Abbiamo potuto provare in anteprima Trek to Yomi, la via del samurai secondo Leonard Menchiari e Flying Wild Hog.
Sviluppatore / Publisher: Leonard Menchiari, Flying Wild Hog / Devolver Digital Prezzo: ND Localizzazione: Testi (doppiaggio in lingua giapponese) Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 2022
Ammetto di essere una persona facilmente impressionabile, soprattutto quando si tratta di mettere mani su prodotti dove è maggiormente la storia ad emergere, piuttosto che il gameplay nudo e crudo. Sono uno di quelli che rivede gli stessi film anche se li conosce a memoria, motivo che inconsciamente mi ha fatto letteralmente fiondare su Trek To Yomi, un’avventura a scorrimento dai connotati piuttosto originali, dato che sembra in grado di fondere una buona narrazione a semplici elementi di gameplay. Dico semplici perché a tutti gli effetti, per quello che mi è stato possibile vedere nelle brevi sezioni di gioco di quest’anteprima, l’ultimo gioco di Leonard Menchiari e Flying Wild Hog sembra concentrarsi sulla semplicità, al posto di elaborare un qualcosa di arzigogolato.
Un’ora e mezza, tra un replay e l’altro per validare le difficoltà proposte, è bastata per farsi un’idea su quello che sembra un valido prodotto costruito sull’immaginario del samurai, uno di quelli onorevoli quanto basta, come il Katsumoto interpretato da Ken Watanabe ne “L’Ultimo Samurai”. Sì, perché quello del giovane Hiroki sembra proprio un viaggio nel quale “riconoscere la vita in ogni respiro, in ogni tazza di tè e in ogni vita che togliamo. La via del guerriero”.
IL FIORE PERFETTO È UNA COSA RARA
Sin dal primo momento in cui si avvia il gioco ci si rende conto che quello che abbiamo di fronte non è un semplice videogioco a scorrimento. Cerca infatti di ispirarsi alle pellicole di un tempo, tipo “I Sette Samurai” del 1954, enfatizzando la potenza del racconto mediante l’utilizzo di inquadrature mozzafiato, tutte rigorosamente girate in bianco e nero. Ne viviamo i momenti gamepad alla mano ascoltando non solo le lezioni del nostro maestro, in un tutorial apposito che fornisce al giocatore il background del nostro alter ego digitale, ma anche affrontando tutta quella serie di combattimenti che vengono svolti nei diversi scenari che compongono il gioco. Al momento ci è stato possibile affrontare due momenti storici diversi della vita di Hiroki: l’adolescenza, in cui quest’ultimo è costretto ad assistere alla morte del proprio maestro per mano di alcuni banditi, poi l’età adulta, in cui cerca di mantenere la promessa di proteggere il proprio paese, e la sua gente, fatta al defunto insegnante.
Come esposto poco sopra, la narrativa del gioco cerca proprio di enfatizzare ogni piccolo aspetto della teatralità del Sol Levante, persino rinunciando a una localizzazione completa, poiché tutti i dialoghi sono rigorosamente doppiati in lingua giapponese (per fortuna almeno il testo è tutto in italiano). La cadenza, perfino l’enfasi con cui vengono esposte molte frasi, fanno tutte parte di quegli elementi necessari a ravvivare e contestualizzare il racconto, così da tributare una narrazione dal sapore leggendario, prima che concentrarsi sul videogioco e sulle sue meccaniche.
DICONO CHE IL GIAPPONE SIA NATO DA UNA SPADA
Oltre al racconto principale, di cui purtroppo non abbiamo visto poi molto, nel client d’anteprima in nostro possesso abbiamo potuto saggiare parte del gameplay alla base di Trek to Yomi. Come potete ben immaginare dal genere di appartenenza, l’ultima fatica di Leonard Menchiari e Flying Wild Hog si concentra sul combattimento spada alla mano sviluppandolo nelle due direzioni classiche delle avventure a scorrimento, aggiungendo qualche piccola sequenza extra con attacchi dal basso o dall’alto. La crudezza del racconto viene enfatizzata dalla semplicità con cui viene esposto: Hiroki può infatti usare la propria spada effettuando attacchi veloci o pesanti, chiaramente muovendosi sul campo di battaglia con una grazia determinata dall’abilità del giocatore al di là dello schermo. A far da padrone interviene il timing, condizione necessaria e sufficiente per evitare una dipartita veloce, che non tarda ad arrivare perfino selezionando la difficoltà normale a inizio gioco. Perché Trek to Yomi non vuole essere in nessun modo gentile, anzi. Espone con crudezza un racconto senza distogliere l’attenzione dalla pericolosità dell’uso della spada, elemento a mio avviso determinante soprattutto quando si entra in simbiosi con un videogioco che richiede un certo livello di skill al fine di essere completato.
Tra combo e attacchi potenti, e mosse finali un po’ epiche che aiutano a farci riprendere un po’ di vita, il titolo inserisce anche qualche elemento di esplorazione, dandoci la possibilità di trovare collezionabili e/o oggetti utili ad accrescere la nostra salute. Esiste inoltre la possibilità di lanciare dei kunai ai nostri avversari, fattore sconsiderato e mai utilizzato visto che un vero samurai si affida solo alla propria spada per sopravvivere.
LA GRAFICA IN BIANCO E NERO ESALTA LA TEATRALITÀ DEL RACCONTO