Se il recente arrivo sugli store digitali iOS e Android di uno sparatutto battle royale ispirato a Final Fantasy VII ci sembrava già strano, oggi rincariamo la dose di bizzarria commentando la recente beta chiusa di Dragon Ball: The Breakers, un altrettanto curioso abbinamento di storici franchise e di generi videoludici che fino a qualche tempo fa non ci saremmo mai sognati di vedere prendere vita sulle nostre piattaforme da gioco.
Sviluppatore / Publisher: DIMPS / Bandai Namco Prezzo: N.D. Localizzazione: Testi Multiplayer: Online e locale PEGI: 12 Disponibile Su: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: 2022
Evidentemente interessati a inseguire il successo già conclamato di Dead by Daylight di Behaviour Interactive, Bandai Namco e DIMPS, gli sviluppatori del popolarissimo picchiaduro ad incontri Dragon Ball Xenoverse, si sono impegnati di buona lena per imbastire le basi di un nuovo videogioco multiplayer che per molti versi ricorda la produzione canadese tutta dedicata al mondo dell’horror. E no, questa volta niente personaggi tratti da Stranger Things o Silent Hill.
Questo nuovo progetto pone infatti sulla bilancia dell’offerta un’idea tanto curiosa, quanto tutto sommato coerente con quanto visto nell’ormai seminale serie d’animazione tratta dalle tavole del mangaka Akira Toriyama: come si comperterebbero i “civili” del mondo di Dragon Ball Z di fronte all’incedere minaccioso dei cattivoni più feroci che normalmente vediamo misurarsi con Son Goku e soci? Beh, a rispondere a questo interrogativo corrono in soccorso i ragazzi di DIMPS, che ambientando questo nuovo videogioco nell’universo di Xenoverse – con ovvio riutilizzo impunito di asset grafici tratti dai videogiochi di ben 6 anni fa – immaginano squadre composte da 7 sopravvissuti affrontare e sopravvivere alle angherie del temibile Cell, uno dei villain più famosi e iconici della saga animata firmata da Toei Animation.
riuscirà bandai namco a inserirsi in un genere già calcato da numerosi altri titoli?
UN’AURA POTENTISSIMA
La prova con mano che abbiamo potuto effettuare sul finire della scorsa settimana ci ha dato l’opportunità di saggiare la nuova idea nata in seno a Bandai Namco, che per quanto assurda sulla carta, si dimostra invece particolarmente intrigante una volta preso tra le mani il proprio fido joypad. Una volta avviato il matchmaking – d’altronde il videogioco prende vita solamente in istanze online – si può effettuare una scelta di preferenza tra Sopravvissuto e Razziatore: non è detto che il sorteggio automatico vi ponga nel ruolo preferito, ma è comunque già qualcosa. Avviata la partita, ci si rende subito conto di come il prodotto pensato da DIMPS tenga sicuramente in considerazione le consuetudini del genere di riferimento, ma si rifaccia anche in modo abbastanza fedele a quanto succede nell’opera narrativa da cui il tutto trae ispirazione.
I superstiti hanno diversi modi per vincere la partita, e nessuno di questi si rivela semplice. La prima è rintracciare delle chiavi in differenti aree dello scenario esplorabile per poter attivare una macchina del tempo. Questa va in un secondo momento protetta durante la sua attivazione per decretare la fine della partita e la vittoria del gruppo. Nel caso il razziatore riuscisse a distruggere la macchina del tempo durante la sua attivazione, i superstiti non possono fare altro che rintracciare scappatoie d’emergenza a loro volta accessibili solamente pagando il pegno di un’ulteriore attesa. Una costante fuga che obbliga i sopravvissuti a nascondersi mentre il temibile Razziatore distrugge elementi dello scenario e mazzuola i nostri compagni. Dinamica a tratti talmente snervante da averci reso spettatori, durante le partite da noi giocate, di scene in cui singoli sopravvissuti si assicuravano la propria salvezza lasciandosi dietro i compagni di squadra. D’altronde, se il Razziatore riuscisse a distruggere anche quella via di fuga, rimarrebbe solamente un’ultima opzione: cercare di abbatterlo a suon di pugni e strumenti offensivi. Una soluzione più facile a dirsi che a farsi, specie considerando la sproporzione tra capacità dei sopravvissuti e quelle del Razziatore. E infine, bisogna considerare un tempo limite oltre il quale la vittoria è automaticamente conferita al giocatore che ricopre il ruolo del cattivo di turno: non è esattamente una passeggiata per i sopravvissuti.
