The Division Falcon Lost

Tom Clancy's The Division

PC PS4 Xbox One

The Division – Diari da Manhattan – Giorno #4

Non sono mai stato a New York. Ho sperato tanto che venissero confermati i rumor che vedevano l’E3 di quest’anno spostato dalla West alla East Coast, così da tappare finalmente il buco e far mia una delle città che più mi affascinano in assoluto. E invece, per l’ennesima volta, New York mi tocca visitarla solo virtualmente, percorrendo le innevate (e pericolose) strade di Tom Clancy’s The Division (per una volta scriviamolo per intero, il nome di ‘sto gioco) e rimandare la gita fisica a momenti migliori. Non saprei dire se la New York di Ubisoft sia la più aderente in assoluto a quella vera, però è di certo quella che mi sta affascinando maggiormente e che, col passare dei giorni, sta scalzando nel mio cuore la Lost Heaven di Mafia e la Liberty City di GTA V, bellissime entrambe – sia chiaro – ma prive di quell’urgenza da sopravvivenza che permea invece ogni angolo della mappa di The Division.

NO MAS FOREVER ALONE

Abituato come sono a Destiny e ad altri MMO, avrei preferito che gli sviluppatori non avessero ridotto la presenza umana al solo matchmaking

A trovare un neo, potrei forse dire che le strade di The Division sono meno “vive” di quanto mi sarei atteso, e non mi riferisco a come, nel titolo di Ubisoft, il vaiolo abbia messo kappao tre quarti della popolazione, relegando la rimanente a uscire per strada solo spinta dalla necessità di trovare qualcosa con cui sopravvivere. Abituato come sono a Destiny e ad altri MMO, avrei preferito che gli sviluppatori non avessero ridotto la presenza umana al solo matchmaking, ma avessero invece consentito di incrociare altri gruppi di giocatori coi quali condividere l’esperienza, parte dell’esplorazione, o semplicemente un saluto militare. Di certo, ad avere la fortuna di gironzolare per la città assieme ad altri tre amichetti di merende (come sta accadendo tutte le sere su Twitch, dove Mario, Claudio e Davide fanno bisbocce assieme al sottoscritto) ci si sente meno soli, ma è indubbio che l’incontro con lo sconosciuto ha un fascino diverso e contribuirebbe non poco ad alimentare il senso di condivisione dell’esperienza che un MMO dovrebbe avere sempre nelle sue corde, a mio modo di vedere. Insomma… in quanto ad atmosfera (ma anche per certe cose di gameplay), l’incontro casuale con altri giocatori umani in giro per le strade di New York avrebbe rappresentato la ciliegina sulla torta, ma alla fine va bene anche così.

division_speciale (5)Va bene anche così perché, dopotutto, nel mio immaginario New York è quella della neve, dei festoni rossi, delle mamme piene di sacchetti colorati con dentro regali tanto grandi che non le si vede la faccia, del jazz caldo da ascoltare mentre fuori dalla finestra si accendono le luci nei grattacieli a salutare la notte imminente, della pista di pattinaggio di fronte al Rockfeller Center, dei poveracci che chiedono l’elemosina seduti dietro un cartello scritto a pennarello, dei predicatori urlanti e della Time Square luminosa e affollata, che esplode di gioia alla venuta del nuovo anno.

Sotto il velo di una città allo sbando, e alla ricerca di un’epifania risolutiva, è rimasta una scorza di romanticismo e di vita normale

Di tutto questo è rimasta una flebile traccia in The Division, almeno per gli occhi di chi ha la pazienza e la voglia di esplorare, come se gli eventi che fanno da prodromo al gioco fossero avvenuti troppo precipitosamente per cancellare ogni segno di ordinaria umanità; un po’ come se ogni fiocco che cade sull’asfalto (a proposito… la resa delle condizioni atmosferiche è eccellente) cercasse di coprire il dramma del presente, ricordandoci che New York era un luogo diverso prima che la Divisione venisse chiamata alle armi. È forse per questo che, oltre a non volermi perdere per strada nulla dei tanti fatti secondari presenti in The Division, mi piace particolarmente passeggiare a piedi e con la dovuta calma, tra un obiettivo e l’altro. Sotto il velo di una città allo sbando, e alla ricerca di un’epifania risolutiva, è rimasta una scorza di romanticismo e di vita normale: quella New York che mi auguro di trovare, se mai avrò la fortuna di farle visita.

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