Battlefield 2042 – Recensione

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Per la gioia dei numerosi guerrafondai videoludici, DICE si appresta a gettare nella mischia il suo tanto atteso Battlefield 2042, uno dei naturali candidati al titolo di miglior shooter online a tema bellico del 2021.

Sviluppatore / Publisher: DICE / Electronic Arts Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Co-op online / PvP competitivo PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Origin, Steam, Epic Game Store), PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One Data di Lancio: 19 novembre

Dopo due passi falsi e l’assenza dello scorso anno è comprensibile l’hype scatenato dal ritorno dello storico franchise. D’altronde, non me ne voglia Halo Infinite, Battlefield 2042 è il più diretto pretendente al trono su cui è stravaccato da tempo il colosso di Activision, ergo la curiosità di sapere chi merita un tale privilegio è certamente giustificata.

MI SEI MANCATO, BATTLEFIELD!

Fortunatamente il periodo di speculazioni è finito, dalle parole è ora di passare ai fatti e scoprire quante promesse hanno mantenuto gli sviluppatori di DICE. Contrariamente a quanto mi aspettassi, nonostante il rapporto di lunga data che mi lega al franchise, devo ammettere che mi ci è voluto un po’ per assimilare correttamente il trittico di esperienze vissute durante l’hands-on per la recensione. Questo perché Battlefield 2042 è un FPS online dai mille volti noti e mai visti prima, ma anche perché propone una visione delle battaglie su larga scala che non sperimentavo dal 2013, precisamente da Battlefield 4. La menzione non è affatto casuale, so che lo sapete. Per la felicità di molti, Battlefield 2042 ignora volutamente i due capitoli precedenti per riesumare dal quarto episodio l’impostazione, le sensazioni, in parte il gunplay e, in linea vagamente generale, anche l’impatto estetico talmente definito e netto da mettere, in alcuni frangenti, un piede dalle parti in cui asettico ha un’accezione positiva.

C’è anche un tutorial, eccone la prova.

Naturalmente il nuovo capitolo evolve all’ennesima potenza quella formula lì fino a donarle nuova vita, sui maestosi campi di battaglia attuali il feeling è simile ma i muscoli dell’impalcatura tecnica che sorregge il gioco sono gonfi di steroidi moderni sicché, dovunque si volga il mirino, la rinnovata forza bruta del Frostbite si percepisce in tutta la sua potenza a ogni poderosa contrazione dell’ultima versione dell’engine. Proprio come quando il Levolution modella il profilo delle mappe, oppure come quando appare il tornado e lo scenario cambia volto finché l’apocalisse itinerante non si placa. L’evento è casuale, non è detto che si attivi né che passi dalle vostre parti, ma quando capita lo spettacolo è assicurato.

L’EVOLUZIONE DELLA GUERRA TOTALE

Nei tre giorni di evento ho provato le tre esperienze principali in cui è diviso Battlefield 2042: All-Out Warfare, Hazard Zone e Portal. Come abbiamo già avuto modo di approfondire, All-Out Warfare raggruppa Sfondamento e Conquista, il marchio di fabbrica della serie. Sfondamento è il classico braccio di ferro fra attaccanti e difensori in cui i primi devono conquistare dei punti strategici per poter avanzare e i secondi devono impedire che ciò avvenga. Anche se il tiro alla fune non è male, Conquista è l’ideale per spiegare come mai gli sviluppatori siano così orgogliosi del loro “Battlefield più ambizioso di sempre”. Adesso è chiaro che non si tratta solo di marketing, dimenticatevi gli spazi ridotti e tutto ciò che ne consegue in termini di gameplay: Battlefield 2042 ridefinisce per sempre il concetto di guerra totale.

Battlefield 2042 Recensione

Anche se quel bestione si presenta, non è detto che verrà a cercare proprio per voi.

In mappe di dimensioni follemente enormi, 128 giocatori divisi in due fazioni (USA e RUSSIA) si affrontano in un conflitto che sembra non avere confini. La cosa buffa è che, anche a match inoltrato, i confini comunque non si vedono perché ognuna delle 7 mappe disponibili è così vasta, variegata e densa di punti d’interesse da far sembrare pochi i 128 Specialisti No-Pats che si danno battaglia (su PC e next gen, su old gen saranno limitati a 64).

LE MAPPE SONO DAVVERO ENORMI, E ALL’INIZIO è NORMALE SENTIRSI SPAESATI

Inizialmente ci si può sentire un po’ spaesati, del resto ci vuole tempo per abituarsi a misure simili, ma fortunatamente il tablet con cui richiedere il lancio a domicilio di veicoli o strumenti di supporto si rivela assai utile per spostarsi rapidamente da un punto all’altro. Chi non fosse avvezzo alla storica modalità deve sapere che l’obiettivo è mettere in sicurezza i diversi cluster (luoghi specifici) che formano un settore per ottenere il controllo di quest’ultimo, e chi controlla meno settori perde ticket. Ogni partita è un continuo alternarsi di assalti e difese disperate, edifici che crollano e mezzi che si aggirano ovunque come squali, aggiramenti e scontri frontali sia negli ampi spazi aperti sia all’interno dei numerosi edifici presenti.

Et voilà il Plus System.

Per quanto riguarda il feedback degli scontri il Time-To-Kill non è bassissimo, se si è fortunati c’è un certo margine per rispondere al fuoco, ma ciononostante le sparatorie sanno essere parecchio frenetiche. Qui entra in gioco il Plus System, la nuova dinamica che consente di modificare al volo la propria arma per adattarla al contesto. Con una simile alternanza di scenari differenti all’interno della stessa mappa e quindi regole d’ingaggio diverse, il gunplay ricercato è essenziale per godersi ogni rissa (alcune armi sono impetuose, personalizzarle è fondamentale) ma lo è anche poter contare in qualsiasi momento – ad esempio – su un’ottica per la corta, media e lunga distanza. Purtroppo, almeno per quanto concerne All-Out Warfare e Hazard Zone, è difficile rimanere stupiti dal numero di armi e innesti a nostra disposizione. Parliamo di 22 ferri del mestiere divisi tra fucili d’assalto e di precisione, mitra, LMG, semiautomatici, secondarie e varie, e 4 categorie di modifiche (mirino, munizioni, sottocanna e canna) da sbloccare ad ogni nuovo livello ottenuto nell’immancabile sistema di progressione, ma grazie al cielo Battlefield 2042 nasconde delle sorprese. A quelle 22 di prima, infatti, bisogna aggiungere tutte le armi presenti nell’intrigante modalità Portal, una novità assoluta per la serie che richiede un approfondimento urgente.

PORTAL, L’EDITOR DEI SOGNI

Portal è stata presentata come una lettera d’amore ai fan di Battlefield, ma ora so che è molto più di questo. DICE ha realizzato un editor sorprendentemente flessibile ma al contempo articolato al cui interno ci sono contenuti tratti da Battlefield 1942, Bad Company 2 e Battlefield 3, oltre ovviamente a tutti quelli di Battlefield 2042. Ogni Battlefield ha le sue peculiarità in fatto di movenze, armi, veicoli, loadout, personaggi, mappe (ne aggiunge 6 in totale) e percezioni, tutti piccoli e grandi tocchi di classe che rendono Portal un’originale sorpresa tanto inaspettata quanto stupefacente.

Battlefield 2042 Recensione

Uno stupendo attimo di pace dopo aver conquistato un obiettivo in Conquista su Battlefield 1942.

PORTAL PERMETTE ALLA CREATIVITÀ DEI GIOCATORI DI SBIZZARRIRSI, CREANDO MODALITÀ DALLE REGOLE ASSURDE

Forse esagero, forse è perché l’effetto nostalgia si fa sentire o forse ancora è perché sono un sostenitore della creatività in ogni sua forma, ma fra tutte le modalità è stata lei ad avermi colpito più forte. Smanettando con le impostazioni basilari o addentrandosi in profondità è possibile creare modalità di gioco alternative oppure rivivere le esperienze che hanno fatto la storia del franchise, ma forse è meglio spiegare Portal attraverso alcuni esempi. Durante la prova ho giocato a deathmatch con regole folli (un VIP per team da uccidere che cambiava casualmente a ogni morte e respawn globale con equipaggiamento casuale, oppure la più pazza in assoluto: tutti dotati unicamente di coltello, RPG e un colpo solo, per ottenere un altro razzo si doveva saltare cinque volte!), poi Corsa e Conquista classica in mappe storiche (ricreate in 4K, wow), ma ho la forte sensazione che mi hanno mostrato solo una minuscola parte di ciò che è in grado di fare Portal.

