Beat Cop - Recensione

PC

Il pregio più grande di Beat Cop è il suo sapersi prendere poco sul serio: dal primo all’ultimo minuto, il gioco sferza con incessante ironia tutti i luoghi comuni che hanno costruito, per anni, il nostro ideale del poliziotto perfetto delle serie TV anni ’80. All’interno del titolo dello studio polacco c’è un volontario abuso di stereotipi e tematiche macchiettistiche dell’epoca d’oro dei piedipiatti televisivi, eppure la sua purezza di gameplay non viene mai intaccata dalla cornice grottesca. Per quanto non sia un gioco perfetto, Beat Cop non manca di un suo stile e di un certo equilibrio, e devo ammettere che mi sono divertito non poco nei panni di Jack Kelly, il detective di New York spedito a fare le multe a Manhattan perché incastrato in una brutta bega da cui solo noi possiamo liberarlo.

VITA DA SBIRRO

Ripulire l’immagine di Kelly non è facile, e non è detto neanche che ci sia davvero il bisogno di farlo. Beat Cop, in effetti, riesce a offrire una notevole varietà di situazioni, pur girando sempre intorno ad alcuni elementi schematici e, se vogliamo, neanche troppo profondi.

Beat Cop immagine PC 09

Beat Cop offre una notevole varietà di situazioni, pur girando sempre intorno ad alcuni elementi schematici

Per descrivere il gameplay del titolo bisogna necessariamente fare riferimento a un’opera come Gods Will Be Watching che, per quanto diversa e ben più rigorosa, sia in termini di scopo che di meccaniche vere e proprie, rappresenta comunque un tentativo di rileggere e riorganizzare le avventure grafiche secondo una logica diversa, estremamente legata allo scorrere del tempo e alle decisioni del giocatore. Sì, perché in sostanza Beat Cop è un punta e clicca dove però si fanno un sacco di cose e, proprio come nel tignoso titolo spagnolo (o come nel celebre The Last Express, che i più old school forse ricorderanno), il nemico principale diventa il tempo.

Questo perché, in sostanza, al netto della trama che presenta una serie di quest che compongono il fil rouge narrativo dell’esperienza, Beat Cop si svolge come una “life-sim” a tema poliziesco, e ci costringe a una serie di attività routinarie come la pattuglia dell’isolato, o – soprattutto – sanzionare con una multa chi sosta senza pagare il tagliando (contravvenzione che può essere fatta anche qualora vi fosse qualcosa che non va alla macchina). Altri incarichi, più d’azione, prevedono inseguimenti a piedi per braccare malviventi, oppure di interagire con i negozianti dell’isolato per svolgere indagini più o meno significative, che possono anche a portare a scontri a fuoco di diversa intensità. Insomma, Beat Cop è eclettico e dalla natura complessa, ma conserva sempre uno spirito scanzonato e un’immediatezza di fondo che lo rendono estremamente accessibile.

Alla base, però, c’è una struttura ludica ben precisa, che per certi versi potrebbe far storcere il naso a qualcuno: ogni mattina, nei panni di Kelly, dobbiamo ascoltare attentamente il briefing della giornata, prendere appunti sul da farsi e agire di conseguenza, gestendo al secondo il tempo esiguo per svolgere tutto nel miglior modo possibile. Fare le multe, detto senza giri di parole, è ripetitivo e per qualcuno potrebbe risultare finanche tedioso, ma si tratta di una meccanica base funzionale che permette l’incastro di tante piste e momenti diversi. Per certi versi, Beat Cop è l’altra faccia degli show televisivi che scimmiotta, e laddove nel piccolo schermo si seguivano per lo più le gesta eroiche degli sbirri, qui c’è da sgobbare in una versione contemporanea di Police Quest di Sierra declinata come se fosse un gestionale pieno di scelte morali.

MANATTHAN P.I.

