ghost recon wildlands diari

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands

PC PS4 Xbox One

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands - Diari boliviani - Giorno #2

Tre giorni in Bolivia, con la versione completa di Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands, dopo due brevi escursioni nelle beta delle scorse settimane, e sono dilaniato. Non dai colpi nemici, che arrivano copiosi e abbattono il mio tamarissimo personaggio con fin troppa facilità, né dalle sconsiderate macchine civili che più di una volta mi hanno arrotato senza tanti complimenti. Sono dilaniato, perché l’esperienza con Wildlands è stata contraddistinta da una serie quasi inedita di alti e bassi, momenti di pura esaltazione e altri di scoramento assoluto. Ma procediamo con ordine. Al momento di scrivere queste poche righe (velocemente, perché la Bolivia è lì che mi aspetta, enorme e inesplorata), il mio personaggio è al livello 12, ho “svuotato” le prime due zone della mappa, con tutte le missioni primarie e secondarie, trovando tutto il trovabile, e mi avvio a chiudere la terza, senza farmi mancare qualche incursione in zone palesemente ancora troppo difficili per essere affrontate a cuor leggero. Ho potenziato il drone, la mia squadra di marmittoni senza cervello, la mia stamina e un po’ di altre cose, e i ribelli boliviani mi aiutano in diversi modi, compresi attacchi con il mortaio.

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MOMENTI FLOP

  • Co-op a metà? No, grazie – affrontato in quattro, Ghost Recon: Wildlands è uno spasso, come scrivo più sotto. Da soli, ci si trova aiutati da tre omini della AI che seguono pedissequamente i nostri ordini, a volte fin troppo, rendendo alcune missioni fin troppo facili, altre fin troppo difficili. Curiosamente, e questa cosa ancora non me la spiego, se ci si trova in due amici, il gioco non aggiunge due bot, ma ci lascia in palese inferiorità numerica, per battaglie pensate per il doppio dei combattenti, senza modifiche al numero di nemici o altro. Al punto che in un paio di occasioni io e Mario ci siamo “divisi” perché almeno riuscivamo ad andare avanti nel gioco.
  • Stealth o no? Decidetevi! – alcune missioni prevedono espressamente di muoversi in maniera silenziosa, senza farsi vedere, e pur con alcune dinamiche proprie del genere, è evidente che non stiamo giocando a Metal Gear o a Dishonored, vuoi per mancanza di strumenti atti allo scopo, vuoi per alcune ingenuità di fondo (del tipo – se guido il furgone di un lattaio boliviano, di notte e a fari spenti, com’è che se passo accanto ai nemici vengo scoperto come se fossi nudo in mezzo alla strada in pieno giorno?). Insomma, a volte si prova tanta voglia di fare qualcosa di più, ma non ci si riesce.
  • Tra il serio e il faceto – Il setting del gioco è molto serioso, alcune situazioni sono particolarmente scabrose o violente, ma nonostante questo il gameplay open world di Wildlands è contraddistinto da una “ignoranza” di fondo che in molti casi rovina la sospensione dell’incredulità. Prendere la moto e fare le penne come dei disperati, scollinare per le montagne boliviane con le macchine a “trazione infinita”, fare i cretini come e quanto si vuole come un Saints Row qualsiasi è divertente, intendiamoci; tuttavia, l’atmosfera e il coinvolgimento generale un po’ ne risentono, e paradossalmente si finisce per sentirsi quasi in colpa.

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MOMENTI TOP

  • Il co-op in quattro – quando ci si riesce, giocare in quattro (ma anche in tre) è una vera figata. Coordinarsi sul da farsi, studiare per bene il campo di battaglia, taggare i nemici, effettuare le kill sincronizzate, o magari decidere di mandare tutto in vacca e buttarsi a capofitto nella mischia, giusto per il gusto. Da questo punto di vista Wildlands regala momenti davvero divertenti e ben costruiti, con alcune missioni meno banali di altre, e molto gratificanti.
  • Approccio tattico – Pur senza la profondità tattica di un Rainbow Six Siege o la cura per l’equipaggiamento di un The Division, nella sua semplicità anche Wildlands permette di trovare il proprio modo di portare a termine una missione: tra droni, mine, lanciagranate, flashbang, silenziatori e mirini ottici, ce n’è davvero per tutti i gusti, anche in compagnia dell’Intelligenza Artificiale.
  • Cartoline dalla Bolivia – In generale la qualità visiva del mondo di Wildlands è buona (meno quella degli esseri umani), ma prendere un aereo e sorvolare la mappa, magari all’alba o al tramonto, regala scorci che lasciano davvero senza respiro. Roba che ci si dimentica di essere in una zona di guerra, e si perde tempo a scattare foto o semplicemente a gustarsi il paesaggio. A proposito: perché non c’è il photo mode? E sempre a questo proposito, non vedo l’ora di mettere alla frusta la versione PC, che promette di essere una spanna sopra quelle console.

Devo essere sincero fino in fondo: pur con i suoi difetti, il suo gunplay che ancora non mi convince del tutto, Wildlands mi ha tirato dentro nel suo particolarissimo, grezzo e spesso irritante “tunnel”: non vedo l’ora di tornare in Bolivia a combattere, e una volta nella giungla, trovare la forza per spegnere la console è sempre più difficile, perché c’è sempre una zona da scoprire, una missione secondaria da macinare, un punticino abilità da raccogliere in qualche avamposto… Anzi, vi saluto che ci sono dei ribelli che mi aspettano per assaltare un convoglio pieno di medicinali!

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