need for speed payback screenshot

Need for Speed: Payback

PC PS4 Xbox One

Need for Speed: Payback - Provato

Il nuovo Need for Speed: Payback di Ghost Games ed Electronic Arts sembra il più promettente della serie da qualche anno a questa parte, ma anche quello sul quale si gioca una partita davvero delicata per il futuro della stessa. Da un lato, c’è l’evidente voglia di riportare il nome Need for Speed ai fasti di un tempo, in un mercato assai più complicato e affollato rispetto agli esordi; dall’altro, è abbastanza palese la paura di rischiare e di proporre qualcosa di davvero originale. Ed ecco quindi che nella mezz’ora passata in compagnia degli sviluppatori di Ghost Games, tra una presentazione e una rapida prova con pad in mano (ma rigorosamente su PC), mentre davanti ai nostri occhi scorrono immagini di inseguimenti, esplosioni, macchine bellissime e paesaggi mozzafiato, i nomi che ci passano per la testa sono tanti: Fast & Furious, Burnout, NFS The Run, Fuori in 60 secondi, The Crew, e persino Forza Horizon.

NEED FOR COBRA 11

Tanto per cominciare, ci sono missioni declinate all’interno di una trama che ruota attorno a tre personaggi principali, ciascuno “relegato” a una specifica tipologia di eventi, e che nel genere dei giochi di corse è sempre abbastanza difficile da riuscire a centrare (vedi lo stesso The Crew, o il mal digerito e già citato Need for Speed The Run). Nel corso della dimostrazione a porte chiuse ho visto – e provato – la missione presentata durante la conferenza di EA Play, che mi vedeva all’inseguimento di un camion per rubare la Koenigsegg Regera, l’ultima hypercar della casa svedese, in perfetto stile Fast & Furious, tra esplosioni e corse in galleria. In tutto questo, non sono mancate le macchine dei cattivi da far fuori a suon di speronamenti, con tanto di stacchi in slow-motion a sottolineare l’eliminazione di un avversario (e qui la mente non può non tornare a Burnout, ovviamente).

è abbastanza palese la paura di rischiare e di proporre qualcosa di davvero originale

La primissima impressione è di trovarsi di fronte a una sorta di enorme, spettacolare evento scriptato, che il giocatore deve solo limitarsi ad assecondare nei tempi e nei modi giusti, arrivando con la macchina dove e quando lo impone il gioco, snaturando il senso profondo di un racing game. L’impianto scenico funziona alla grande, ma il coinvolgimento e il divertimento alla guida non risultano altrettanto incisivi. Need for Speed: Payback sarà open world, come ormai vuole il mercato, anche se durante le gare è impossibile uscire dal circuito alla ricerca di percorsi alternativi. L’esplorazione libera sarà quindi appannaggio della modalità free roaming, che al momento non è ancora stata presentata ufficialmente.

CORRI RAGAZZO LAGGIÙ

Un po’ più divertente la prova di una gara veloce, su un circuito ambientato nella stessa zona desertica della missione (ma gli sviluppatori promettono una più che discreta ricchezza di location all’interno del gioco finito), alla guida di una BMW Serie 3 2017 talmente taroccata da risultare quasi irriconoscibile. I comandi sono semplici, come sempre, e limitati ad acceleratore, freno, nitro e freno a mano, sufficienti per affrontare senza tante complicazioni curvoni lunghissimi in derapata con il traffico che ti corre incontro a trecento all’ora, all’insegna di una spensieratezza arcade forse fin eccessiva, in cui non si ha la sensazione di avere davvero sotto controllo la vettura, molto rapida nell’assecondare le traiettorie e i cambi di direzione, quasi a voler – di nuovo – privilegiare il risultato estetico a discapito di quello puramente agonistico. Va comunque ribadito che ho percorso una sola gara, della durata di meno di due minuti, senza essere potuto intervenire in alcun modo su modello di guida, aiuti, difficoltà degli avversari e quant’altro; considerato il livello medio dei colleghi che si presentano alle fiere, niente di più facile che il gioco fosse in modalità “Tosini”.

Tra le novità di Payback vi segnalo sicuramente i settaggi relativi alla “stance” della vettura

Gli sviluppatori, dal canto loro, mi hanno assicurato di aver lavorato molto alla componente “racing”, intervenendo in particolare sui parametri delle macchine e sull’intelligenza artificiale degli avversari, con l’obiettivo di dar vita al Need for Speed più completo di sempre, anche sotto questo punto di vista. Una dichiarazione che non si sposa perfettamente con quanto provato in fiera, e sulla quale avrò modo di tornare solo dopo aver passato un po’ più di tempo al volante delle supercar di Payback.

PIMP MY RIDE (OVVIAMENTE)

Da ultimo, ho dato un’occhiata alla parte relativa alla personalizzazione della macchina, che riprende e migliora quella già più che buona del Need for Speed di un paio di anni fa, con gazillioni di parti (tutte su licenza) da sbloccare a suon di crediti, in grado di trasformare qualsiasi macchina nel sogno bagnato del Toretto che corre un quarto di miglio alla volta dentro di noi. Tra le novità di Payback vi segnalo sicuramente i settaggi relativi alla “stance” della vettura, che permettono di modificare angolatura delle ruote, altezza delle sospensioni e altri parametri, con risultati davvero al limite della decenza e del buon gusto. Ancora, debuttano i “rottami” da recuperare sparsi per la mappa, che una volta assemblati permettono di accedere a vetture storiche (in fiera abbiamo visto lo storico Maggiolone di Volkswagen) da poter lentamente potenziare e trasformare in bolidi in grado di giocarsela con le macchine più recenti. Un’idea mutuata da The Crew di Ubisoft, così come quella di prevedere, per ogni vettura, diverse “build”, o assetti, che ne modificano radicalmente l’aspetto e le proprietà stradali: oltre a quelle specifiche per le gare e i drift, debutta nella serie Need for Speed anche l’assetto da off-road, indispensabile per poter affrontare gli spazi aperti di un titolo open world.

Insomma, Need for Speed: Payback racchiude al suo interno tante anime, e prende ispirazione da quanto di meglio il mondo dei giochi di corse ha saputo offrire negli ultimi anni. Da un lato, questo gli impedisce di possedere un’identità ben precisa e definita, dall’altro potrebbe tranquillamente consentirgli di diventare un gioco divertente, coinvolgente e riuscito sotto diversi punti di vista, capace di catturare l’attenzione tanto degli appassionati di corse clandestine quanto di quelli delle gare a perdifiato lungo le highway degli Stati Uniti.

Articolo precedente
babbo e3 editoriale

Letterina a Babbo E3

Articolo successivo
monster hunter world capcom

Capcom registra il marchio Monster Hunter: World

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata