Il publisher francese Ubisoft presenta anche quest’anno la sua line-up nella familiare cornice dell’Orpheum Theatre di Los Angeles, con più di una sorpresa per i presenti e per tutti coloro che hanno seguito la conferenza in streaming, a cominciare dalla presenza di Shigeru Miyamoto, che ha presentato insieme a Yves Guillemot il nuovo Mario + Rabbids Kingdom Battles.
Claudio “keiser” Todeschini
Di base, verrebbe da dire che mi è piaciuto tutto. Una conferenza dal ritmo sempre molto sostenuto, con molti meno momenti morti rispetto allo scorso anno, ma soprattutto una line-up di titoli molto varia e interessante, dallo spettro ampissimo e per tutti i gusti, dall’ultra-violenza cinica e provocatoria di Far Cry 5 all’affascinante Assassin’s Creed, passando per la realtà virtuale di Transference, le corse sempre più eclettiche di The Crew 2, il curioso esperimento di Starlink e le sue astronavicelle da costruire manualmente, la nuova IP Skull & Bones, l’espansione di Steep a tema olimpico (roba che potrebbe convincermi a tornare a giocarci, da tanto mi è piaciuta), ovviamente Mario + Rabbids, e la roboante, strepitosa “sorpresa” finale di Beyond Good and Evil 2, che a mani basse è diventato il titolo che ci ha maggiormente emozionato fino a questo punto. Piccola parentesi per The Crew 2: sono stato praticamente l’unico ad apprezzare – molto – il primo gioco di corse di Ivory Tower, e sono quindi particolarmente desideroso di provare il seguito. Ci voglio credere tantissimo, anche se quel che ho visto non mi ha realmente entusiasmato: tante tipologie di gare, dalle corse con i motoscafi agli aerei da esibizione, passando per moto e auto di ogni genere, e il rischio “minestrone” è forte. Nel complesso, comunque, la conferenza Ubisoft è stata la migliore vista quest’anno.
Male, per il ritmo e la vivacità della conferenza nel suo complesso, l’assenza della veterana Aisha Tyler (evidentemente in altro impegnata), che sapeva sempre gestire molto bene i tempi e i ritmi dello spettacolo. Speriamo di rivederla nel 2018.
Davide “Shea” Mancini
Ubisoft vince la girandola delle conferenze E3 con uno spettacolo bello, piacevole e sufficientemente ritmato, che mette a nudo la faccia di un’azienda che – nel bene e nel male – si è sempre esposta e ha sempre voluto rischiare. E sono proprio i volti degli sviluppatori a vincere, emozionare e commuovere: la prova di forza di Ubisoft è stata notevole, dalle lacrime di Michel Ancel (e le nostre) per il grande e clamoroso ritorno di Beyond Good and Evil 2 a quelle di Davide Soliani di Ubisoft Milan per il suo apparentemente eccellente Mario + Rabbids (incoronato nientepopodimeno che da Shigeru Miyamoto), passando per la faccia emozionata di Yves Guillemot, orgoglioso capo di una corazzata pazzesca. Impressiona la capacità di sfruttare tutte le risorse interne per tirere fuori una line-up incredibile per una sola azienda, capace di accontentare tutti e di innovare per quanto possibile. Se Skulls & Bones è un riciclo intelligente, Starlink è lo Skylanders per grandi e piccini (ma soprattutto grandi) che può fare sfaceli, e Steep in versione olimpica mi ha regalato un piccolo sogno. Questo senza dimenticare quel Far Cry 5 che, con la sua carica iper violenta, potrebbe avere davvero tanto da dire. Si potrebbe continuare ancora, ma mi piace sottolineare una cosa: nel pre-show, bellissimo tra l’altro, Ubisoft ha integrato al meglio, a differenza di EA, il ruolo dei creators, dando spazio proprio ai contenuti, alle storie e alle facce, senza trasformarli in altro, senza dar loro un peso corporate o particolari responsabilità. Il carattere leggero ha mostrato fiducia e positività: durante la conferenza Ubisoft si è riso tantissimo e c’è stata parecchia autoironia, segnale incoraggiante e profondamente importante per un’azienda che ha davvero pochi rivali nell’industry, a prescindere dalla qualità delle sue proposte ludiche.
Nonostante i tanti e meritati applausi, sono tre le cose che secondo me non hanno funzionato al meglio nella conferenza: Yves Guillemot è stato un perfetto coordinatore, ma non è un conduttore. Aisha Tyler ha pagato in prima persona il deragliamento dell’anno scorso, ma è mancata tantissimo la sua capacità di raccontare e condurre lo spettacolo. In questo senso, qualche calo di ritmo è dovuto proprio alla mancanza di qualcuno che sapesse uniformare le cose, così come alla farraginosità dell’inglese francofono della maggior parte delle persone che si sono alternate sul palco. Le altre due note leggermente stonate sono altrettanti giochi: il primo è, purtroppo, Assassin’s Creed Origins, perché non mi è piaciuto com’è stato comunicato, con troppa deferenza e poco cuore, e perché mi sembra un progetto nato vecchio, senza una vera identità rinnovata, ma su cui voglio sospendere il giudizio fino alla prova. Infine, The Crew 2 è quel gioco a cui voglio credere tantissimo, ma che sembra un po’ la collezione di minigiochi di guida dei diversi open world e può davvero finire malissimo. Eppure hai visto mai…