About an Elf – Recensione

Switch

C’era una volta una principessa in latex che in groppa al suo gatto combatteva gli gnomi malvagi per… per… questo non è ancora chiaro, ma non è di certo la cosa più strana di About an Elf.

Sviluppatore / Publisher: Meringue Interactive / Meringue Interactive Prezzo: 11,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: Nintendo Switch Data di Lancio: 10 febbraio (non ancora disponibile sullo store italiano)

Quella che state per leggere è una storia vera:
-Mario, ho scovato questo gioco strano che sarebbe interessante recensire!
-Ottimo, che gioco sarebbe?
-About an Elf, ti giro il trailer.

Un minuto e quarantasette secondi dopo.

-Claudio, ne so meno di prima.
-Ok, allora, in pratica c’è questa tizia, Dam, che indossa sempre vestitini succinti in latex rosso, che è la principessa degli elfi, perché gliel’ha detto il padre da piccola, e vuole instaurare l’Elftopia, che è tipo un concetto mentale, e per farlo deve sconfiggere i mostri dei quattro regni insieme al suo aiutante, Roland the Bravecat, un gattone bianco, mentre i nemici sono questi strani esseri…
-Claudio, fermati, per favore.

ABOUT AN ELF: UNA STORIA A LIETO FINE

Se state leggendo queste righe è perché alle volte le cose belle accadono (ecco, non cercate prove guardando un sito di news, magari…) o forse perché Mario a un certo punto mi ha detto sì per risparmiarsi ulteriori scocciature, vai a sapere, ma qualunque sia il motivo, siete davanti alla recensione di About an Elf, ed è una bella cosa, perché il gioco d’esordio dei texani Meringue Interactive è uno di quei titoli che difficilmente riempirà le timeline dei vostri social, ma che merita di essere conosciuto quanto meno per la su originalità.

Signori, il mondo di gioco: davvero non saprei come altro descrivervelo.

Secondo i suoi stessi creatori, About an Elf è un gioco “point-and-click-ish, rpg-ish, visual-novel-ish” di proporzioni elfstatiche. Forse questa frase ci dice molto del rapporto con la realtà dei ragazzi di Meringue Interactive e un po’ meno sul loro gioco, ma possiamo provare a usarla come punto di partenza. La componente preponderante è quella della visual novel: si parla tanto, tantissimo in About an Elf, o meglio i personaggi parlano moltissimo, mentre al giocatore non resta che leggere (solo in inglese, siete avvisati) il lungo e stravagante racconto della principessa Dam. La qualità media della scrittura è parecchio alta, per quanto spesso ci si senta dentro una pièce situazionista, totalmente spaesati dai continui balzi tematici e di tono. Ci sono anche momenti in cui si rimane del tutto perplessi per qualche battuta un po’ fiacca, ma in generale lo stupore funziona più spesso in positivo per le trovate del tutto impensabili con cui ci si trova a fare i conti. In fondo, basta dare un’occhiata in giro per la pagina per rendersi conto di come di come About an Elf sia un gioco decisamente fuori dagli schemi e che la scia ben pochi punti di riferimento al giocatore.

LA PRINCIPESSA DI PLASTICA E GLI ORSETTI DI GOMMA

Lo stesso stile grafico è qualcosa difficile da descrivere. I modelli dei personaggi sono render in alta definizione, spesso creati combinando tra loro oggetti e giocando sulla sensazione materica della plastica lavorata industrialmente. Al di là del come, è ancora una volta il cosa a lasciare interdetti. Già dopo pochi minuti di gioco è chiara l’impressione di essere precipitati dentro una versione distorta del mondo delle fiabe, dove la linea estetica è tracciata sul confine tra l’Eurovision e i meme. I render plastici, eppure statici, dispongono solo di qualche frame di movimento, che generalmente li ritrae per altro in pose esagerate. Mancano giusto i ripetitivi ritornelli musicali ad amplificare la sensazione di iper-realtà in cui ci si ritrova catapultati, un inno al vaporware internettiano declinato in forma ludica.

About an Elf recensione

Dam non poteva attaccare come tutti i personaggi. No, lei calcia la biglia, ovvio.

About an Elf è un titolo che poggia su riferimenti estetici alienanti, decisamente non per tutti, ma che ospita al suo interno un gioco che può essere giocato davvero da chiunque. Il racconto infatti è inframezzato da sezioni di punta e clicca, in cui in fondo è semplicemente richiesto di scovare l’oggetto interagibile nella schermato, e da combattimenti RPG basati sull’uso di… biglie. Per quanto Dam le chiami Magicball si tratta di biglie che contengono al loro interno simboli degli elementi. Per capire quale usare in combattimento bisogna però impegnarsi nella decifrazione di strane visioni: ad esempio, a inizio gioco di fronte a un nemico Dam è assalita dall’immagine di una torta di compleanno con le candeline accese. In questo caso il riferimento al fuoco è abbastanza semplice, andando avanti tuttavia bisognerà invece spremere molto di più le meningi (o lasciarsi prendere totalmente dal nonsense, dipende dai punti di vista). In ogni caso, se la biglia è giusta: sbam, combattimento vinto. Se è sbagliata invece si torna a inizio combattimento, a patto da avere ancora qualche orsetto di gomma da lasciare in pegno.

PER QUALCUNO POTREBBE ESSERE INTESO COME PURO ONANISMO ARTISTICO, PER QUALCUN ALTRO INVECE POTREBBE APPARIRE COME UN LAMPO DI GENIO

Come abbastanza prevedibile questa estrema semplicità nelle meccaniche di base rappresenta anche il principale limite di About an Elf. Nonostante la durata contenuta in poco più di cinque ore, non è impossibile che salga qualche momento di stanca dovuto alla ripetitività intrinseca, combattuta tuttavia dalla componente surreale e imprevedibile di tutti gli altri elementi di gioco che invogliano a capire fin dove Meringue Interactive abbia voluto andare a parare. About an Elf è senza dubbio un gioco molto coraggioso e divisivo: per qualcuno potrebbe essere inteso come puro onanismo artistico, per qualcun altro invece potrebbe apparire come un lampo di genio. In fondo, probabilmente, c’è un po’ di entrambi, ma obbligato a scegliere (d’altra parte, è il ruolo ad impormelo), io mi sento di far pendere l’ago della bilancia più verso la genialità: c’entra fino a un certo punto, ma durante le ore di prova più di una volta mi è tornato in mente quello strano clash culturale di Mai Dire Banzai commentato dalla Gialappa’s.

In Breve: Pochi giochi sfuggono alle definizioni quanto About an Elf. Ridurlo al suo mix di generi sarebbe assolutamente fuorviante, perché la descrizione di una visual novel con leggerissime componenti punta & clicca e una velata spruzzata di GDR non rende per nulla l’idea di quello che ci si trova davanti. Giocare il titolo d’esordio di Meringue Interactive vuol dire precipitare in un vortice di surrealismo memetico, un paese delle fiabe in cui domina l’ironia, ora sguaiata ora ermetica, popolato da esseri spaventosamente nonsense. Provocazione artistica che esaurisce il suo senso nella forma o coraggiosa esplorazione dei limiti estetici del videogioco?

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: About an Elf è un susseguirsi di fotogrammi statici, una sorta di gioco-diapositive, quindi ha un po’ poco senso parlare di prestazioni. Proprio questa sua natura consente a Switch di portare a video modelli dettagliatissimi e “fotorealistici” nella loro stramberia.

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Pro

  • Decisamente originale / L’aiutante di Dam è un gatto / Dura il giusto.

Contro

  • Potrebbe comunque risultare ripetitivo.
7.5

Buono

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