Battlefield 2042 Recensione

Non scherzava: un RPG, un colpo e cinque salti per ricaricare.

L’impressione infatti è di trovarci di fronte all’inizio dell’innovazione, il potenziale per dare vita a qualcosa di pazzesco c’è e forse è solo questione di tempo perché accada, chissà quali idee prenderanno forma quando la comunità potrà scatenare la sua fantasia con l’editor. DICE ci offre su un piatto d’argento gli strumenti per realizzare ogni nostra fantasia in ambito FPS, l’idea di fondo è geniale perché dà ai fan di Battlefield la possibilità di costruirsi il proprio Battlefield, ma anche se ci sarebbe ancora molto di cui parlare a proposito di Portal non possiamo soffermarci, dobbiamo proseguire.

ALTO RISCHIO IN HAZARD ZONE

Dulcis in fundo abbiamo Hazard Zone, la modalità a squadre che farà la gioia di chi ha amici fidati con cui giocare (ma volendo ci si può affidare al matchmaking per trovare un party). Otto squadre da quattro giocatori si affrontano nelle stesse mappe di All-Out Warfare per recuperare più Unità Dati possibile dai satelliti caduti e lasciare la zona prima che sia troppo tardi. Ci sono due momenti in cui l’estrazione è possibile salendo a bordo di un Kondor, ma la competizione si attesta su livelli molto alti fin da subito. La minaccia principale sono i team avversari, ma anche i nemici guidati dall’IA possono creare dei grattacapi e, inoltre, c’è sempre la possibilità che un tornado decida di unirsi alla festa.

IN HAZARD ZONE LA COOPERAZIONE COI COMPAGNI DI SQUADRA È ANCORA PIÙ IMPORTANTE, PENA RIMANERE A BOCCA ASCIUTTA

Hazard Zone prevede una valuta (i Dark Market Credits) ottenibile in vari modi che deve essere investita durante la fase preparatoria di ogni match per acquistare equipaggiamento migliore (c’è un loadout base gratuito, ma spendendo i crediti si possono comprare le armi che abbiamo sbloccato e magari precedentemente personalizzato con vari innesti) e perk utilissimi (come recuperare il 50% dei crediti spesi in caso di mancata estrazione) al fine di essere più performanti e aumentare le chance di infilare una serie di estrazioni fruttuose. Vincere una partita consente di ottenere molti più crediti, senza contare che solo le due squadre che riescono a completare l’estrazione portano in salvo le Unità Dati ottenute rovistando nelle capsule o rubandoli agli altri team. Quindi sì, chi vince gode mentre tutti gli altri devono accontentarsi delle briciole e spesso neanche di quelle.

Hazard Zone tip: almeno un membro del team deve avere lo scanner per indicare la posizione delle Unità Dati.

Hazard Zone è un’adrenalinica corsa all’oro che spinge forte sulla cooperazione e sul gioco di squadra, richiede capacità di prendere decisioni velocemente e di improvvisare una strategia in base alle circostanze. Coordinarsi è imprescindibile non solo in campo ma anche prima, quando bisogna decidere se equipaggiarsi fino ai denti oppure risparmiare (i cosiddetti eco round, NdR) per poter avere più crediti da utilizzare successivamente perché vincere aiuta a vincere. Va detto che non offre grandi ricompense al di là di alcuni orpelli estetici o dell’equipaggiamento tattico extra legato alle serie di estrazioni, ma ogni match contribuisce alla progressione e regala belle soddisfazioni; probabilmente per qualcuno non sarà un incentivo sufficiente, ma dopo aver sperimentato sulla mia pelle le vibranti emozioni che sa regalare una vittoria penso che molti si lasceranno sedurre.

