Gioia e gaudio, Sterminatori di tutto il mondo: i creatori della fortunata serie Left 4 Dead, i Turtle Rock Studios, hanno partorito il successore spirituale di L4D2: Back 4 Blood.
Sviluppatore / Publisher: Turtle Rock Studios / Warner Bros. Games Prezzo: 59.99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Co-op online / PvP competitivo PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, Microsoft Store), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: Già disponibile
A distanza di tredici anni, nonostante il nome sia diverso ma non troppo, molti pregustavano il ritorno degli amati FPS co-op a tinte horror.
Impossibile non cercare le differenze fra passato e presente, d’altro canto i punti in comune sono troppi giacché anche Back 4 Blood è un FPS co-op in cui bisogna farsi largo tra orde di Infestati mentre si va da un rifugio all’altro. Ehi, chi ha detto “reloading”?
IL RITORNO AL PASSATO DI BACK 4 BLOOD
Devo essermelo immaginato. A ogni modo, forte di un’innegabile esperienza nel campo degli FPS co-op a tema zombi, Turtle Rock Studios ha rimesso mano alla sua antica formula magica dopo la parentesi Evolve e l’ha rivisitata allo scopo di renderla più contemporanea. Gli sviluppatori hanno sfruttato le tecnologie odierne per ammodernare graficamente l’apocalisse di morti viventi, ma soprattutto hanno apportato dei cambiamenti alla ricetta originale che però non stravolgono il nucleo del gameplay, tanto è vero che, metabolizzate le novità, chi ha passato centinaia di ore su L4D/L4D2 si sentirà subito a casa giocando a Back 4 Blood.
Il rovescio della medaglia è un certo senso di déjà-vu che può palesarsi nei veterani, per capirci chi ha spolpato gli avi videoludici della nuova proposta di Turtle Rock Studios. Sostanzialmente la struttura di gioco è la medesima, in fondo oggi come tredici anni fa tutto ciò che ci viene chiesto è massacrare infetti e divertirci nel farlo. A mitigare la sensazione ci pensa, di volta in volta, il Game Director, la nuova versione dell’AI Director di L4D (una sorta di game master virtuale che decide dinamicamente quali e quanti Infestati mandarci contro, dove posizionare le trappole attira zombi e via discorrendo).
IL DIVERTIMENTO SCORRE A FIUMI IN BACK 4 BLOOD
CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO
Back 4 Blood punta tutto sulla co-op online e lo fa a discapito di chi bramava una campagna single player da affrontare in solitaria servendosi dei bot. È possibile farlo, a conti fatti è il tutorial, ma i compagni guidati dall’IA non possono garantire né il supporto né la complicità che offrono i giocatori umani. Il vero problema però è che giocare in solitaria non permette di sbloccare alcunché né registrare i propri progressi (una scelta mal digerita dai fan e sotto osservazione da parte dei dev). La co-op online dunque è obbligatoria per godersi ogni sfumatura di Back 4 Blood, ma fortunatamente è attivo il cross-play e il gioco è disponibile sull’Xbox Game Pass (con funzione Play Anywhere), due peculiarità che messe insieme si traducono in un bacino d’utenti immenso da cui attingere a ogni matchmaking. C’è anche una modalità PvP, Sciame, in cui due squadre (Sterminatori VS Infestati) devono suonarsele di santa ragione a round alterni per vedere quale team di sopravvissuti resiste di più, ma l’ho trovata un po’ sbilanciata e meno stimolante rispetto alla campagna, quasi una sorta di riempitivo posticcio anziché una modalità alternativa a tutti gli effetti.
Questa discrepanza si percepisce perché Back 4 Blood è progettato per offrire il meglio di sé nella campagna co-op che si sviluppa lungo 3 + 1 Atti, e a dimostrare questa cosa è il Card System. Utilizzando i Punti Rifornimento ottenuti durante la campagna presso le Linee di Rifornimento a Fort Hope, l’HUB di gioco, è possibile comprare Carte con cui personalizzare i nostri beniamini (alcune carte si possono trovare anche rovistando in giro).
