Abzû è indiscutibilmente il gioco indipendente più suggestivo della fiera. È vero, il nostro rapporto con il gioco di Giant Squid è speciale, è il nostro gioco idolo da un anno a questa parte, precisamente dallo scorso E3, ma per essere diventato un riferimento così iconico nelle nostre teste ci deve essere sicuramente qualcosa in più di un semplice titolo dal suono tanto musicale. In effetti, il titolo di Matt Nava, è una di quelle parentesi magiche che ci concede il nostro medium, un viaggio incantevole, meditativo e onirico. Uno di quei titoli, magari, che, non è per tutti ma che, in realtà, ha il potenziale per insegnare quanto di ancora inesplorato e inespresso ci sia nel videogioco.
TRENTAMILA LEGHE SOTTO JOURNEY
Il primo titolo a cui ci si aggrappa per spiegare Abzû è inevitabilmente Journey di Thatgamecompany, che nel 2012 ha ridefinito il concetto di viaggio su PlayStation. È vero, la creatura di Matt Nava, per certi versi, ne porta lo spirito sul fondo dell’oceano e racconta una storia con la stessa delicatezza, la stessa forza e riesce a rapire il giocatore proprio come Journey. Eppure, se il titolo di Thatgamecompany si focalizzava quasi interamente su quella meravigliosa intuizione del multiplayer muto, solo appena tangibile e meravigliosamente non verbale, Abzû è un gioco che fa della solitudine uno dei suoi punti fondamentali.
il mondo di Abzû offre una vasta gamma di emozioni e suggestioni
SAPORE DI SALE, SAPORE DI ABZÛ
Ma cosa si può fare in fondo al mare? Intanto, esplorare: è vero che non è previsto il game over e si può andare felici e sereni a piene bracciate verso l’ignoto, ma il mondo di Abzû offre una vasta gamma di emozioni e suggestioni che, congiuntamente alle splendide musiche di Wintory e alla deliziosa grafica dalle tinte piatte e dal tratto delicato, ci consente la totale immersione (ehm…) nel mondo di gioco, e nuotare, piuttosto che volteggiare tra le onde diventerà una danza naturale, così come andare alla ricerca di alcuni pesci che possono fungere da mezzi di locomozione. Nel nostro fonderci con l’ecosistema marino emergono alcuni dettagli preziosi: i fondali e la conformazione del territorio subacqueo sono basati su reali ricostruzioni e, per quanto non ci sia nessun riferimento alla realtà in termini geografici, tutte le specie viventi interagiscono secondo una logica che rispetta quella del mondo reale. E dunque, andando giù, nelle profondità degli abissi, ci si avvicina al buio vero e le uniche creature saranno forme di vita luminescenti. In questi frangenti, ci ha confessato Matt Nava, il gioco si farà inquietante e il viaggio anche pericoloso. È vero che non c’è nulla da temere, però il fondo del mare è così più grande di noi che è difficile non provare sensazioni estreme e totalizzanti giocando ad Abzû.
Il forte carattere emotivo, unito alla piacevolezza del gameplay e alle continue suggestioni date da una storyline ancora tutta da decifrare ci rendono ancora più impazienti di provare la versione definitiva del piccolo grande gioco di Giant Squid. Agosto è vicino, e il cielo su Los Angeles è sempre più Abzû.