Eccomi qui, in quel limbo tra l’inizio di un viaggio e la sua fine, un percorso che mi porterà – in tempo utile per la stesura della recensione – a leggere i titoli di coda di Xenoblade Chronicles 2. Il biglietto del treno l’ho timbrato qualche giorno fa, quando Nintendo mi ha fornito un codice utile per raccontarvi di questo primo tratto di strada vissuto assieme a Rex, Pyra e i loro molti amici (e nemici): sono tante le cose che non posso raccontarvi ora, ergo ho deciso di rimandare al pezzo finale il dettaglio dei contenuti (laddove eviterò comunque spolier inopportuni), e dettagliarvi invece nelle prossime righe le sensazioni che ho provato durante la prima dozzina di ore di esperienza, in una sorta di anteprima “emozionale” come poche altre volte mi è capitato di scrivere in carriera. Allacciate le cinture.
OLD NEW SCHOOL
Il primo impatto con Xenoblade Chronicles 2 è di quelli che lasciano un po’ interdetti: niente scene roboanti, niente spettacolo visivo gettato in faccia al giocatore, niente che non sappia di già visto. Rex è il classico bravo guaglione, un ragazzino tutta energia e spudoratezza, che si trova suo malgrado nella necessità di dover salvare un mondo che ama dall’inevitabile cataclisma che lo attende. Le prime due ore non fanno altro che sancire come, per alcuni aspetti, Monolith Soft abbia voluto introdurre le vicende del gioco secondo canoni classici: i primi vagiti nel mondo di Xenoblade Chronicles 2 risuonano lontano un miglio di JPRG vecchia scuola, tanto che sarà inevitabile sentirsi a casa per chi mastica il genere o ha già vestito i panni di Shulk sei anni fa (oppure, più recentemente, nella riedizione portatile per Nintendo 3DS). L’abbondare di cliché nell’incipit non deve comunque trarre in inganno: anche se nelle ore successive i tanti personaggi che intervengono a condimento della trama poggiano basi e comportamenti su modelli noti, ci vuole poco per provare forte empatia per l’uno o per l’altro, ed è un attimo farsi prendere dall’entusiasmo e dalla voglia di proseguire non solo per esplorare ogni anfratto della mappa, ma anche per vedere che piega prenderà il plot narrativo. Quando l’azione comincia a farsi serrata e la storia decolla (dopo il primo plot twist importante) il cuore palpita e le scene di intermezzo caricano emozionalmente il giocatore, accompagnate da una colonna sonora che – almeno fino a questo momento – non esito a definire azzeccatissima e carica di buone vibrazioni.
i primi vagiti nel mondo di Xenoblade Chronicles 2 risuonano lontano un miglio di JPRG vecchia scuola
SUL DORSO DI UN TITANO
È innegabile come il fascino di questa seconda Xeno-trilogia derivi, almeno in parte, da una proposta di scenari e ambientazioni da togliere il fiato. Xenoblade Chronicles 2 – per quanto visto sinora – sembrerebbe chiudere un po’ il cerchio, gettandoci negli occhi l’ampio respiro di Xenoblade Chronicles X e, al contempo, la vivida pulsione del diretto predecessore. Al momento mi trovo impegnato a esplorare il primo Titano, che pullula di vita come pochi altri JRPG hanno saputo mostrare prima d’ora. Una delle cose che mi sta affascinando di più è che ogni essere vivente che lo abita è contraddistinto dal solo livello e da niente altro: questo fatto amplifica di gran lunga il piacere della scoperta, perché è lasciato al giocatore – e a lui soltanto – l’onere di catalogare le specie sconosciute, valutandone l’eventuale tasso di aggressività attraverso l’esperienza empirica.
tutto in Xenoblade Chronicles 2 sembra autenticamente vivo
CARTOLINE DA ALREST
Al netto del fatto che una dozzina di ore sono poche in un titolo del genere, è d’obbligo chiudere questo articolo lodando la bellezza estetica di Xenoblade Chronicles 2. Certo, la direzione artistica non fa mistero di pescare in lungo e in largo dai capisaldi del genere, ma fino a questo punto del viaggio è palpabile un senso d’unione e coerenza che non può non stupire anche il videogiocatore più navigato.
anche con l’occhio, oltre che con la mente, ci si perde ben volentieri nel mondo di Xenoblade Chronicles 2