Non dev’essere facile crescere negli inferi. Luogo di ricordi, disperazione, dannazione; ombre dense, profonde e luci per lo più artificiali, fioche, arrendevoli. Per Zagreus, figlio di Ade, un carcere di massima sicurezza, condannato all’ergastolo delle sue future responsabilità di erede al trono del mondo sotterraneo, senza alcuna possibilità che gli sia concessa dal padre, inamovibile, fiero e arguto, una libera uscita verso il mondo esterno. Una cosa però non gli vuole impedire di fare, tentare la fuga giorno dopo giorno, godendo nel sentirlo fallire e vedendolo riemergere dalle acque porpora dell’Acheronte, immortale, condannato a una lotta che si è autoimposto, spavaldo e mai domo, eroico, fino alla fine dell’Early Access.
ROGUE-LIKE COME PURGATORIO DEL GIOCATORE
Non c’era certo bisogno di Hades per capire che i ragazzi di Supergiant Games fossero dei fenomeni. Un collettivo di artisti affiatati, perfettamente mescolati più che velocemente shakerati. Gente che parla fluentemente tutte le lingue del videogioco, gameplay, grafica, sonoro e narrazione, cercando di alzare sempre di più il livello, sicuri di poterci riuscire. Questa volta il loro know how sugli ARPG a visuale isometrica viene applicato ad un’ossatura rogue-like che è la perfetta incarnazione videoludica dell’oltretomba, un’accoppiata genere-ambientazione simbiotica, meravigliosamente contestualizzata e raccontata. Un dedalo di stanze mutevoli, prive di punti di riferimento, bivi (da scegliere in base alla ricompensa presente nella sala successiva, visibile sempre in anteprima), trappole, esseri ostili di ogni genere, naturalmente e attestati di stima, quelli provenienti direttamente dall’Olimpo e dai suoi divini abitanti. Il nostro pubblico, apparentemente grandi fan che tifano per la nostra fuga, pronti ad accoglierci nella loro casa e a donarci i loro poteri, bagnando le armi di Zagreus con una goccia dei loro innati talenti. Il ragazzo, allievo di Achille, è un combattente nato con un’indole naturale per maneggiare qualsiasi strumento di morte (sbloccabili rinvenendo alcune chiavi sparse negli inferi), dalle spade agli archi, dalle lance ai cannoni. È veloce nell’esecuzione, scaltro nella schivata, coreografico nello stile. Le animazioni sono spettacolari, le hit-box pulitissime, ci si sente fluidi come pattinatori sul ghiaccio.
Zagreus è veloce nell’esecuzione, scaltro nella schivata, coreografico nello stile. Le animazioni sono spettacolari, le hit-box pulitissime, ci si sente fluidi come pattinatori sul ghiaccio
NARRAZIONE PROCEDURALE, STILE EPICO
C’è solo da togliersi in cappello davanti alla concezione narrativa di Hades. Pur essendo un’opera ovviamente procedurale, si ha sempre la sensazione irrazionale che tutto sia guidato come in un qualsiasi titolo dal design lineare. Questo perché dopo ogni morte i personaggi che ci circondano avranno sempre qualcosa di diverso da dire, e lo stesso Zagreus sembra risentire del peso di ogni fuga. Questo per decine di tentativi, tanto che non ne ho ancora visto il limite. Dialoghi oltretutto sempre ben strutturati e recitati, interessanti e brillantissimi. Bastano poche partite per inquadrare le varie personalità che ci circondano, tutte forti e con qualcosa da raccontare, tangibili, scoprendo lentamente ma inesorabilmente tutti i rapporti che legano gli attori in scena, immaginando la vita fuori dagli inferi e bramandola, immedesimandoci con un personaggio profondo, sfaccettato e carismatico, dal passato oscuro e con un futuro che si prospetta epico. Pronti a rituffarci ancora una volta nei meandri mefitici di Tartaro, con i suoi tratti spessi esaltati da contrasti fumettistici. In antitesi con l’elegantissimo cyber-nouveau di Transistor, gli artisti di Supergiant hanno virtualizzato tavole dai rimandi quasi marveliani, con architetture dall’essenza classica ma rielaborate, opulente, spigolose, addirittura gotiche in certi colpi d’occhio, così come i suoi personaggi, artisticamente molto statunitensi nel modo di trasmettere eroismo. Una vera bellezza.
In antitesi con l’elegantissimo cyber-nouveau di Transistor, gli artisti di Supergiant hanno virtualizzato tavole dai rimandi quasi marveliani