IL CAPITOLO DEFINITIVO?

Hazard Zone ha svelato che ci sono alcuni Specialisti più performanti di altri. Va da sé che una modalità in cui in ogni squadra ci può essere un solo Specialista per tipo è più soggetta delle altre a risentire di un team male assortito ma anche a beneficiare delle sinergie migliori, ma ciò non toglie il fatto che qualche personaggio è parso molto più utile di altri. Tuttavia è difficile stabilire ora se e quanto queste differenze influiranno sull’esperienza, data l’assenza di classi rigide è necessario che le persone abbiano il tempo di sperimentare tutte le combinazioni di personalizzazione possibili per fare emergere il vero valore di ogni Specialista, insomma si deve prima delineare un meta per capire se sia sano o malsano. Il discorso sull’infrastruttura online è simile, durante la prova c’è stato qualche disguido col matchmaking ma nulla in grado di compromettere le sessioni di gioco.

Quanto mi sei mancata anche te, distruzione ambientale.

DICE NON SI è LIMITATA AD ANDARE SUL SICURO, HA OSATO E SPERIMENTATO

Battlefield 2042 è il capitolo definitivo che collega passato, presente e futuro della serie. La nuova Conquista è la glorificazione della guerra totale, eppure DICE non si è limitata ad andare sul sicuro evolvendo ciò che sa fare meglio. Ha osato, ha sperimentato e infine ha azzeccato le mosse giuste con Hazard Zone e Portal, due modalità che ti fanno pensare “ma come ho fatto a vivere senza?”. Soprattutto Portal è il guizzo che fa la differenza perché aggiunge un intero universo di possibilità a un impianto ludico di qualità che rinnega il recente passato per riabbracciare un’impostazione più rassicurante per gli appassionati. Se a cotanto ben di Dio aggiungiamo il tuffo nel passato con Battlefield 1942, Bad Company 2 e Battlefield 3, il futuro da live service e quindi la promessa di un’evoluzione costante dell’ecosistema tanto abilmente quanto appassionatamente strutturato da DICE, allora non ci si può proprio esimere dal togliersi il cappello e salutare con incontenibile gioia il ritorno in grande stile di Battlefield.

In Breve: Battlefield 2042 è un FPS online coraggioso, ricco di idee interessanti e, più banalmente, decisamente ben realizzato sotto numerosi punti di vista. Fra guerra totale, competizione co-op ed editor sand-box c’è un’esperienza adatta a tutte le esigenze indipendentemente da quanto esse siano agli antipodi, ma la lista dei pro è lunga: DICE ha fatto le cose in grande e grande è la passione che si percepisce giocando al suo nuovo monumentale shooter. Fan o non fan della serie non importa, se amate gli FPS online bellici allora è giunto il momento di concedervi un regalo di Natale anticipato.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 [email protected], Nvidia 3070 Laptop 8 GB, 16 GB di Ram e SSD
Com’è, Come gira: In 2K e dettagli su Alto/RTX off ho tenuto i 60fps fissi su Hazard Zone e Portal. In Conquista il framerate si è rivelato meno granitico verosimilmente a causa dell’elevata quantità di elementi in movimento contemporaneamente a schermo. Battlefield 2042 è meno leggero del previsto nella sua modalità regina, ma è più facile farsene una ragione dacché graficamente ogni partita è uno spettacolo da vedere, gli effetti atmosferici/particellari ravvivano le mappe in modo credibile e la pulizia dell’immagine è costantemente notevole. Certe animazioni e alcuni riflessi sull’acqua non convincono del tutto, ma è il classico pelo nell’uovo. Info utili: cross-progression disponibile, cross-play solo tra PC e console next gen, le console old-gen possono solo fra di loro.

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Pro

  • Il Battlefield definitivo / Bello, solido, ricco e coraggioso / È più di quello che un amante degli FPS online può desiderare.

Contro

  • Dubbi sul bilanciamento degli Specialisti / Le mappe immense possono risultare dispersive / Lievi imprecisioni tecniche.
9

Ottimo

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