In un futuro lontano in cui la galassia è dominata da una forza insormontabile, secondo voi l’umanità si accontenterebbe di vivere senza farsi notare, limitandosi a colonizzare un pianeta o due? Qui l’avversario non è quello Skynet che dà la caccia a ogni focolaio di resistenza con i suoi Terminator, bensì un’Intelligenza Artificiale che ha ormai conquistato l’intero spazio conosciuto, e poco o nulla si preoccupa di fazioni minori che non considera una minaccia. Dunque ci basterebbe vivere accontentandoci di non pestare i piedi a chi ci è di molto superiore e il futuro della nostra razza sarebbe garantito. Sarebbe accettabile? Ci starebbe bene vivere per l’eternità sapendo di dover sottostare a condizioni tanto assolute? Se la Storia ci fa da guida, allora la risposta non può che essere un secco no.
Queste sono le domande esistenziali che mi sono posto durante i primi minuti di AI War 2, seguito del grand strategy del 2009 di Arcen Games che aveva buttato all’aria le convenzioni degli strategici tradizionali.
TO BE OR NOT TO BE?
Anche in questa iterazione, partiamo da una condizione iniziale di estrema disparità, in cui abbiamo il controllo di un unico “pianeta” (equivalente a un sistema solare in altri giochi come Stellaris o Endless Space) e una singola flotta, che ci permette di muovere battaglia solo a settori nemici scarsamente difesi.
Al contrario dei classici 4X (eXplore, eXploit, eXpand, eXterminate), in AI War 2 sono assenti le fasi di gestione della popolazione e delle colonie. Il gioco nella sua interezza ruota intorno all’aspetto militare: le costruzioni da erigere sono per lo più sistemi di difesa e le risorse vengono raccolte in maniera automatica. All’inizio queste semplificazioni richiedono un certo sforzo mentale per liberarsi dalle consuetudini cui siamo abituati, ma la forza degli sviluppatori di Arcen Games sta proprio nello spezzarle per offrire qualcosa di alternativo. Ben presto ci si rende conto che tutto quello che manca in termini di ampiezza e varietà di gameplay viene guadagnato in profondità di situazioni strategiche da affrontare prendendo decisioni con serie conseguenze sia nell’immediato che sul lungo termine.
Arcen Games spezza le convenzioni del genere
MACBETH SHALL SLEEP NO MORE
La mappa di gioco rende molto facile individuare gli obiettivi che ogni pianeta mette a disposizione e le conseguenze in termini di reazioni dell’IA, ma ciò non significa che una campagna di AI War 2 sia uno scontato esercizio di fredda analisi e calcoli matematici verso la vittoria. Tutt’altro. Innanzitutto siamo sempre di fronte al dilemma su quale sia l’obiettivo strategico cui dare priorità senza aizzarsi contro il nostro temibile avversario, e poi la ricchezza di situazioni che possiamo incontrare crea situazioni di narrativa emergente degne del migliore dramma spaziale, una sorta di equivalente galattico delle storie cui ci ha abituato Crusader Kings 2. Vi faccio un esempio: ero giunto al punto di avere abbastanza armate per tentare un’ardita incursione dietro le linee nemiche per eliminare i quattro co-processori della IA, con conseguente riduzione della capacità offensiva avversaria a patto di riuscire di eliminarli tutti; se anche solo uno fosse sopravvissuto, avrei invece dovuto affrontare immani ondate nemiche una dietro l’altra. La missione apparentemente suicida si è rivelata un successo, quindi stavo tirando un sospiro di sollievo mentre tornavo verso casa quando sono incappato in un pianeta che, allertato dalla mia presenza, ha iniziato a montare una controffensiva tanto più forte quanto più a lungo fosse durata la battaglia sul suo territorio. Le mie forze hanno opposto strenua resistenza, ma, già fiaccate dagli scontri precedenti, non hanno retto, e da lì è partita un’imponente forza robotica che come uno tsunami ha spazzato tutto ciò che ha trovato di fronte, arrivando con mio terrore a lambire la Terra per poi dirigersi altrove, non più curante delle mie insignificanti flotte. Mi ci è voluto un po’ per recuperare la strada perduta, e non credo dimenticherò questi eventi tanto presto.
Ho dovuto sciacquarmi la bocca con qualche immagine di Stellaris
Dal punto di vista del gameplay, poi, a fronte di una profondità strategica di rara finezza, non si può dire altrettanto per l’aspetto tattico: il più delle volte gli scontri si vincono grazie alla mera superiorità numerica invece che alla composizione delle nostre armate o agli stratagemmi di combattimento che adottiamo.
Arcen ha creato una versione aggiornata e ottimizzata della loro precedente opera, mantenendo inalterati i principi base che, oggi come ieri, riescono a sovvertire l’ordine naturale delle cose nel genere 4X. Dal sistema di raccolta risorse alla strategicità della scelta di quali siano i sistemi che davvero vale la pena togliere al controllo della IA, si tratta di un titolo così unico che toglierà tante ore di sonno a tutti gli amanti degli strategici (come me). Bisogna però essere veri appassionati del genere per passare sopra a un comparto audio-visivo davvero da dimenticare.