Il contesto torbido in cui si muove Jack Kelly, però, ha ben poco di eroico, e pur in maniera goliardica, la Manhattan immaginata dal team polacco è un coacervo di tradimenti, affari loschi, poliziotti corrotti e, soprattutto, scontri tra la banda degli italiani mafiosi e la gang di criminali afroamericani.

Beat Cop immagine PC 16

la ricchezza di possibilità, oltre a una natura meccanica del gioco, si integra un po’ male con la vicenda portante della storia

Come già detto, la storia di Kelly si dipana attraverso una serie di eventi che gioca fra iperboliche situazioni piene di divertenti luoghi comuni, e non mancano certo le storyline interessanti. Il problema, nondimeno, è che la ricchezza di possibilità, oltre a una natura evidentemente meccanica del gioco, si integra un po’ male con la vicenda portante della storia, che avanza secondo uno schema abbastanza prestabilito lungo i 21 giorni necessari a portarla a termine. Sebbene lo scenario possa mutare tantissimo in base alle scelte del giocatore – che può decidere di interpretare il ruolo di poliziotto di quartiere con più o meno zelo e tolleranza nei confronti della piccola criminalità – molti eventi sono prestabiliti e, a dirla tutta, non sempre si ha la sensazione che i pezzi del puzzle combacino bene. Il rammarico più grande riguarda proprio la main quest, che si rivela quella scritta peggio, e su cui esercitiamo meno controllo con le nostre scelte.

Le tantissime altre storie che contribuiscono a definire tutta una serie di aspetti secondari della vita di Kelly (dal rapporto con la ex moglie a quello con la figlia, passando per il destino dei diversi abitanti del quartiere), invece, sono molto più frizzanti, e spiace – neanche poco – che vi sia così tanta dissonanza tra i piani dell’avventura. Questo non impedisce di godersi la vita da piedipiatti sull’orlo di una crisi di nervi, che deve far quadrare i conti per pagare gli alimenti e che si trova a dover gestire una fitta rete di equilibri dove c’è sempre qualcosa da perdere e ben poco da guadagnare.

Diciamo che Beat Cop è il classico gioco che riesce a infognarti di brutto ma che, alla lunga, è incapace di dare la giusta soddisfazione rispetto all’attesa che costruisce, vuoi per inesperienza del team, vuoi perché forse si è pensato troppo al citazionismo e alla goliardia e un po’ meno alla concretezza. Tutto sommato, si tratta di una variante leggera e divertente delle avventure grafiche alternative di ultima generazione, di cui Gods Will Be Watching, Papers, Please e The Westport Independent rappresentano il volto più serioso.

I pixel colorati di Beat Cop e la sua colonna sonora synth pop, invece, ci rammentano che si può ridere di gusto pur mantenendo il grado di sfida interessante, e che fare multe per divieto di sosta – fra un break dal donuttaro di fiducia e un bellissimo tramonto metropolitano – ha il suo perché.

Beat Cop è un simpatico e interessante modo di rileggere in maniera ironica, critica e creativa molti topoi degli show televisivi anni ’80 a base di piedipiatti. Soprattutto, è una buona decostruzione dei punta e clicca, e in termini di design c’è un bel lavoro di integrazione tra strumenti classici, possibilità di azione, quantità di decisioni e valorizzazione del tempo. In Beat Cop c’è sempre qualcosa da fare e troppo poco tempo per farla, ma il ritmo è giusto e la “noia” è parte integrante del processo, per quanto ad alcuni potrebbe non piacere. Peccato per una storia principale che si perde sul finale, ma nonostante questo Beat Cop è un titolo che diverte e appassiona.

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Pro

  • Rilettura frizzante dei punta e clicca.
  • Un bell'incrocio tra Police Quest e Gods Will Be Watching.
  • Atmosfera ironica e divertente.
  • Pixel art ispirata e ottima colonna sonora.

Contro

  • Qualcuno potrebbe trovarlo ripetitivo.
  • Alcune meccaniche sono superficiali.
  • La main quest non è scritta benissimo.
7.6

Buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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