Alaloth: Champions of the Four Kingdoms – Recensione

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Devo farlo, è più forte di me; a la la la la loth, a la la la la loth, le loth loth loth! Se anche voi l’avete canticchiata al ritmo di Sweat degli Inner Circle, non ve la toglierete più dalla mente. Chissà se Gamera Interactive era consapevole che il nome Alaloth: Champions of the Four Kingdoms si sarebbe prestato così bene a remixare un vecchio tormentone.

Sviluppatore / Publisher: Gamera Interactive / Gamera Interactive  Prezzo: 34.99 Localizzazione: assente Multiplayer: Coop split screen PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

Incredibile ma vero, molto tempo addietro, esisteva un continente chiamato Plamen nel quale quattro regni riuscivano a convivere civilmente tra loro. Ciò andava contro ogni logica, così saggiamente un bel giorno Alaloth il Traditore diede inizio alla Guerra degli Dei gettando le lande nel caos e piantando l’infame seme dell’ostilità in popoli altrimenti pacifici. Adesso sì che si ragiona! Purtroppo, dopo appena trecento anni di beata malevolenza, i Quattro Regni decidono che è ora di sbarazzarsi del tiranno per mano di un Campione.

E così eccoci qui a parlare di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, action RPG con visuale isometrica e combattimenti all’ultimo sangue caratterizzati da una certa difficoltà a uscirne vivi, non proprio soulslike ma ci andiamo vicini. Avevamo già testato con soddisfazione il lavoro di Gamera Interactive  – software house italiana da non confondere con la quasi omonima Gamera Games – un paio di anni fa con una versione preview; ora però si fa sul serio ed è giunto il tempo di mettere mano al gioco completo. Sarà ancora tutto oro ciò che allora luccicava? Scopriamolo.

ALALOTH: CHAMPIONS OF THE FOUR KINGDOMS, LA VECCHIA SCUOLA TIRATA A LUCIDO

Il concept di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms affonda le radici nella notte dei tempi videoludici, ispirandosi a Moonstone: a Hard Days Knight, ARPG per Amiga pubblicato nel 1991 da Mindscape che univa esplorazione strategica lungo una grande mappa in stile tabletop game con scontri in tempo reale. Nel nostro caso, il tutto è arricchito dal look che ricorda i primi Baldur’s Gate – il Baldo Gatto, per chi non fosse pratico con la lingua d’Albione – e propone maestose città, putride paludi e sconfinati deserti dall’eccellente realizzazione grafica; un chiaro segnale che Gamera non punta solamente a canuti nostalgici ambendo a raggiungere anche un target più giovane, che troverà sicuramente pane per i suoi denti.

Nella grande mappa del continente, il numero di teschi indica la pericolosità di ciascuna zona.

Va sottolineato che Alaloth: Champions of the Four Kingdoms non parte proprio benissimo; dopo l’evocativa introduzione ci troviamo di fronte alla creazione del personaggio, rappresentato da modelli poligonali non molto convincenti, con poche opzioni di personalizzazione e soprattutto solo quattro razze: Umano, Orco, Elfo e Nano. Dove sono i mille miliardi di diverse combinazioni che propongono i Veri Videogiochi?

la filosofia del gioco prevede tutti gli elementi tipici dei CRPG,, mantenendo però i contenuti a un livello essenziale

Io volevo l’uomo pantegana con zampe di drago e ali di cormorano! In realtà questo è il primo assaggio della filosofia del gioco, che prevede tutti gli elementi tipici degli RPG quali crafting, alleati pronti a combattere al nostro fianco, cucina, abilità speciali soggette a cooldown, skill, side quest e crescita dei personaggi, mantenendo però i contenuti a un livello essenziale, in modo che anche chi si avvicina al genere possa lanciarsi velocemente nella mischia senza sentirsi sopraffatto da un’enorme quantità di opzioni. È quindi una scelta di game design, che in questo specifico caso approvo dato che anche il PG dalla configurazione più minuziosa finirebbe per mangiare miseramente la polvere se non fosse supportato da una grande abilità alla tastiera quando si tratta di venire alle mani. E in ogni caso, per gli amanti dell’immedesimazione, ci sono varie caratteristiche da personalizzare quali allineamento, casata e divinità adorata, ciascuna con i propri perk.

