Meglio soli o bene accompagnati?

Come lo gradite il vostro gioco di ruolo? Da affrontare rigorosamente in solitaria (visuale in soggettiva o in terza persona è indifferente) o desiderate la compagnia di un party di avventurieri? Personalmente, sono combattuto. Avendo mancato il periodo dell’evoluzione del Personal Computer che ha portato dal Commodore 64 ai primi “Pentium”, ho altresì perso le originarie incarnazioni videoludiche del GdR, ritrovandomi così, nell’Anno Domini 2000 e quasi per caso, in possesso di una copia scatolata di Baldur’s Gate e relativa espansione (Tales of the Sword Coast).

Da fan di Dungeons & Dragons e fiero possessore della scatola rossa, mi è letteralmente esploso il cervello una volta installato il capolavoro di BioWare. Grafica stellare a parte, si respirava subito quel senso d’avventura – intesa in termini puramente romantici – proprio del gioco di ruolo da tavolo: un mistero in quel di Nashkel, la morte dell’anziano mentore, una grande e grave minaccia, una profezia, l’esplorazione di un territorio sconosciuto e, ancora, lungo la via, spade di ferro contaminato che si guastavano, nobilissimi templi per risuscitare i compagni caduti, incontri con personaggi iconici del Faerûn e dardi incantati come piovesse (elementi che, in seguito, sono stati riciclati a profusione).

leliana___dragon_age__origins_meglio soliLa sensazione più bella, però, derivava certamente dal poter affiliare, strada facendo, nuovi compagni al proprio party, dall’isterico (“Stop touching me!”) e malvagio negromante Xzar all’innegabilmente buono – ma altrettanto fuori di testa (“Go for the eyes, Boo!”) – ranger Minsc… e relativo criceto spaziale miniaturizzato! La possibilità di equipaggiare i personaggi (dalla testa ai piedi), di dotarli di una scorta di frecce di diverso tipo (e non illimitate, come accade in molti titoli contemporanei) e di imparare vari e potenti incantamenti era qualcosa di incredibile, così com’era fantastico esplorare le terre limitrofe alla città di Baldur’s Gate in una mappa che, pur presentando location fisse, cercava di simulare una struttura open world, con foreste, roccaforti in rovina e filari di colline. In così bella compagnia ho visitato il Friendly Arm Inn, ripulito la fortezza gnoll e fatto acquisti magici presso Alta Siepe, il viaggio allietato dai già citati banter e senza l’assillo di companion che desideravano far l’amore (il fastidio!) con la progenie di Bhaal ogni tre per due.

a volte preferisco giocare in solitaria, muovendo una one man army, un eroe che “può fare tutto da solo”

La libidine di viaggiare in compagnia di un party, nondimeno, veniva fortemente stemperata allorché gli inventari iniziano a riempirsi di “fuffa” da smistare nelle limitate caselle a disposizione, ed – eventualmente – da rivendere, e dalla necessità di microgestire tutti gli aspetti del combattimento, dal consumo delle pozioni ad un utilizzo oculato degli incantesimi (perché fidarsi delle AI pre-impostate, giammai!). Soprattutto, una frase rompeva l’armonia e guastava l’atmosfera: “You must gather your party before venturing forth!”, sottolineando i ben noti problemi di pathfinding che caratterizzavano i PNG.

Spostandoci in tempi più recenti, ci accorgiamo di come affiliare un party di avventurieri porti con sé i difetti sopraccitati: ancora abbiamo problemi di pathfinding (mai veramente risolti), inventari ostici con cui “duellare” (se ricordate il primo Mass Effect, c’è veramente poco altro d’aggiungere) e, fattore in preoccupante crescita, compagni sempre più ciarlieri che sentono la necessità di raccontarci tutto della loro vita: successi, insuccessi, personali preferenze sessuali e inconfessabili feticismi per le calzature, altresì note come scarpe (Leliana, Dragon Age: Origins). Certo, è difficile immaginare Mass Effect senza Wrex, Garrus o Liara, ma per quanto detto – a volte – preferisco giocare in solitaria, muovendo l’eroe senza nome con la barba e il codino del primo Gothic, Geralt di Rivia o un qualsiasi avatar nelle varie incarnazioni della saga di The Elder Scrolls. Una one man army, insomma, anche per vanagloriose ragioni di potenza del singolo che “può fare tutto da solo”, con un paio di affilate lame in spalla e una scorta sufficiente di tossiche pozioni.

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