Non sono mai stato a New York. Ho sperato tanto che venissero confermati i rumor che vedevano l’E3 di quest’anno spostato dalla West alla East Coast, così da tappare finalmente il buco e far mia una delle città che più mi affascinano in assoluto. E invece, per l’ennesima volta, New York mi tocca visitarla solo virtualmente, percorrendo le innevate (e pericolose) strade di Tom Clancy’s The Division (per una volta scriviamolo per intero, il nome di ‘sto gioco) e rimandare la gita fisica a momenti migliori. Non saprei dire se la New York di Ubisoft sia la più aderente in assoluto a quella vera, però è di certo quella che mi sta affascinando maggiormente e che, col passare dei giorni, sta scalzando nel mio cuore la Lost Heaven di Mafia e la Liberty City di GTA V, bellissime entrambe – sia chiaro – ma prive di quell’urgenza da sopravvivenza che permea invece ogni angolo della mappa di The Division.
NO MAS FOREVER ALONE
Abituato come sono a Destiny e ad altri MMO, avrei preferito che gli sviluppatori non avessero ridotto la presenza umana al solo matchmaking
Va bene anche così perché, dopotutto, nel mio immaginario New York è quella della neve, dei festoni rossi, delle mamme piene di sacchetti colorati con dentro regali tanto grandi che non le si vede la faccia, del jazz caldo da ascoltare mentre fuori dalla finestra si accendono le luci nei grattacieli a salutare la notte imminente, della pista di pattinaggio di fronte al Rockfeller Center, dei poveracci che chiedono l’elemosina seduti dietro un cartello scritto a pennarello, dei predicatori urlanti e della Time Square luminosa e affollata, che esplode di gioia alla venuta del nuovo anno.
Sotto il velo di una città allo sbando, e alla ricerca di un’epifania risolutiva, è rimasta una scorza di romanticismo e di vita normale
Di tutto questo è rimasta una flebile traccia in The Division, almeno per gli occhi di chi ha la pazienza e la voglia di esplorare, come se gli eventi che fanno da prodromo al gioco fossero avvenuti troppo precipitosamente per cancellare ogni segno di ordinaria umanità; un po’ come se ogni fiocco che cade sull’asfalto (a proposito… la resa delle condizioni atmosferiche è eccellente) cercasse di coprire il dramma del presente, ricordandoci che New York era un luogo diverso prima che la Divisione venisse chiamata alle armi. È forse per questo che, oltre a non volermi perdere per strada nulla dei tanti fatti secondari presenti in The Division, mi piace particolarmente passeggiare a piedi e con la dovuta calma, tra un obiettivo e l’altro. Sotto il velo di una città allo sbando, e alla ricerca di un’epifania risolutiva, è rimasta una scorza di romanticismo e di vita normale: quella New York che mi auguro di trovare, se mai avrò la fortuna di farle visita.
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