“A volte ritornano”, pare sussurrare dalla TV Randall Wayne, il protagonista del qui presente Deadlight: Director’s Cut, e non solo per il fatto che si parli di paura, e financo di zombie. Dopotutto, quello in oggetto è un videogioco che aveva già fatto vedere buone cose nel lontano 2012, quando Tequila Works lo pubblicò su Xbox 360 Live Arcade prima e Windows poi: inevitabile che prima o poi il talentuoso team di sviluppo (nato dal sodalizio di “esodati” da celebri studi come Blizzard Entertainment e Sony) ce lo riproponesse in salsa current-gen, approfittando anche del fatto che, all’epoca, Deadlight non vide la luce su PlayStation. Mi sono recato in questi giorni a casa Koch Media, che si occupa della promozione italiana del gioco, per mettere le mani proprio sulla versione PlayStation 4, ed è quindi d’uopo che vi regali qualche impressione in merito, fermo restando che qualsiasi giudizio vero e proprio sul porting tecnico è da rinviarsi alla data di uscita, prevista per il 21 giugno prossimo venturo.
LI MORTACCI
Per chi si fosse perso per strada quel piccolo gioiellino chiamato Deadlight occorre un breve riassuntino. La storia poggia le fondamenta sui cliché tipici della letteratura zombie: Randall, il nostro alter ego nel gioco, parte per un viaggio che gli farà attraversare la città di Seattle alla ricerca della moglie e della figlia, le quali crede abbiano raggiunto uno dei pochi luoghi sicuri rimasti sul pianeta. Deadlight si presenta ai nostri occhi come un tipico action/platform in 2.5D: questo significa che Randall si può muovere solo su un piano bidimensionale, nonostante l’ambiente di gioco sia in tre dimensioni. Se avete presente gli Assassin’s Creed Chronicles o LIMBO, giusto per fare un paio di esempi celebri, potete farvi già un’idea di massima su come funzioni Deadlight; peraltro, allo stesso modo del titolo di Playdead, per la maggior parte del tempo il nostro protagonista viene ripreso in controluce.
La storia poggia le fondamenta sui cliché tipici della letteratura zombie
TOGLIMI DAGLI OCCHI QUELLA DANNATA TORCIA
Conclusa l’infarinatura a proposito del gameplay (ci sarebbero molte altre cose da dire, ma se ne parlerà in sede di recensione), vediamo di spendere due righe su questa versione Director’s Cut, che è una remastered vera e propria, visto che porta il gioco originale alla simpatica risoluzione Full HD e ritocca molte delle animazioni, in particolare del buon Randall. Diciamo che se avete già avuto modo di vedere il gioco su PC potreste faticare un po’ a trovare le differenze tecniche, mentre se provenite dalla versione Xbox 360 il lavoro di cesello è sicuramente più evidente. A prescindere da queste considerazioni, la Collector’s Edition di Deadlight, almeno su PS4, pare una roba programmata nativamente per la console che la ospita, sempre tenendo bene a mente che stiamo parlando di un titolo venduto a prezzo budget. Ciò che funziona meglio è il sistema di illuminazione, già fiore all’occhiello di Deadlight quattro anni fa e qui decisamente rivisto in molti passaggi: l’effetto è ottimo e contribuisce in modo importante ad alimentare la sottile tensione che ci accompagna per tutta la durata dell’avventura.
Ciò che funziona meglio è il sistema di illuminazione