Poche certezze sulla storia, qualcuna in più sull’ambientazione e sulla struttura di gioco, molte di più sulla qualità complessiva della realizzazione: questo è il nostro bilancio di conoscenza su Dishonored 2, seguito dello splendido titolo di Arkane Studios che da queste parti abbiamo amato profondamente. La nostra marcia di avvicinamento alle avventure di Emily e Corvo Attano è stata lenta, compassata e soprattutto in pieno stile delle avventure descritte dal gioco: abbiamo cominciato a osservarlo da lontano il giorno della conferenza di Bethesda, siamo andati al booth a immergerci nelle atmosfere di Karnaca e siamo andati a curiosare a casa Arkane facendo quattro chiacchiere con Marco Mele (Assistant Producer) prima e Dinga Bakaba (Lead Designer) poi.
UN MARE DI POSSIBILTÀ
Karnaca è la capitale di Serkonos, isola a sud di Gristol, la cui città più importante, Dunwall, è ben conosciuta da tutti i giocatori di Dishonored. La migrazione a Sud, sia per Emily che per Corvo, è un ritorno alle origini, ma anche una necessità, vista la detronizzazione della giovane Imperatrice a causa di un non meglio identificato usurpatore.
La prima impressione che si ha è che Karnaca sia enorme, più grande di Dunwall
IL VERO PROTAGONISTA?
Nel vedere il gameplay di Dishonored 2 ci siamo posti un po’ tutti due domande.
Primo, com’è gestita la presenza di due personaggi? In maniera molto netta, direi: tutti iniziano l’avventura nei panni di Emily, salvo poi, dopo le prime fasi di gioco, trovarsi davanti a una situazione in cui, per motivi strettamente collegati alla storyline, si è costretti a scegliere con chi proseguire l’intero gioco. Dishonored 2, dunque, offre due realtà parallele, due modi di approcciare e vivere la stessa campagna. Va da sé che, se tutto sarà giustificato narrativamente, l’idea di completare due volte la storia per comprendere al meglio l’universo che ci circonda male male non è. L’altro dubbio che ci siamo posti è come si giustifichi il fatto che Corvo non possa essere il guerriero magico ninja definitivo e silenzioso dispensatore di morte che diventa alla fine del primo capitolo dopo averne sviluppato le abilità. Qui ci è venuto in soccorso sempre Bakaba, che ci ha rivelato di come ci sia una sequenza di gioco in cui un dettaglio molto preciso faccia capire ai giocatori di vecchia data cos’è successo senza catechizzare con lunghi spiegoni chi invece si è appena avvicinato alla saga.
le tante strade a disposizione per compiere le missioni sono state ulteriormente ampliate
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Se, complessivamente, Dishonored 2 si candida genuinamente come uno dei prodotti meglio realizzati dell’E3, nonché uno dei più attesi del prossimo autunno, a guardarlo in maniera analitica ha ancora qualcosa che non convince al 100%. Su tutti, dal punto di vista tecnico, i modelli dei personaggi, secondo me troppo simili a quelli del precedente episodio, non si integrano benissimo in uno scenario che, al contrario, come dicevamo in precedenza, è migliorato da ogni punto di vista. Il contrasto tra ambiente e personaggio, purtroppo, è evidente e, in qualche modo spezza un po’ la sospensione di incredulità, e anche le animazioni dei png sono un po’ legnose e non sempre fluidissime. Allo stesso modo, la storia, di cui di fatto sappiamo solo alcuni dettagli macroscopici, ha l’ingrato compito di rendere tanto interessante quanto integrata nel tessuto di gioco una vicenda che parte da basi meno entusiasmanti del primo episodio. Il turning point della scelta del personaggio, però, ci fa ben sperare, così come tutto quello che di gameplay abbiamo visto qui a Los Angeles.
Se Arkane Studios sia riuscita nell’equilibrare di nuovo la pozione alchemica dei tanti elementi che costituiscono la bellezza di Dishonored 2, non ci è dato ancora sapere, ma intanto, Karnaca, Emily e Corvo Attano hanno conquistato immediatamente il cuore di tutti noi e l’11 novembre è cerchiato in rosso sul nostro calendario.