Questa di ADR1FT per PlayStation 4 sarà una recensione lampo, almeno per i miei standard discretamente verbosi. L’edizione, di fatti, è pressappoco identica alla controparte Windows che trovate descritta nella nostra recensione: in quel caso abbiamo provato il gioco di Three One Zero anche sul DK2 di Oculus, rimanendo davvero impressionati per l’esperienza VR e le potenzialità espresse per i futuri titoli in realtà virtuale. Una considerazione inevitabile, dunque, riguarda la non disponibilità immediata di ADR1FT su PlayStation VR, annunciata con un comunicato che non si è nemmeno curato di ipotizzare una data di uscita, o almeno l’inizio dello sviluppo della versione in realtà virtuale (laddove, ad esempio, il gioco sarà disponibile il prossimo 28 luglio anche per HTC Vive). Al momento, dunque, ADR1FT per PS4 è e resterà un “semplice” gioco d’esplorazione che sa regalare grandi sensazioni in termini di spettacolo, ma risulta troppo corto, alquanto semplice da portare a termine e nemmeno così imperdibile a livello di trama.
L’ODISSEA DI HAN IV
Va detto, prima di saltare a conclusioni affrettate, che il fattore della meraviglia scenica conta tantissimo in ADR1FT. Three One Zero mischia piccoli elementi survival con il costante bisogno di esplorazione, passando da una storia che magari non è così sorprendente, ma viene ben “coreografata” da scenari sempre affascinanti, per quanto virtualmente simili a loro stessi (detriti e pezzi della stazione orbitante, stagliati sul globo terrestre di giorno e di notte).
ADR1FT offre grande spettacolo e piacevolezza dell’esplorazione
Purtroppo, il titolo di Three One Zero risulta troppo corto, semplice da completare e nemmeno così imperdibile nella trama
ADR1FT conferma pregi e difetti anche su PlayStation 4, ma perde una parte del suo appeal per la già annunciata mancanza – al lancio di PS VR in ottobre – di una versione compatibile con la realtà virtuale. Rimane la rappresentazione giocabile più bella di uno scenario orbitale a gravità zero, con meccaniche azzeccate – pur se imperfette – che avrebbero potuto articolarsi in una sfida maggiore e più longeva, o aprire a una storia di sopravvivenza un filo meno scontata. Le ispirazioni sonore e visive (da Gravity, ma anche da 2001: Odissea nello Spazio e Solaris) sono davvero ottime, condendo nel modo migliore l’esplorazione, e certamente alleviano i rammarichi più profondi sul lavoro di Three One Zero.