Zheros - Recensione

PC PS4 Xbox One

È sempre bello tornare indietro con la mente ai bei tempi andati, al periodo in cui eravamo ancora spensierati e nel pieno della nostra fanciullezza, giorni in cui con le nostre mani pacioccose stringevamo forte il pad del Super Nintendo, o magari giocavamo in bagno a Tetris con il mitico Game Boy. E come si fa a non ricordare con nostalgia le sala giochi? Veri e propri templi del videogioco dove ci si radunava con gli amici e si spendeva la paghetta settimanale tra un Pac-Man e uno Space Invaders, o magari tra un Double Dragon e un Final Fight, picchiaduro a scorrimento molto popolari a quell’epoca. Da piccolo ho passato praticamente giornate intere a mazzolare ondate di nemici, sia da solo che in compagnia, e poter recensire un titolo come Zheros è un vero tuffo nel passato. Il gioco, sviluppato dai ragazzi catanesi di Rimlight Studios, è infatti un beat’em up ispirato ai classici degli anni ‘90, una fonte di ispirazione che emerge in ogni suo aspetto. La versione che abbiamo provato è quella per PC, disponibile su Steam.

UN’INVASIONE DI ROBOT VALE PIÙ DI MILLE PAROLE

Zheros ci introduce al mondo di gioco con una breve sequenza d’animazione priva di un qualsivoglia dialogo: un malvagio scienziato pazzo, un certo Dr. Vendetta, vuole sterminare il mondo con il suo esercito di robot. Nei panni del Capitano Dorian e di Mike, membri del team Zheros, il nostro compito sarà semplicemente quello di abbatterli tutti. Una trama a malapena abbozzata, un mero pretesto narrativo per giustificare quel che accade sullo schermo. Senza tanti fronzoli, ci troviamo dunque a menar le mani contro ondate di nemici sempre più numerosi, tra calci, pugni, scivolate e piroette, all’insegna del button mashing più sfrenato.

zheros

Il titolo di Rimlight Studios soffre di un’eccessiva ripetitività

L’azione è a dir poco frenetica ma per sua natura un po’ ripetitiva, una formula che potrebbe non incontrare i gusti di chi non è cresciuto a pane e mazzate virtuali. Gli sviluppatori hanno poi deciso di implementare un tasso di difficoltà piuttosto punitivo, che ci costringe più volte a ripetere un livello: la frustrazione è inevitabile, ma esattamente come allora, riesce difficile trovarla positiva.

RISSE SPAZIALI

Sul campo, i nostri due protagonisti non sono poi così diversi: Mike è dotato di movimenti leggermente più lenti, mentre Dorian possiede una velocità più marcata. Che scegliate l’uno o l’altro, in termini di gameplay non fa alcuna differenza, dal momento che l’arsenale dei due protagonisti è composto sostanzialmente dalle stesse combinazioni di attacchi. All’evenienza è possibile usare anche la nostra unica arma da fuoco, buona per allontanare gruppi di nemici o infliggere loro il colpo di grazia. In alcune occasioni si possono pilotare devastanti mech da combattimento, abbastanza sporadici, e di fatto l’unica arma alternativa da usare in battaglia. I nostri due eroi dispongono inoltre di una barriera per bloccare e respingere gli attacchi, oltre alla classica schivata, che risulta però di fatto abbastanza inutile quando il numero di nemici da affrontare diventa elevato. Se a questo aggiungiamo una risposta non proprio reattiva nei comandi, la nostra unica ancora di salvezza risiede semplicemente nella forza bruta (e nei medikit sparsi a piene mani nei livelli).

I due protagonisti potranno essere potenziati tra uno stage e l’altro raccogliendo un numero sufficiente di sfere colorate dai nemici distrutti o da alcune casse, numero che si raggiunge tipicamente ripetendo gli stessi livelli più volte. Il sistema di upgrade è piuttosto spartano, e permette semplicemente di sbloccare nuove combo, diminuire il consumo di energia della barriera e aumentare il danno dell’arma da fuoco.

UN GIOCO D’ALTRI TEMPI

Per completare i diciotto livelli che compongono Zheros ho impiegato poco più di una decina d’ore, una cifra che può variare considerevolmente a seconda di quante volte si muore e occorre ripetere un livello, fattore che aumenta – un po’ artificiosamente, va detto – la longevità del gioco. Il titolo di Rimlight Studios soffre però di un’eccessiva ripetitività, complice il gameplay intrinsecamente vecchia scuola, ma anche un level design piuttosto monotono. Detto in altre parole, i livelli tendono ad assomigliarsi un po’ tutti, anche se dal punto di vista tecnico è innegabile il buon lavoro svolto dal team catanese, soprattutto considerando che si tratta del loro titolo di debutto. Buono anche il comparto sonoro, composto per lo più da brani dubstep, che anche in questo caso tendono però a ripetersi un po’ troppo spesso. Alla fin fine, Zheros è un titolo da giocare senza patemi, a cervello spento, anche in compagnia di un amico grazie alla modalità co-op locale.

Zheros non è un prodotto malvagio, ma la sua ripetitività e la difficoltà a volte eccessiva non lo rendono adatto a tutti. Se siete alla ricerca di qualcosa da giocare a cervello spento, magari in compagnia di un amico con cui ricordare i bei tempi andati, allora il titolo di Rimlight Studios merita una chance.

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Pro

  • Gameplay vecchia scuola.
  • Co-op per due giocatori.

Contro

  • Livello di difficoltà abbastanza elevato.
  • Forte ripetitività di fondo.
  • Level design piuttosto monotono.
  • Comandi non molto reattivi.
6.5

Sufficiente

È l’ultimo arrivato in famiglia e gli va di gran lusso che non lavora in redazione ma da casa sua, altrimenti farebbe la fine di Seppia nella serie Boris, con Claudio “Renè” Todeschini a tallonarlo con vessazioni di ogni tipo. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

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