Nel gioco si può ammirare uno sconfinato panorama di possibilità narrative, di gameplay e di sviluppo del personaggio
Da lì a far la conoscenza di Jackie, un compagno di ventura di origini latine, è stata questione di una manciata di rilassanti curve in auto, mentre c’è voluto qualche minuto in più e diverse sparatorie tra macchine per parcheggiare nel garage di un edificio nel quartiere Watson e intraprendere la missione che abbiamo ammirato nel trailer dell’E3 2019. Giusto per rendere l’idea, nella seconda mini partita ho impersonato una “V donna” con background Street Kid e il prologo che mi ha portato alla stessa missione è stato completamente differente, così come i riferimenti alle mie origini durante i dialoghi coi personaggi principali.
Nel titolo di CD projekt, Ognuno potrà esprimere la propria interpretazione di V in una Night City che reagirà di conseguenza
FLUSSI DI GAMEPLAY
Prima di lanciarmi nella missione che conduce dritto al cuore di Cyberpunk 2077 e al cui termine si può ammirare uno sconfinato panorama di possibilità narrative, di gameplay e di sviluppo del personaggio, sono stato obbligato a completare un tutorial che probabilmente verrà migliorato. Questo intermezzo mi è stato comunque utile per approfondire le dinamiche fondamentali del combattimento corpo a corpo e degli scontri a fuoco, dell’hacking e dello stealth.
Se da ciò che ho giocato la componente furtiva ci mette a disposizione strumenti ormai più che conosciuti, come la possibilità di accovacciarsi per evitare d’essere avvistati dai nemici o quella di muoversi nell’oscurità per prendere alle spalle un ignaro avversario per stordirlo/ucciderlo e poi farne sparire il cadavere, il gunplay mi ha piacevolmente sorpreso. Non nego che ero dubbioso circa la componente puramente shooter, eppure è bastato affrontare un paio di sbandati per cancellare ogni perplessità. Le armi a distanza mi sono parse sul pezzo e ben caratterizzate da statistiche specifiche (modificabili grazie agli immancabili innesti), responsive il giusto ma con un proprio “carattere” che le rende più o meno domabili durante le raffiche.
Se le fasi stealth risultano abbastanza in linea con altre produzioni, e i combattimenti a corpo a corpo non brillano per feedback restituito, il gunplay riesce invece a sorprendere per cura e caratterizzazione delle armi

Il bello è che anche i buoni sembrano cattivi, in Cyberpunk 2077. O forse di buoni non ce n’è, in fondo?
Una menzione a parte la merita l’hacking, componente niente affatto di contorno ma che anzi promette di scatenare il Neo sopito in ognuno di noi. Chiaramente non ho potuto addentrarmi in questa specialità dal sapor vagamente Matrix-esco, ma fin dal principio il gioco ha chiarito che sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia è una valida ed elegante alternativa alla forza bruta. Avendo i punti azione necessari si può accedere da remoto alle funzionalità degli apparecchi elettronici e utilizzarli per creare diversivi e occasioni dal nulla.
L’hacking risulta come una delle parti fondamentali del gameplay, in grado di rappresentare una valida ed elegante alternativa alla forza bruta

Path Street Kid, il barista di El Coyote Cojo ha un problema con il fixer Kirk. Indovinate chi lo risolverà?
State pensando quello che ho pensato io? Ci avete azzeccato: Night City e i suoi abitanti sono pieni di apparecchi con cui interagire in svariati modi, le possibili applicazioni dell’hacking in un mondo così dipendente dalla tecnologia sono intriganti oltre ogni dire.
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