Yomawari: Night Alone - Recensione

PC PS Vita

Yomawari: Night Alone è l’ennesimo titolo pubblicato sotto etichetta Nippon Ichi ad arrivare in Occidente nel vano tentativo di far conoscere la software house nipponica per meriti differenti dalla sola creazione del franchise Disgaea.

il filtro “kawaii”, che dipinge in modo super deformed anche il più disgustoso mostro, non gioca a favore del fattore “horror”

Considerando la sua somiglianza con The Firefly Diary (o htoL#NiQ), col quale è venduto in bundle in edizione fisica, si potrebbe dare per scontato che anche questa graziosa produzione distribuita in Europa da NIS America sia stata pensata per beneficiare del brillante schermo della portatile Sony, e invece nulla di più sbagliato: Yomawari: Night Alone non solo non sfrutta in alcun modo le caratteristiche proprie di PS Vita, ma si configura come un walking simulator con visuale dall’alto che potrebbe ricordare, ai meno accorti, le produzioni JRPG mid-budget che affollano i cestoni dei negozi di Akihabara, tanto che la sua pubblicazione su PS Store coincide col lancio su Steam, vista la facilità del processo di porting.

La tradizione dello sviluppo indipendente dagli occhi a mandorla è costellata di esempi di titoli dalle tinte horror filtrate dall’estetica low-fi di RPG Maker o di tool similari, ma nel caso di Yomawari: Night Alone tutto è tratteggiato con un gradevole utilizzo di sprite disegnati a mano, isometria e parallassi, assicurando alla storia della giovane protagonista una presentazione più che degna. Non a caso i trailer comparsi su YouTube nei mesi scorsi sembravano far presagire l’arrivo di un nuovo piccolo gioiello sugli schermi della portatile Sony sempre più abbandonata a se stessa, ma sarà davvero così?

SOLA NELLA NOTTE

L’anonima bimba che campeggia nelle illustrazioni promozionali è, ovviamente, l’eroina di questa avventura che, senza mezze misure, inizia proiettandola immediatamente in un tetro susseguirsi di tragedie. Yomawari Night Alone immagine PC PS Vita 07L’iniziale morte del fidato compagno a quattro zampe, seguita dalla scomparsa della sorella e dall’apparizione di spiriti e creature dall’aspetto mostruoso, è solo il preambolo di quella che può essere definita a tutti gli effetti come un’allegra scampagnata nel folklore e nei racconti tradizionali giapponesi, dove il ronzio di un distributore di bibite sul ciglio della strada viene accompagnato dalla comparsa di strane impronte insanguinate sull’asfalto o altri fenomeni paranormali assortiti. Nel gioco non sono presenti dialoghi o scambi di battute particolarmente elaborati e l’incedere della narrazione è praticamente legato a brevi e semplici animazioni, alla lettura (facoltativa) della descrizione degli oggetti collezionabili e a striminziti interventi da parte della protagonista sul suo diario personale, che introduce ogni capitolo – corrispondente a una notte – con laconici appunti e brevi pensieri.

Nel gioco non sono presenti dialoghi e l’incedere della narrazione è legato a brevi e semplici animazioni e a note sul diario della protagonista

A differenza di altre produzioni similari, come ad esempio il classico Corpse Party (arrivato anche in Occidente dopo aver fatto impazzire migliaia di giocatori su PC e Sony PSP), in Yomawari: Night Alone non sono presenti abbozzati sistemi di combattimento, bivi o ricercati twist narrativi, ma viene abbracciata una semplice e spudorata reiterazione del meccanismo del “Trial and Error” che, pur facendo molto old school, finisce ben presto per frustrare il giocatore senza possibilità di appello. L’unica azione principale compibile dalla protagonista è correre, dosando la resistenza mediante uno dei tasti dorsali: attivando sprint nel momento opportuno e studiando la logica con cui i nemici si spostano diventa infine possibile proseguire nell’avventura per lanciarsi nella risoluzione di semplici enigmi ambientali, perlopiù legati al ritrovamento di oggetti e chiavi.
A sottolineare la totale incapacità di difendersi dell’eroina – provvista di oggetti più o meno inutili alla resa dei conti con gli avversari – ci sono i nascondigli: nella stragrande maggioranza dei casi, elementi dello scenario che si ripetono più e più volte, utili nel caso un nemico fosse sulle sue tracce, pena una morte violenta e atroce, seguita da un fulmineo respawn al più vicino checkpoint.

