La storia di TT Isle of Man: Ride on the Edge è stata sinora molto complessa e travagliata, tanto da far temere seriamente per la buona riuscita del titolo. Per dire, quest’estate avrebbe dovuto mostrarsi nella sua versione giocabile a Colonia, ma Kylotonn, con molta onestà e consapevolezza, ammise di non essere soddisfatta dei risultati e che pertanto stava ripensando completamente il modello fisico. Considerando che, purtroppo, gli sforzi del team francese negli ultimi anni non sempre sono stati ripagati dai risultati (il nostro Ivan Conte, la notte, si sogna ancora FlatOut 4!), in fin dei conti la preoccupazione non è del tutto ingiustificata. Nonostante ciò, la mia curiosità è ancora molto alta, e mi ha fatto molto piacere saltare in groppa a una Honda CBR1000 per affrontare le perigliose strade di Man in una build PC risalente a inizio febbraio.
38 MILES OF TERROR
Per chi non sapesse cosa sia la Isle of Man TT Race faccio un breve riepilogo: si tratta di una gara che si svolge annualmente sulla Snaefell Mountain Course sull’Isola di Man, un circuito di 38 miglia (60,7 km) di strade urbane. Un budello pieno di dossi, muretti, marciapiedi pericolosissimi e alberi sul ciglio della strada, che ha visto – purtroppo – oltre duecentocinquanta incidenti fatali, dal 1907 a oggi.Sicuramente è la gara motociclistica più rischiosa al mondo, ma rappresenta un vero e proprio rituale per i centauri più irriducibili. Tra mito e leggenda, rider come Joey Dunlop e John McGuinness sono diventati dei veri e propri eroi grazie alle loro vittorie sulla Snaefell Mountain, che ha visto trionfare – tra gli altri – anche il nostro Giacomo Agostini, per un totale di 10 successi.
i diversi settori possono essere percorsi indipendentemente, e nella versione finale ci saranno anche nove circuiti di fantasia
Non è la prima volta che la gara ispira un videogioco, e i meno giovani tra voi ricorderanno sicuramente Manx TT di SEGA, uscito in versione arcade nel 1995 e due anni dopo su Saturn. Ci sarebbe anche da ricordare Tourist Trophy di Polyphony, che prende il nome proprio dall’acronimo TT senza, però, poter contare sui diritti per riprodurre il circuito dell’isola.
Big Ben Interactive e Kylotonn, invece, partono proprio dal laser scan integrale delle 38 miglia del terrore e dalla promessa di far vivere direttamente l’emozione delle 264 curve del tracciato urbano. Ovviamente, per ragioni di fruizione i diversi settori possono essere percorsi indipendentemente, e nella versione finale ci saranno anche nove circuiti di fantasia ispirati comunque al territorio britannico (i due presenti nella build, tra l’altro, sono molto belli). Nel mio test ho potuto provare due moto (Triumph Daytona 675 e Honda CBR1000), nonché i primi tre stage della modalità carriera. Non abbastanza, certo, per comprendere come funzionerà e quale sarà la percezione della progressione, ma sufficiente a farmi un’idea del modello di guida pensato da Kylotonn.
SPEED GIMME WHAT I NEED
Considerato il percorso travagliato, ammetto di essere stato colpito positivamente da Isle of Man TT, soprattutto per merito della sua splendida sensazione di velocità. Affrontare i rettilinei della Snaefell a 320 km/h fa davvero impressione, e il gioco riesce a restituire molto bene il feeling febbrile di spingersi ben oltre il limite. Inoltre, il laser scan ha consentito di ricreare al meglio tutte le asperità dell’asfalto, e la presenza di dossi, avvallamenti e cunette rende davvero fondamentale la fase di studio, perché basta pochissimo per perdere trazione e fare una fine terribile.
il laser scan ha consentito di ricreare al meglio tutte le asperità dell’asfalto
In termini di handling ci sono aspetti che mi hanno convinto di meno, come il passaggio repentino da un eccesso di stabilità orizzontale a 300 all’ora alla perdita del posteriore in impostazione di curva, come se fosse a volte poco possibile percepire il limite. Si tratta soprattutto di un problema di feedback visivo, però, che si avverte meno utilizzando l’ottima visuale in prima persona, che prova a simulare anche lo sguardo del pilota e restituisce davvero le giuste sensazioni. Il problema di quella esterna è dato soprattutto dalle animazioni poco fluide e descrittive del pilota, che allarga troppo presto il ginocchio, si sposta assai repentinamente e il cui modo di governare la moto può trarre davvero in inganno.Anche sotto il profilo tecnico Isle of Man TT alterna cose egregie ad aspetti meno riusciti. Tra le prime ci sono sicuramente la resa dei tracciati e la realizzazione degli ambienti, con gli alberi e le foglie che sono talmente belli da dare un look davvero unico ad alcuni scorci, sebbene ci sia ancora da ottimizzare il frame rate, un po’ troppo ballerino. Ogni gara può essere affrontata in tre momenti della giornata diversi, e il sistema di illuminazione, oltre a regalare momenti suggestivi, gioca un ruolo importante, perché le ombre possono cambiare radicalmente la percezione dei nostri punti di riferimento.
Isle of Man TT è un simcade che concede qualcosina alla fruibilità a scapito del realismo