L’E3 2016 ci ha consegnato una Ubisoft molto più in forma sulle nuove IP e decisamente meno compatta per ciò che riguarda i vecchi franchise. Non è una cosa che mi sorprende particolarmente: se da un lato la filosofia del “pan-gioco” declinato in diversi generi ha dato risultati importanti, è nella capacità di individuare i nuovi bisogni dei giocatori che la software house franco-canadese ha sempre trovato la sua ragione di essere principale. Se Steep è una scommessa con una probabilità di successo media, Ubisoft, secondo me, è già riuscita nell’impresa con For Honor, un titolo che, sebbene sia teoricamente di nicchia, può tranquillamente ambire a essere una delle sorprese più grandi del 2017.
SAN VALENTINO DI SANGUE
Lo ripeto dal reveal dello scorso E3: la nuova creatura di Jason VandenBerghe ha le stigmate del gioco di successo. Ha una visione alle spalle, ha un concetto fortissimo e un sistema di gioco immediato e profondo. Il multiplayer cooperativo e competitivo allo stesso momento resta la spina dorsale del gioco, a mio avviso, e il grosso del successo sulla lunga distanza sarà determinato proprio dalla capacità del team di sviluppo di invogliare i giocatori al multiplayer organizzato, ma dopo aver provato, finalmente, anche il single player, possiamo essere molto fiduciosi sull’intera IP di Ubisoft Montreal.
Intanto abbiamo una data d’uscita, ovvero il 14 febbraio 2017, e già la scelta di uscire a San Valentino, lavorando sin da ora con lo slogan sugli innamorati, la dice lunga sulla fiducia che l’intero team ha nel progetto. In ogni caso, nella prova del single player, ho potuto testare in maniera più o meno integrale due intere missioni, una in pieno stile tutorial nei panni di un guerriero medievale e un’altra, molto più complessa e articolata, vestendo i (pochi) panni di un vichingo ferocissimo che se la prendeva con i samurai. In entrambi i casi il single di For Honor mi ha sorpreso per due motivi: intanto, il framework narrativo, per quanto non esattamente la fiera dell’originalità e nonostante la palese (ma pregevole) ignoranza, funziona come messa in scena e restituisce un senso di vividezza delle battaglie davvero convincente. Il mondo di gioco è dettagliato e gli eserciti si muovono con estremo rigore tra le varie location: è come se in Ubisoft avessero preso un musou e l’avessero tradotto per il mercato occidentale dandogli una connotazione meno caotica e più da fiction storica. Di contro, il sistema di battaglia riesce a dare sia il giusto senso di potere eroico quando si combatte contro i soldati di basso rango, mentre offre una curva di sfida crescente e interessante nei duelli contro i diversi nemici durante gli assalti.
i dubbi che il single player potesse essere soltanto una mera preparazione all’online sono stati allontanati di brutto
SANGUE E ACCIAIO
È nel cuore della battaglia, però, che For Honor regala i momenti più belli, fra i migliori pad alla mano di questo E3. La sensazione di fisicità degli scontri è davvero convincente, mentre ho gradito molto la capacità dell’AI di variare gli attacchi e leggere benissimo i movimenti.
Rispetto alle mie prove dell’anno scorso ho trovato tutto molto più fluido e scattante, e, soprattutto, il gioco mi è sembrato tecnicamente molto più avanti. Tutto è ineccepibile e, anche con tantissimi personaggi sullo schermo, il frame rate tiene bene in ogni circostanza. Ma al di là della soddisfazione per un impianto tecnico che sembra già pronto per l’uscita, ciò che mi ha imbellito di più e ha fatto scattare il sacro fuoco della battaglia dentro di me è stata l’intera opera di staging che è al servizio delle battaglie: c’è una ringhiera che sta per cedere? Allora si può scaraventare il nemico giù! Ci sono delle assi appuntite? È tempo di scolapasta! C’è del fuoco? Allora si può purificare gentilmente il nemico! Lo scenario di gioco di For Honor parla, suggerisce, invita a gestire la battaglia in maniera creativa.
For Honor, per quanto mi riguarda, è il titolo della line up Ubisoft che merita maggiormente, e di spanne, il vostro interesse
Al di là dell’altissimo tasso di divertimento che garantisce il sistema basato sull’uso dei tasti dorsali e le tre stance di guardia gestibili con la levetta destra, quello che mi ha impressionato di più è la semplicità con cui all’interno del sistema di base si innestano tanti altri piccoli tocchi di classe. Inutile dire che For Honor, per quanto mi riguarda, è il titolo della line up Ubisoft che merita maggiormente, e di spanne, il vostro interesse. Non vedo l’ora che sia San Valentino.