Cyberpunk 2077 – Provato

Cyberpunk 2077

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Cyberpunk 2077 – Provato

Nel gioco si può ammirare uno sconfinato panorama di possibilità narrative, di gameplay e di sviluppo del personaggio

Decisi aspetto e orientamento, c’è da selezionare un background tra Nomad, Street Kid e Corpo(rate). Le tre backstories non solo cambiano lo svolgimento del prologo, il passato del protagonista e la zona di Night City in cui tutto ha inizio, ma influenzano anche alcuni eventi e opzioni di dialogo nel corso dell’avventura. Tuttavia, dopo un avvio differente e al termine di una cut-scene, le tre diverse prospettive confluiscono in quella che è a tutti gli effetti la main quest. Nella mia prima run ho scelto un PG maschile di orientamento Nomad, e mi sono subito ritrovato nelle polverose strade delle Badlands che circondano Night City.

Cyberpunk 2077 Provato

Ma dai, anche in Cyberpunk 2077 usano le stesse sedie in plastica che usiamo noi!

Da lì a far la conoscenza di Jackie, un compagno di ventura di origini latine, è stata questione di una manciata di rilassanti curve in auto, mentre c’è voluto qualche minuto in più e diverse sparatorie tra macchine per parcheggiare nel garage di un edificio nel quartiere Watson e intraprendere la missione che abbiamo ammirato nel trailer dell’E3 2019. Giusto per rendere l’idea, nella seconda mini partita ho impersonato una “V donna” con background Street Kid e il prologo che mi ha portato alla stessa missione è stato completamente differente, così come i riferimenti alle mie origini durante i dialoghi coi personaggi principali.

Nel titolo di CD projekt, Ognuno potrà esprimere la propria interpretazione di V in una Night City che reagirà di conseguenza

Se il V Nomad era un combattente solitario (ho puntato su Body/Reflex) legato inevitabilmente alle sue origini nomadi e le autorità non credevano al fatto che non avesse un clan alle spalle, la V Street Kid era una netrunner (hacker) tutta d’un pezzo (Intelligence/Technical Ability) con un forte senso di appartenenza, pronta a mettersi in gioco per aiutare un amico del quartiere Heywood finito nei guai per un debito contratto con un fixer (committente) locale.

FLUSSI DI GAMEPLAY

Prima di lanciarmi nella missione che conduce dritto al cuore di Cyberpunk 2077 e al cui termine si può ammirare uno sconfinato panorama di possibilità narrative, di gameplay e di sviluppo del personaggio, sono stato obbligato a completare un tutorial che probabilmente verrà migliorato. Questo intermezzo mi è stato comunque utile per approfondire le dinamiche fondamentali del combattimento corpo a corpo e degli scontri a fuoco, dell’hacking e dello stealth.

Cyberpunk 2077 Provato

Ok audace poliziotto, vediamo chi sta meglio senza testa.

Se da ciò che ho giocato la componente furtiva ci mette a disposizione strumenti ormai più che conosciuti, come la possibilità di accovacciarsi per evitare d’essere avvistati dai nemici o quella di muoversi nell’oscurità per prendere alle spalle un ignaro avversario per stordirlo/ucciderlo e poi farne sparire il cadavere, il gunplay mi ha piacevolmente sorpreso. Non nego che ero dubbioso circa la componente puramente shooter, eppure è bastato affrontare un paio di sbandati per cancellare ogni perplessità. Le armi a distanza mi sono parse sul pezzo e ben caratterizzate da statistiche specifiche (modificabili grazie agli immancabili innesti), responsive il giusto ma con un proprio “carattere” che le rende più o meno domabili durante le raffiche.

Se le fasi stealth risultano abbastanza in linea con altre produzioni, e i combattimenti a corpo a corpo non brillano per feedback restituito, il gunplay riesce invece a sorprendere per cura e caratterizzazione delle armi

Sparare a bruciapelo al teppista di turno da dietro una copertura o infilare un headshot da distanza mi ha dato grandi soddisfazioni, ogni colpo andato a segno mi ha restituito un bel feedback, ma purtroppo ad oggi lo stesso non si può dire dei combattimenti corpo a corpo o all’arma bianca, un po’ troppo leggeri negli impatti e in generale poco gustosi. Niente paura, naturalmente, il tempo aggiuntivo che CD Projekt RED si è presa serve anche a intervenire su simili dettagli, ma è giusto segnalarvi alcuni piccoli highlight sui potenziali – e sottolineo questo aggettivo – difetti del gameplay d’azione.

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Il bello è che anche i buoni sembrano cattivi, in Cyberpunk 2077. O forse di buoni non ce n’è, in fondo?

Una menzione a parte la merita l’hacking, componente niente affatto di contorno ma che anzi promette di scatenare il Neo sopito in ognuno di noi. Chiaramente non ho potuto addentrarmi in questa specialità dal sapor vagamente Matrix-esco, ma fin dal principio il gioco ha chiarito che sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia è una valida ed elegante alternativa alla forza bruta. Avendo i punti azione necessari si può accedere da remoto alle funzionalità degli apparecchi elettronici e utilizzarli per creare diversivi e occasioni dal nulla.

L’hacking risulta come una delle parti fondamentali del gameplay, in grado di rappresentare una valida ed elegante alternativa alla forza bruta

Ecco un assaggio del tutorial in cui viene spiegato come sistemare due guardie separate da alcuni metri di distanza in un colpo solo: si scansiona quella di sinistra, si hackera la sua strumentazione, il trambusto che ne consegue fa avvicinare l’altra guardia insospettita da ciò che accade e, al momento giusto, si innesca la bomba che tiene in tasca la prima per uccidere così due nemici senza nemmeno sporcarsi le cybermani.

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Path Street Kid, il barista di El Coyote Cojo ha un problema con il fixer Kirk. Indovinate chi lo risolverà?

State pensando quello che ho pensato io? Ci avete azzeccato: Night City e i suoi abitanti sono pieni di apparecchi con cui interagire in svariati modi, le possibili applicazioni dell’hacking in un mondo così dipendente dalla tecnologia sono intriganti oltre ogni dire.

Continua nella prossima pagina…

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