo a disposizione legno, metallo, cavi e corde di ogni tipo, oltre agli immancabili pistoni idraulici, al fine di permettere il passaggio ai battelli e agli altri mezzi di trasporto rococò che adornano gli scorci di Poly Bridge.

La fase di “posa” del ponte funziona in maniera semplice, ma allo stesso tempo dettagliata: scegliendo i materiali dall’interfaccia di gioco, attraverso l’editor, è possibile posizionare i componenti necessari e dare solidità alla propria struttura, nel tentativo di garantire un viaggio il più possibile tranquillo e senza scossoni ai passanti e, soprattutto, cercando il più possibile di mantenerci entro il budget fissato, discriminante, fra altre, che andrà a stabilire la nostra posizione nelle classifiche online. Tra l’altro, non avrei mai pensato di dover parlare di classifiche online di costruttori di ponti… che bel mondo ci ha regalato (più o meno inconsapevolmente) Will Wright! Ad ogni modo, una volta messo in piedi il ponte, facendo partire la simulazione risulterà subito evidente se i mezzi di passaggio causeranno uno stress troppo forte per la struttura, facendo capitolare il tutto rovinosamente in mare; oppure se saremo un passo più vicini al conseguimento di una laurea honoris causa in ingegneria civile.

L’INGEGNER CANE E L’OTTIMISMO

O forse no. Con l’andare della campagna, in effetti, quei numeri e quei calcoli astrusi che sembravano essere la parte fondamentale di Poly Bridge lasceranno spazio all’animo da puzzle game marcatamente contraddistinto dalla fisica degli elementi.

Poly Bridge immagine PC 03

numeri e calcoli astrusi lasciano ben presto spazio all’animo da puzzle game

In altre parole, a forza di veder aumentare il numero di mezzi da far transitare, il numero di variabili di cui tenere conto e, soprattutto, dovendo fare fronte a un budget sempre minore per realizzare le proprie opere, ci renderemo conto che, contrariamente a quello che si dice, l’importante non è il viaggio ma la destinazione. Sì, perché come insegna Alessandro Magno, non c’è niente di meglio che risolvere un problema apparentemente insormontabile con una soluzione a cui, solitamente, non si penserebbe… e quindi via con ponti levatoi per far passare un numero di battelli improbabile anche per la New Orleans dell’800, rampe di lancio degne di Cape Canaveral e, addirittura, rimbalzi su palloni aerostatici che “Jules Verne fatti da parte, devo andare in villeggiatura in 80 minuti”.

Certo, la bellezza di una struttura realizzata come si deve non si discute e, come dicevo in apertura, trovarsi di fronte a un ponte vero e proprio fatto con tutti i crismi del caso riesce a dare anche una certa qual soddisfazione, ma è altresì innegabile che, dopo essersi spaccati la testa per decine di minuti su un lembo di asfalto che non sembrava voler stare in piedi, anche un serpente ballerino su cui non appoggereste neanche una scarpa va benone, se poi tutti arrivano a destinazione. Anche perché, una volta completato un livello, non riceveremo una valutazione: il gioco registrerà il numero di materiali utilizzati, il budget con cui abbiamo concluso l’opera e soprattutto la quantità di “stress” a cui è stata sottoposta la struttura, in modo da creare una sorta di classifica e un modo alternativo per tornare sui propri passi e diventare un urbanista migliore. O, se non altro, meno pazzo che a inizio carriera.

Oltre alla difficoltà crescente e relativa locura dei livelli presenti, inclusi nel prezzo di 11,99 euro (che diventano 14,99 se volete portarvi a casa anche la squisita colonna sonora acoustic-indie-country-whatever), Poly Bridge offre una marea di contenuti del Workshop di Steam con cui smanacciare allegramente nella modalità sandbox. Senza contare che l’utenza, grazie alla fase di Early Access di cui il gioco ha beneficiato fino ad oggi, si è già sbizzarrita a condividere una miriade di bizzarre gif grazie al tool integrato nel gioco, che permetterà di mandare nell’etere i replay delle nostre creazioni, indipendentemente che si tratti di un glorioso successo o di un roboante fallimento. Perché se un albero che cade nella foresta fa rumore anche se non c’è nessuno a sentirlo, figuratevi il casino fatto su internet da una vespa che chiude un 360 prima di andare in vacanza.

Poly Bridge è un simpatico puzzle game, ottimo tanto per sessioni lunghe quanto per piccoli momenti di follia. Non lasciatevi ingannare dalla facciata simulativa tutta numeri, calcoli e gradi di inclinazione: il motore fisico prenderà ben presto il sopravvento e vi metterà di fronte a un delirio di rampe, rampette, rimbalzi e movimenti ondulatori che, a confronto, World of Goo sembrava un oggetto inamovibile. Per di più, ogni ponte che incontrerete nella vostra vita reale vi sembrerà solidissimo… non più paranoie, ma opere gordiane!

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Pro

  • Graficamente squisito.
  • Colonna sonora piacevolissima.
  • Inaspettatamente comico.

Contro

  • Curva di difficoltà vagamente infame.
8

Più che buono

Sempre più incredulo che queste cose si debbano scrivere in terza persona, Stefano Talarico è arrivato fino a qui, a portare i frutti della della sua tastiera con la speranza vana di mettere qualcosa sotto ai denti. Per fortuna, potrà raccontare ai suoi nipoti di essere morto lasciando un corpo in formissima.

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