Ed eccomi qui, come ogni anno, a parlarvi in anteprima della nuova edizione di Pro Evolution Soccer, o PES 2017 per gli amici intimi, col quale ho avuto un primo incontro in casa Halifax un paio di giorni fa, laddove è stato il gameplay a farla a padrone, visto che è stata data in pasto alla stampa una demo per un’intera mattinata (poco, se vogliamo, di fronte alla necessità di sviscerare per bene le dinamiche di gioco, ma sufficiente per farsi una prima idea). Chi mi conosce sa che sono uno di quelli che ha apprezzato la piega che ha preso la serie negli ultimi anni: Konami è riuscita poco alla volta ad affrancarsi dagli errori che hanno causato il tracollo di PES per una generazione intera, ed è indubbio come PES 2015 e, soprattutto, PES 2016 siano giochi di calcio ben riusciti e capaci di stimolare l’interesse anche del calciofilo più indefesso, almeno su console.
QUASI A POSTO
Detto questo, è inevitabile non tirare subito in ballo i tre problemi principali che affliggevano l’edizione dello scorso anno, e sui quali mi sono concentrato una volta preso in mano il pad e confrontato con gli altri giornalisti presenti all’evento (per la cronaca, le squadre selezionabili erano Germania, Francia, Atletico Madrid e Arsenal, quest’ultima con tanto di maglia originale). Il primo, a dire il vero, non riguarda una questione stretta di gameplay, ma l’autogol clamoroso con cui Konami ha affossato l’ultima edizione dopo il lancio, ovvero l’aggiornamento delle rose. La casa giapponese, da questo punto di vista, è consapevole del seppuku dello scorso autunno e promette in ginocchio non solo che al lancio le squadre saranno allineate con quelle reali, ma anche che ogni settimana sarà pubblicato un update che terrà conto dello stato di forma degli atleti e che sarà applicato a tutte le modalità, offline e online poco importa. Che siano promesse da marinaio o meno lo scopriremo solo una volta che PES 2017 sarà a scaffale, e io non posso fare altro che riportarvi qui le parole dello sviluppatore.
Diverso è il discorso per gli altri due inciampi dell’edizione 2016, ovvero i portieri e l’arbitraggio. Parto a discutere degli estremi difensori dandovi un dato: le prime quattro partite sulla demo di PES 2017 si sono concluse con tre 0-0 e un misero 1-0, nonostante l’impegno profuso dal sottoscritto e dal mio avversario per avere ragione l’uno dell’altro. Certo, in parte lo sviluppo delle azioni è stato viziato dalla necessità di prendere la mano con i nuovi prodromi dell’Intelligenza Artificiale e con la voglia di testare le (poche) novità del sistema di controllo; tuttavia, è indubbio come i portieri siano nettamente più presenti in partita e meno inclini alla topica. Anche nelle partite successive non mi è capitato di segnare o subire gol per colpa di papere o incertezze, segno che forse Konami ha davvero messo una pezza a uno dei difetti principali della serie, anche se ho il sospetto che scopriremo la verità solo dopo che il gioco sarà uscito e milioni di persone si aggiungeranno alla misera statistica delle otto partite da me disputate nell’occasione.
Konami è riuscita poco alla volta ad affrancarsi dagli errori che hanno causato il tracollo di PES per una generazione intera
L’arbitraggio è l’altro argomento caldo che ha tenuto banco nelle prime partite, laddove tutti i giornalisti presenti hanno provato a replicare le situazioni da Royal Rumble che caratterizzano PES 2016, collezionando un’infilata di cartellini gialli e financo rossi. Entrare in scivolata ogni 3×2 o dedicarsi al gioco eccessivamente duro non sembra più cosa, e io non posso che abbracciare questa filosofia che per troppo tempo è stata assente ingiustificata nella serie. C’è da dire che la percentuale di infrazioni punite con un’ammonizione mi è parsa ancora troppo elevata rispetto alla normalità, ma anche in questo caso tocca sottolineare come otto partite non facciano statistica solida e che, comunque, rispetto all’arbitraggio disastroso dello scorso anno, qui c’è da leccarsi i baffi. Aggiungo, peraltro, la finezza del vantaggio, che il direttore di gara sembra finalmente concedere con una certa coerenza rispetto a quanto succede sul campo. Bene così.
DI TUTTO UN PO’
Per tutto il resto, PES 2017 non stravolge il già ottimo impianto della scorsa edizione, ma si limita correttamente a introdurre aggiustatine qua e là, dove gli sviluppatori hanno ritenuto necessario intervenire. Partiamo dal look e dal fatto che, finalmente, lo stadio appare vivo e graficamente non slegato dal resto. Da questo punto di vista la distanza col diretto concorrente FIFA è ancora tangibile, ma almeno il pubblico fa cose e tutti gli elementi di contorno sono al posto giusto, come gli schizzi d’acqua della rete in caso di pioggia quando viene colpita dal pallone, o come gli addetti al drenaggio che intervengono tra un tempo e l’altro sempre in caso di maltempo. Convincenti anche le nuove animazioni dei calciatori, che non saranno tantissime ma che ben s’innestano nel roster di quelle prese dal precedente anno: in questo PES 2017 sembra un passo avanti rispetto a FIFA, almeno guardando all’edizione dello scorso anno del prodotto di EA.
rispetto all’arbitraggio disastroso dello scorso anno, qui c’è da leccarsi i baffi
Il lavoro di cesello ha coinvolto anche i calci d’angolo. In PES 2017 chi attacca e chi difende può, attraverso la croce digitale, indicare ai giocatori in campo il comportamento da tenere. Ad esempio, si può impostare la posizione difendente a uomo o a zona, mentre chi deve fare gol ha facoltà di chiamare un paio di schemi, come il “trenino” tra compagni che fanno blocco per il colpitore di testa. Ho personalmente abusato di quest’ultima opzione, e devo dire di averla trovata eccessivamente efficace, anche se lo sbilanciamento che ho percepito potrebbe essere stato causato dall’effetto “novità”, verso il quale il mio contendente non ha fatto in tempo ad abituarsi e ad apportare quindi le opportune contromisure.
Una doppia perplessità, in chiusura. Impostando nelle opzioni il tiro avanzato si colpisce spessissimo la traversa ed è difficile trovare il timing per colpire di prima i palloni alti, in particolare sui cross: un problema che la serie si trascina dietro da qualche anno a questa parte e che ancora pare irrisolto. Infine, a domanda diretta sulla versione PC il nostro interlocutore ha fatto spallucce: speriamo di trovarci di fronte a una diretta controparte delle incarnazioni su console e non alla strana “via di mezzo” cui purtroppo Konami ci ha abituato.