SPIRITI VENDICATIVI E MADONNE PREPUBESCENTI

Dal punto di vista ludico, quindi, Yomawari non offre un impianto sufficientemente complesso per intrattenere sulla lunga distanza, ma la buona varietà di situazioni e l’esigua portata dell’avventura fanno sì che, pur nella sua semplicità, riesca ad intrattenere, tuttavia senza mai stupire. Yomawari Night Alone immagine PC PS Vita 08In Yomawari si muore molto spesso, a volte per semplice disattenzione, ma soprattutto perché il titolo è stato “concepito” affinché il giocatore finisse almeno una volta, nel corso dell’avventura per far conoscenza con l’infausto destino riservato a una bambina che si trova al centro di una vicenda molto più grande di lei. In tal senso, ho trovato salvifica la decisione di permettere di mantenere i progressi e gli oggetti raccolti anche nel caso si incappasse in un game over qua e là, di fatto consentendo a chiunque di riuscire a raggiungere i titoli di coda. Una scelta più punitiva avrebbe, senz’ombra di dubbio, “tagliato le gambe” al bilanciamento dell’esperienza di gioco, ma il piccolo staff dietro questa produzione si è rivelato assai più ferrato in materia di quanto non possa sembrare ad un primo sguardo. L’unico appunto, forse, va rivolto alla scarsa presenza di indicazioni nel corso dell’avventura, che sovente va portata avanti letteralmente “a braccio”, nella speranza di trovare l’evento scatenante che porti avanti la narrazione, visto che il titolo non si premura in alcun modo di rendere chiaro al giocatore quale sia il suo prossimo obiettivo.

Malgrado non presenti elementi davvero memorabili, bisogna ammettere che la bontà della direzione artistica e l’estrema autorialità che emerge dalle ore di gioco necessarie a raggiungere l’epilogo finiscono per donare anche alla più breve sessione un’atmosfera molto ben riuscita. Chiaramente il filtro “kawaii”, che dipinge in modo super deformed anche il più disgustoso mostro o spirito dai capelli lunghi e corvini, non gioca a favore del fattore “horror”; d’altronde è chiaro come l’intenzione degli sviluppatori non fosse tanto spaventare quanto inquietare i giocatori, senza scadere nel gore gratuito (come nel già citato Corpse Party) o in una messinscena che spezzasse la delicata innocenza che scaturisce dagli occhi della protagonista. Yomawari: Night Alone è una sorta di horror dalle tinte naïf, se così si può definire. Certamente non qualcosa che si vede tutti i giorni.

Yomawari: Night Alone è un titolo onesto che non presenta particolari meriti, ma che, tutto sommato, vale la pena di giocare almeno una volta, anche solo per apprezzarne l’unicità dell’atmosfera. Non sfruttando alcuna caratteristica propria di PS Vita, Yomawari è affrontabile sullo schermo della portatile così come su quello di un PC, pertanto la recensione è valida anche per l’edizione Steam.

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Pro

  • Buona l’atmosfera e la direzione artistica.
  • Semplice, ma abbastanza vario, con un buon numero di eventi opzionali da completare.

Contro

  • Narrazione sottotono.
  • Trial and error come se piovesse, quasi fosse un Super Meat Boy dell’horror gaming.
  • Molte fasi davvero frustranti.
6.3

Sufficiente

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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