CON IL TEMPO, IL CARD SYSTEM DIMOSTRA TUTTE LE SUE POTENZIALITÀ IN TERMINI DI IMPATTO SUL GAMEPLAY
CHI SI FERMA È PERDUTO
Pur non puntando al realismo, Back 4 Blood convince anche nel gunplay poiché ogni colpo andato a segno si percepisce nella sua pienezza, parimenti al solido feeling restituito dalle varie bocche da fuoco. Purtroppo non c’è traccia degli smembramenti, ma brutalizzare le mandrie di zombi è soddisfacente anche nel corpo a corpo. Diverso il discorso sugli Infestati speciali, i VIP da affrontare in gruppo, dalla distanza e mirando sempre ai punti deboli ben evidenziati. In Back 4 Blood chi rimane indietro è perduto e preso di mira senza pietà, la cooperazione è fondamentale durante gli scontri, quando si esplorano le aree alla ricerca di armi, gadget, medikit o valuta con cui acquistare potenziamenti/innesti per le armi al prossimo rifugio, quando si deve interagire con l’ambiente per fortificare un punto debole oppure quando c’è da proteggere degli NPC. Fra spazi aperti e interni claustrofobici con più ingressi, fra tonnellate di Infestati racchiusi in un minuscolo spazio vitale e bagni di sangue marcio intorno al juke-box, il level design è funzionale al concetto di tantissimi VS quattro e le ambientazioni svolgono il loro compito senza perdersi in eccessivi fronzoli architettonici, proprio come ci si aspetta da un mondo post-apocalittico in cui la maggior parte della popolazione s’è tramutata in zombi a causa di un parassita noto come Verme del Diavolo.
Tecnicamente l’opera dei Turtle Rock Studios si difende piuttosto bene nonostante alcuni compromessi poligonali/geometrici figli della necessità di muovere un gran numero di personaggi allo stesso tempo, tanto su next-gen quanto su old-gen. L’impatto visivo è buono ma non eccelso nelle rifiniture, ci sono ad esempio delle sbavature come delle compenetrazioni o delle animazioni/texture sottotono, ma non si possono certo definire grandi problemi e in più l’ottimizzazione è ben fatta.
AL DI LÀ DI QUALCHE SBAVATURA, BACK 4 BLOOD CENTRA SICURAMENTE IL SUO OBIETTIVO
Insomma, basta pensare al passato e soprattutto a quanto ci siamo divertiti con gli antenati di Back 4 Blood: al netto dei alcuni difetti, di un single player bistrattato e di una formula magica sempre efficace ma, fondamentalmente, già vista e rivista, la nuova creatura di Turtle Rock Studios aggiunge delle variazioni interessanti alla ricetta di loro creazione che ne aumentano lo spessore strategico, la rigiocabilità e la personalizzazione, dando vita a un’esperienza co-op magari non rivoluzionaria ma indubbiamente, visceralmente e dannatamente divertente.
In Breve: Non uscire con le ossa rotte dal paragone con la propria musa ispiratrice è difficile, eppure, sebbene non sia perfetto e non rivoluzioni il genere, Back 4 Blood ci riesce dimostrando che le idee giuste possono rivitalizzare un gameplay superbo ma già visto. Il Card System è un’ottima intuizione perché offre tante opzioni con cui personalizzare un’esperienza dall’alta rigiocabilità, divertente e sfaccettata. Se avete giocato la serie L4D potreste avvertire un senso di déjà-vu e forse desiderare qualcosa di nuovo, ma se siete alle prime armi e/o avete amici con cui spappolare zombi in allegria allora ci rivediamo tra diverse centinaia di ore.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 [email protected], Nvidia 3070 Laptop 8 GB, 16 GB di Ram e SSD
Com’è, Come Gira: Sulla configurazione di prova ha tenuto 60fps fissi a 2160p, mai un tentennamento del frame rate anche nelle situazioni più affollate. Sebbene il gioco non aspiri a chissà quali vette di magnificenza visiva, nell’insieme e in movimento il macabro spettacolo convince. Bene il comparto sonoro composto da una colonna sonora calzante e un assortimento d’effetti sonori raccapriccianti, ma la menzione d’onore spetta al doppiaggio in italiano, un extra sempre apprezzabile quando c’è.