E ADESSO, CHE SCORRA IL SANGUE

Dato che il fiore all’occhiello di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms sono i combattimenti, è consigliabile seguire dettagliatamente il tutorial che ci insegna le basi sull’utilizzo delle armi. Fondamentalmente le azioni disponibili sono sei: attacco veloce o potente, lancio di armi a distanza, calcio per rompere la guardia, schivata e parata, queste ultime due da padroneggiare con una certa cura dato che richiedono un buon tempismo. L’azione twin stick tipica di molti giochi simili è rimpiazzata dalla possibilità di colpire solo nella direzione in cui si è rivolti, rendendo più difficile vibrare velocemente fendenti in tutte le direzioni.

Abbiamo aggrato l’aggrabile, guardate che bella comitiva di scorpioni in alto a destra.

Diventa così indispensabile il lock per essere sempre orientati verso la posizione del nemico che vogliamo colpire. Un singolo soldato può già rappresentare un bel problema, e in più i nostri avversari hanno il vizio di aggirarci tutti assieme, rendendo difficoltoso isolare le unità e abbatterle una per volta.

Un singolo soldato può già rappresentare un bel problema, e in più i nostri avversari hanno il vizio di aggirarci tutti assieme

L’AI avversaria lavora a dovere, con arcieri che cercano di mantenere la distanza e guerrieri che come noi giocano sulla combinazione di attacco e schivata. Qui è presente l’unico vero difetto del gioco: una certa ambiguità nella grafica degli scenari che ci può far finire con le spalle a un muro invisibile finendo in balia del nemico. Con un po’ di esperienza si riesce a evitare di incorrere in questa situazione, ma all’inizio voleranno imprecazioni. La mappa è divisa in zone di dimensioni non così contenute che vanno completamente ripulite prima di dirsi concluse e permetterci di progredire verso la battaglia finale con Alaloth. Sempre che ci arriviamo vivi, e sempre che ci arriviamo per primi.

QUATTRO REGNI E UN SOLO CAMPIONE? NON SCHERZIAMO

Avrete sicuramente notato la “s” di “Champions” nel nome del gioco; prima della catastrofe i Regni erano quattro, dunque non saremo gli unici a cercare di ristabilire l’ordine. Altri Campioni come noi sono a caccia di gloria, impegnandoci in una corsa contro il tempo, resa più difficile dai tre giorni persi a resuscitare – come nei Gesù like – qualora venissimo uccisi.

Cominciamo a sbloccare qualche skill speciale, pur se soggetta a cooldown.

La tensione è palpabile, ma per farsi le ossa è consigliabile nella prima run disabilitare questa specie di modalità skirmish e godersi l’esperienza senza venir scoraggiati dalle notifiche che ci avvisano dei progressi dei nostri concorrenti mentre noi siamo ancora impantanati al primo dungeon. Le aspettative sono dunque state mantenute, e Alaloth: Champions of the Four Kingdoms rappresenta molto più di un semplice tributo a Baldur’s Gate e Pillars of Eternity, ritagliandosi un suo spazio negli ARPG isometrici grazie a ottima realizzazione tecnica e sistema di combattimento molto impegnativo.

In Breve: Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è un action RPG che prende lo stile grafico di Baldur’s Gate e Pillars of Eternity arricchendolo con un sistema di combattimenti molto più impegnativo della media, rendendo vano ogni approccio incentrato sul button mashing e obbligandoci a utilizzare, una volta tanto, tutte le abilità che il gioco mette a disposizione. Nonostante siano stati inseriti tutti gli elementi tipici dei giochi di ruolo, è stata usata una certa parsimonia nella varietà di opzioni per non spaventare chi non ama perdersi in centinaia di statistiche, rendendo l’abilità con la spada più importante del punto abilità piazzato su una determinata caratteristica.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Fluido senza alcun intoppo, non ha nemmeno fatto partire la ventola.

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Pro

  • Buon sistema di combattimento / Grafica e sonoro di ottima qualità / Sono presenti tutti gli elementi tipici degli RPG

Contro

  • Il pubblico hardcore potrebbe trovarlo troppo semplice
8.1

Più che buono

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