Avevo capito che si chiamasse “The Franconeer”, ma quando ho avviato The Falconeer ho capito l’amara verità: l’attore Franco Nero, nonostante l’assonanza, non c’entra niente!
Sviluppatore / Publisher: Tomas Sala / Wired Productions Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam), Xbox Series X, Series S
Il volo. Sì, il volo: se mi chiedessero a cosa potrebbe mai assomigliare la libertà e dovessi spiegarla con un concetto concreto, non avrei molte esitazioni. Il volo è esattamente ciò che io considero il mio personalissimo asintoto all’idea stessa di libertà. Come quest’ultima ci è precluso: così come noi umani non possiamo spiccare autonomamente il volo, non possiamo fare neanche tutto ciò che vorremmo ma, in qualche modo, ci possiamo avvicinare.
Il volo è esattamente ciò che io considero il mio personalissimo asintoto all’idea stessa di libertà
UN GIOCO UN PO’ CRIPTICO
The Falconeer è un gioco di ruolo piuttosto difficile da classificare e, prima ancora di questo, da comprendere. Le sue vicende hanno luogo nel Grande Ursee, il grande mare che copre un intero continente e forse anche di più. Chissà, magari è ciò che resta della Terra dopo una catastrofe o è semplicemente un altro pianeta, o ancora una distopia geografica, molto probabilmente lo capiremo durante qualche missione o alla fine di qualche capitolo. All’inizio sappiamo soltanto di essere un falconiere, un tempo “messaggero e guardiano, destinato ad accompagnare gli spiriti nell’aldilà” e oggi soltanto un soldato come un altro, ma con una marcia in più: un grosso falco da guidare in ardite missioni di vario genere.
Questo, almeno, è ciò che ci fa capire uno stregone indiano all’inizio del gioco (quindi non era “Franco Nero”, ma “Falco Nero”! Visto che non avevo capito così male?), lasciando intendere che dietro al nostro compito principale esistano una mitologia e una storia che hanno molto più del sapore simbolico di una leggenda, e che ci possono dare una chiave di interpretazione molto più allettante della realtà che ci circonda. In pratica, però, quello che dobbiamo fare è… beh, volare e sopravvivere.
ZITTO E VOLA!
L’inizio del gioco è a dir poco traumatico. Scaraventati senza alcun complimento in questa strana realtà fatta di mare in burrasca e di cieli in tempesta, e seduti tra le ali di un grosso rapace più o meno come Hiccup sul drago Sdentato, ci vengono affidate un paio di missioni di ambientamento che servono sostanzialmente a impratichirsi con i comandi, senza dilungarsi troppo in spiegazioni. Ci viene detto cosa dobbiamo fare ma non come farlo, limitandosi a qualche dritta sui comandi da usare. Non proprio un approccio amichevole, verrebbe da dire, ma d’altronde non è così anche la vita?
Continua nella prossima pagina…
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