Di sicuro, tra le diverse cose che si possono dire su Get Even, c’è che l’adventure in prima persona dello studio polacco The Farm 51 non ricerca il facile successo. Era difficile inquadrarlo un paio d’anni fa, quando si è presentato nelle prime immagini come qualcosa a metà strada tra F.E.A.R. e l’ottimo ma misconosciuto Cryostasis (almeno, queste sono state le mie prime impressioni), e d’altronde lo sviluppatore ha sottolineato come il gioco sia stato praticamente riscritto da zero lungo questo lasso di tempo, mentre passava sotto l’ala produttiva di Bandai Namco.
Da quel che ho potuto giocare, in Get Even non si parla più di pattuglie violentemente scomparse o di multiplayer alternativo, e anzi il gioco sembra concentrare tutte le sue forze su esplorazione, tratteggio della storia in single player e sezioni shooter estremamente mirate, mai soverchianti rispetto all’atmosfera da incubo e alla metodica descrizione d’ambiente. Per come la vedo io, si tratta di un gioco che potrebbe essere odiato da molti, e addirittura adorato da pochi, e che di sicuro non rientrerà tra le esperienze d’orrore dagli spaventi facili che piacciono tanto agli YouTuber, per quanto a prima vista possa sembrare così. Get Even è qualcosa di molto diverso.
APRI GLI OCCHI
L’inizio della storia sembra avere una connotazione abbastanza normale, destinata tuttavia a trasformarsi alla prima scoperta significativa. Il protagonista Cole Black si trova sulle tracce di una persona scomparsa, indagando in una struttura fatiscente con una sorta di speciale scanner, dotato di uno strumento per evidenziare tracce e prove, e di un esaltatore di immagini agli ultravioletti.
Get Even mentte in discussione il confine tra realtà e simulazione virtuale
Soprattutto, il confine tra realtà e simulazione virtuale, ma anche tra ricordi e fatti concreti, viene messo in discussione non solo dalle parole del misterioso personaggio, ma anche dall’incontro con pazienti reclusi che portano sul volto una sorta di visore per la realtà virtuale, oppure nel frangente in cui ci rendiamo conto che, non si sa bene in quale timeline e per quale motivo, anche noi portiamo (o abbiamo portato, per l’appunto) un simile strumento sulla faccia.
Get Even non ricerca il facile successo
Ottima la rappresentazione d’ambiente, così come la resa dei suoni: entrambe le qualità hanno a che fare con tecnologie proprietarie di The Farm 51, nel primo caso in grado di ricostruire ambienti quasi fotorealistici sulla base di speciali rilevazioni, e nel secondo di offrire un audio 3D di grandissima efficacia. I numeri per far bene ci sono, insomma, ma al momento Get Even non sembra un gioco in grado di appassionare tutti allo stesso modo. Chi vivrà vedrà, anche se solo nei ricordi.