L’ultima opera firmata Media Molecule è l’essenza stessa del videogioco, uno sguardo ravvicinato, privilegiato dentro il Big Bang dell’artigianato virtuale. Le molecole dell’immaginazione che entrano in contatto con una sostanza instabile, esplosiva, capace di dare vita a una reazione a catena di possibilità infinite, un motore grafico a misura di dilettante, così soffice e malleabile nell’interfaccia quanto profondo, praticamente professionale. L’idea e lo strumento per realizzarla, la scintilla e l’erba secca. Basta questo per veder detonare Dreams, già nel suo stato di accesso anticipato, rivelandone presto il suo più grande utilizzo; non tanto quello di simulazione divina dei nostri più reconditi sogni, ma quello di buco della serratura da cui spiare le menti di migliaia di creativi improvvisati, solitari. Come guardoni virtuali fuori dalla camera di Edwige Fenech. Un atto di intimità quasi imbarazzante, proibito, esaltante. L’esperienza del vagabondo onirico, appunto, che anticipa quella del creativo in erba, tra qualche giorno, sempre su queste pagine.
DAYDREAMING…
“…I quietly observe, standing in my space” cantava Sarah Nelson nell’omonimo pezzo dei Massive Attack, anno 1990. Canzone clamorosa che calza a pennello con le sensazioni di chi si avvicina a Dreams per diventarne soprattutto spettatori/giocatori. Seduti sul proprio divano, Dualshock alla mano, rilassati, nella nostra comfort zone, vigili eppure in trance, in uno stato di sogno lucido intermittente, indotto dalla curiosità. Si naviga per categoria, popolarità, magari optando invece per le visioni più fresche, appena pubblicate. Capita così di trovarsi in una stanza appena abbozzata, una calice colmo di assenzio da bere alla goccia, la finestra che si apre su una “notte stellata” meravigliosamente animata, irrequieta e post-impressionista. Quasi non ci si crede che qualcuno sia riuscito a virtualizzare il capolavoro di Van Gogh con quell’eleganza. Non pressoché alcun elemento ludico, si cammina semplicemente per i pochi metri quadri di una stanza disordinata, eppure si è completamente rapiti da un lavoro il cui aspetto più eccezionale è la sua stessa esistenza, come davanti a un panorama mozzafiato. Si prova la vertigine dell’ignoto, davanti a certi lavori. Il contatto fisico con un processo creativo perennemente condiviso con una comunità che, ragionando come coscienza collettiva, potrebbe spingersi verso territori inesplorati e trasformare l’officina Media Molecule in una vera e propria piattaforma social-videoludica. Il bello di poter vivere Dreams fin dal suo brodo primordiale è la possibilità di provare con mano uno sperimentalismo travolgente, fatto di test, sogni zeppi di bug come incubi che si insinuano nella fantasia più libera, imperfetti, riuscendo però a riconoscere sempre una personalità, un desiderio, un guizzo. Si entra in contatto spirituale con un estraneo, attraverso la sua creatura, ed è bellissimo.
Il bello di poter vivere Dreams fin dal suo brodo primordiale è la possibilità di provare con mano uno sperimentalismo travolgente
DREAMS SOCIAL CLUB
Ogni singolo elemento creato può essere condiviso per essere riciclato, addirittura remixato, continuando a evolvere in altre mani, nascendo a nuova vita. Assurdo pretendere di trovare fin da subito migliaia di opere fatte e finite, come fosse uno Steam da 29,99€, un cestone del discount pieno di giochi gratuiti, usa e getta, da consumare per diletto o noia. È un processo che richiederà pazienza, supporto continuo, certezze sul futuro (e qui sarà compito di Sony e Media Molecule trovare un modo per portarlo avanti di generazione in generazione), oltre alla partecipazione dei creativi meno dotati, un po’ beta tester e un po’ psicanalisti.
Media Molecule non sta vendendo fumo, bensì un investimento sicuro per chi vuole credere in questa utopia