Il Razziatore, invece, parte fin da subito con un evidente vantaggio in termini di mobilità e potenza, e come vuole la tradizione del genere fumettistico “battle shonen”, può potenziarsi di volta in volta assorbendo l’energia di inermi NPC o combattendo e facendo propri i corpi dei superstiti. Ad ogni aumento di livello di potenza corrispondono nuove abilità, maggiori danni inflitti e la possibilità di distruggere un’intera area di gioco, decretando la fine prematura di tutti i giocatori presenti in quella porzione calpestabile. Insomma, avete capito l’antifona: se il Razziatore è uno ed è sorprendentemente potente, i sopravvissuti possono contare su un vantaggio numerico che per forza di cose deve considerare anche la reciproca collaborazione per assicurare loro non solo la sopravvivenza di fronte ai temibili cattivoni di Dragon Ball Z, ma anche punteggi migliori da investire nella personalizzazione del proprio avatar e la progressione delle proprie capacità.
THE BREAKERS: LAVORI IN CORSO
Sia Razziatore che sopravvissuti possono contare su una serie di abilità personalizzabili che includono sia bonus passivi che effettive abilità richiamabili a schermo con tanto di cooldown associato. In tal senso anche in Dragon Ball: The Breakers fanno la loro apparizione le onnipresenti loot box (o gacha) permettono nell’hub di spendere valuta in-game (e sicuramente a pagamento in futuro) per tentare la sorte e sperare di ottenere abilità speciali o elementi con cui personalizzare la cosmesi del proprio avatar, anche con animazioni d’entrata e di vittoria ritagliate a puntino e ispirate ai personaggi della serie Dragon Ball tutta (appaiono anche i robottini di Dragon Ball GT, per dire). Oltre a muri di fumo, tecniche evasive, veicoli su mappa e abilità con cui confondersi con lo sfondo nel disperato obiettivo di ingannare il Razziatore di turno, i sopravvissuti possono tentare un’ultima offensiva richiamando temporaneamente a sé le tecniche di combattimento dei protagonisti di Dragon Ball Z. Un sistema che, nemmeno a dirlo, conta sul reperimento pregresso di punti potenza disseminati sulla mappa, con tanto di livelli associati e un ulteriore trasformazione sbloccabile solamente rintracciando tutte le sette sfere del drago a loro volta ben nascoste nella gigantesca ambientazione esplorabile.
Come avrete capito, Dragon Ball: The Breakers si configura come un videogioco estremamente articolato e non a caso la beta chiusa giocabile negli ultimi giorni accoglieva i tester con un lungo e intricato manuale d’istruzioni testuale. E a dirla tutta, crediamo sia impossibile evitare di scontrarsi con lo scoglio di un sistema di meccaniche stratificato e complesso: nello stato in cui era offerto, il videogioco non proponeva alcun tutorial al di fuori del manuale testuale, e di certo era sconsigliabile buttarsi in una partita pensando di potersi affidare alle sole informazioni a schermo per carpire tutte le sfaccettature del sistema ideato da DIMPS. Come riscontrato da molti dei tester, i Razziatori sono estremamente forti e posti in posizione di grande vantaggio, ma è chiaro che le menti dietro al nuovo spin-off di Xenoverse siano interessate ad offrire ai sopravvissuti – almeno sulla carta – tutti gli strumenti per fronteggiare ad armi pari (o quasi) i temibili avversari tratti da Dragon Ball Z.
SE IL GAMEPLAY NON MANCA DI LATI ACCATTIVANTI, LA PRESENTAZIONE HA INVECE BISOGNO DI ALTRO LAVORO
In linea generale la nostra prima esperienza con Dragon Ball: The Breakers è stata poco positiva, ma è chiaro che le potenzialità sulla carta ci sono tutte e i ragazzi di DIMPS hanno dimostrato di avere delle buone idee. La prima fase beta a numero chiuso ci ha permesso di toccare solamente la superficie di un sistema di gioco a tratti anche piuttosto ambizioso e capace di offrire un’interessante alternativa ai videogiochi in stile Dead by Daylight. Lo stadio dello sviluppo particolarmente arretrato non ci ha invece convinto, ma siamo certi che con una buona dose di tempo aggiuntivo dedicato – e con l’oculato ascolto del feedback da parte del pubblico – la situazione potrebbe anche del tutto capovolgersi in prossimità del lancio. Le idee ci sono, ma le promesse vanno mantenute. Che Bandai Namco possa cambiare idea e provare a inforcare la strada dei GaaS in stile Fortnite? Sicuramente un offerta free-to-play basata sulle microtransazioni potrebbe convincere anche i più scettici a metterci le mani sopra. Stiamo a vedere.